Bond subordinati di BPVi e Veneto Banca: corsa a vendere. Se a Montebelluna il 19 l'assemblea farà chiarezza a Vicenza parli Iorio
Martedi 15 Dicembre 2015 alle 09:05 | 0 commenti
Si sta allargando la bolla di timore che ha scatenato il "fallimento" di fatto della Popolare dell'Etruria, di Cassa Marche, Carife e CariChieti, con l'azzeramento del valore delle azioni e delle obbligazioni subordinate, quelle che, per farla breve, vengono rimborsate alla fine e solo se rimangono soldi e il cui valore verrà "protetto" solo per pochi e chissà quando dal SalvaBanche&Banchieri di Matteo Renzi. A farcelo notare è un articolo di oggi di Federico Nicoletti, che, su Il Corriere del Veneto, documenta la corsa agli sportelli per vendere le azioni subordinate emesse dalle due Popolari venete (circa 1,6 miliardi di euro sono i loro bond subordinati in circolazione: 895 milioni di Vicenza e 731 di Montebelluna).
Anche se Nicoletti conclude riportando anche alcune considerazioni che evidenziano l'eccesso di paura, tutti i dati non possono che farne prendere atto per cui una presa di posizione in particolare dei vertici di BPVi (visto che di sicuro il 19 dicembre in Veneto Banca se ne saprà qualcosa in assemblea) è urgente ed è attesa a breve perché una corsa a vendere per l'incubo bail in (ne parlammo per primi a marzo 2015) non gestita potrebbe avere un effetto dirompente e a catena. Che apparentemente non fa comodo a nessuno, ma di cui ora hanno paura solo i risparmiatori che i soldi li hanno dati in prestito per obbligazioni che poco "obbligano" a restituirli per cui provano a venderle perdendoci, se ci riescono, altri soldi.
Magari a vantaggio di speculatori finanziari, gli unici a non temere questa corsa al massacro, perchè, contando sul salvataggio, ancora pressochè certo, delle due Popolari ne acquistano oggi i titoli a prezzi di saldo per monetizzarli dopo, quando la buriana, ci si augura, sarà finita.Al danno si staa ggiungendo la beffa. La parola a Iorio e Carrus, quindi.
Il direttore
Bond subordinati in picchiata per Vicenza e Montebelluna «Corsa a vendere insensata»
di Federico Nicoletti da Il Corriere del Veneto
Popolare Vicenza e Veneto Banca, l'emergenza si sposta sui bond subordinati. La corsa a disfarsi delle obbligazioni delle due popolari non garantite in caso di default sta accelerando in questi giorni, con valori che vanno a picco. Evento che emerge sull'onda lunga dei fallimenti pilotati di Cariferrara, Etruria, Marche e Chieti, in cui anche i risparmiatori che avevano comprato bond subordinati degli istituti hanno perso i loro soldi, finiti, con le azioni, a coprire le perdite, tra polemiche, proteste e tragici corollari come i suicidi.
Un quadro che ha attirato l'attenzione in modo acuto sull'introduzione da gennaio del bail-in, la regola europea per cui, in caso di crac in una banca, a farvi fronte saranno azionisti, obbligazionisti (subordinati, ndr) e depositanti oltre i centomila euro. Risultato: è partita la corsa a disfarsi delle obbligazioni subordinate. Generalizzata, ma con i colpi più duri sulle due popolari venete.
Per le quali i bond subordinati sono una realtà di dimensione di rilievo. Secondo una stima dello studio di consulenza finanziaria indipendente veneto Consultique, i subordinati in circolazione delle due popolari, presenti sulla piattaforma Bloomberg, valgono 1,6 miliardi di euro: 895 milioni di Vicenza e 731 di Montebelluna. Con la prima che ha preso la decisione, comunicata venerdì alla rete, di sospenderne la vendita, mentre la seconda ha precisato ieri di non averne mai venduti allo sportello, ma solo a controparti istituzionali.
I due istituti sono visti come rischiosi, con aumenti di capitale da fare per 2,5 miliardi incrociati a quotazioni in Borsa, da mandare avanti di fronte a soci furiosi, che dovranno votare la trasformazione in spa. «Il calo colpisce anche i subordinati di Intesa, Unicredit e Mediobanca - spiega Marcello Ferrara, analista di Consultique -. Ma il rendimento di un titolo Unicredit che scade nel 2025 è salito in due settimane dal 3,8% al 4,4% e resta la metà dei paragonabili di Popolare Vicenza o Veneto Banca».
L'effetto otto volante per le subordinate dei due istituti veneti si vede nei dati di mercato della piattaforma Eurotlx (www.eurotlx.com) della Borsa italiana, dedicata alle obbligazioni. Ieri, per dire, tra quelle bancarie non eurobond, tre dei cinque titoli più scambiati erano di Veneto Banca e quattro dei cinque con i maggiori ribassi, con cadute tra il 3 e il 7%, di Popolare Vicenza. Il crollo dei prezzi sui subordinati delle due popolari, mentre sono stabili quelli delle obbligazioni più garantite («pur se rendimenti al 3% di titoli a un anno, rispetto a quello che paga un Bot di pari scadenza - dice Ferrari - dà l'idea della situazione di rischio») è facilmente visibile.
Si prendano i due bond di Vicenza, con scadenza a dicembre 2017 (Isin: It0004657471), crollato dai valori di 0,92 rispetto alla parità di una settimana fa allo 0,82 di ieri, con una perdita in un giorno del 4,7% e un rendimento effettivo netto a scadenza del 14,4%; o l'altro (Isin: It0004781073), in scadenza il 28 dicembre 2018, sceso dai valori di 101 d'inizio mese a quello di 83 di ieri, con rendimento effettivo netto a scadenza del 16%. Stesso discorso per il subordinato di Veneto Banca in scadenza il 21 giugno 2017 (Isin: It0004241078), che dai valori di 89,5 sulla parità del 4 dicembre è sceso ai 79 di ieri, con rendimento netto a scadenza del 17%. Andamenti replicabili anche su altri titoli. Tutti caratterizzati da una voce: il liquidity provider, l'operatore che dovrebbe sostenere la liquidità del titolo con ordini in acquisto e in vendita, è temporaneamente esentato. Vale a dire, è difficile vendere.
La situazione colpisce anche i due bond decennali da 200 milioni emessi (solo per clienti istituzionali), su input Bce per innalzare gli indici patrimoniali, da Vicenza il 29 settembre e da Veneto Banca il 1. dicembre. L'11% di interesse nel caso di Vicenza e il 10,32% di Veneto Banca erano parsi già un'enormità . Ma stanno ulteriormente crescendo, visto che il valore di emissione di Vicenza, a 95, è caduto a 86, mentre quello a 96,7 di Veneto Banca è sceso venerdì a 87.
«Le responsabilità di quanto accade, con una politica che ora fa vedere di muoversi solo per proteggere se stessa, sono chiare - sostiene Nicola Benini di Ifa Consulting, l'altro studio di consulenza finanziaria indipendente veneto -. E non sono né delle banche, che hanno fatto quello che è stato loro permesso, né dei loro funzionari allo sportello, che hanno eseguito ordini, ma della Consob». E poi spiega: «La direttiva europea di tutela dei risparmiatori, la Mifid, è del 2008. Ma la Consob ha esonerato i bond subordinati bancari dalla proposta al risparmiatore con uno scenario probabilistico, che rendesse evidenti le perdite possibili. Poi li ha considerati prodotti semplici, aprendo al collocamento al grande pubblico. Questo mentre l'Esma (la Consob europea, ndr) ritiene che le obbligazioni subordinate vadano incluse tra i prodotti complessi e dal 2013 ci fosse l'obbligo di informare i risparmiatori sui rischi teorici. Da allora sarebbe stato opportuno bloccare la vendita agli investitori retail».
Resta da stabilire che fare, per chi li avesse in portafoglio, in uno scenario di fibrillazione: «A mio giudizio anche questa vendita coatta è insensata - aggiunge Matteo Trotta, analista di Consultique - non è che con il Bail-in assisteremo a un fallimento al giorno: le 4 banche chiuse erano commissariate da 2 anni. Qui non siamo al default. E poi se di un emittente non mi fido, non prendo nemmeno bond senior». Certo, resta la situazione di rischio: «Riflessa dal prezzo. E in portafoglio questi bond non dovrebbero superare il 10%. I rischi restano elevati». Per i risparmiatori la situazione resta tesa.
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