Azione di responsabilità BPVi, contro Iorio si pronunciano Ambrosetti e Domenichelli: non ci sono abbastanza elementi
Martedi 26 Aprile 2016 alle 09:32 | 0 commenti
L’azione di responsabilità in Popolare di Vicenza? «Parlare oggi di elementi per decidere sarebbe del tutto intempestivo». Sul fronte dell’aumento di capitale arriva da Unicredit la conferma di quanto anticipato dal Fondo Atlante, ovvero l’impegno a sottoscrivere tutti gli 1,5 miliardi di euro anche nell’ipotesi del mancato ingresso in Borsa, tradottosi nella firma di un accordo tra le due parti. In più l’amministratore delegato di Bpvi, Francesco Iorio, vola a Londra per una due giorni con l’obiettivo di convincere investitori ad acquistare le azioni dell’aumento di capitale, che chiuderà dopodomani alle 13.
Ma intanto, intorno alla banca, il tema caldo resta l’azione di responsabilità ; con il corollario del futuro della Fondazione Roi. Due vicende sulle quali l’Ad Francesco Iorio, venerdì a Milano, alla presentazione dell’aumento di capitale, ha pronunciato parole pesanti: «Ci sono tutte le evidenze formalizzate perché il nuovo consiglio possa prendere una scelta molto consapevole», ha detto sul primo fronte, riferendosi al fatto che, al bilancio 2015, si sono aggiunti ora altri elementi. Quelli della relazione conclusiva Bce all’ispezione 2015, con i suoi 24 rilievi contro cda, collegio sindacale e la squadra di manager guidata dall’ex direttore generale Samuele Sorato, che spaziano dagli investimenti nei fondi lussemburghesi alla compravendita finanziata delle azioni. E poi la relazione Consob, che avvia la multa agli ex organi di vertice sul collocamento delle azioni e degli aumenti di capitale 2013 e 2014. Una linea, quella di Iorio, contestata dai potenziali destinatari. «Quei documenti li ho letti e non sono giunto alle stesse conclusioni - afferma Enrico Ambrosetti, difensore dell’ex presidente Gianni Zonin -. Ovvio, ci sono profili di responsabilità ; bisogna vedere verso chi. Le questioni giuridiche sono piuttosto complesse. Non mi sembra ci siano elementi in più rispetto alla posizione dei membri del cda». Linea non diversa da quella espressa dal consigliere Vittorio Domenichelli: «Gli accertamenti non sono definitivi - sostiene il docente di diritto amministrativo a Padova -. Sono contestazioni dell’organo di vigilanza a cui gli accusati devono ancora rispondere. E la Consob avvia un procedimento in cui gli accusati non hanno potuto ancora dire la loro. Aspetterei a vedere come tutto si chiuderà . Anche perché i rilievi sono molto diversi verso gli organi della banca e i dirigenti incolpati».
Intanto sul fronte della Fondazione Roi, l’ente culturale vicentino settimo azionista di Bpvi con lo 0,51%, che ha visto bruciati 30 milioni di euro di patrimonio negli investimenti in azioni dell’ex popolare e che ha votato no all’azione di responsabilità nell’assemblea del 26 marzo, la nipote del fondatore torna alla carica. Barbara Ceschi a Santa Croce, che era intervenuta nell’assemblea dei soci del 5 marzo, plaude alle parole di Iorio a Milano. «Zonin dovrebbe dimettersi», aveva detto il manager rispetto all’ex presidente della banca (che nomina i membri del cda) ancora al vertice della Fondazione. «Mi aspetto che tutto il cda, salvo il direttore del Museo civico Giovanni Villa, si dimetta un minuto dopo aver approvato il bilancio», dice la Ceschi, dopo la conferma del difensore di Zonin che il presidente è sul punto di dimettersi. «Non posso pensare - aggiunge la Ceschi - che fossero tutti impossibilitati a tener la schiena dritta quando passavano l’acquisto delle azioni o del cinema Corso abbandonato». La Ceschi si appella al presidente Bpvi, Stefano Dolcetta, perché avvii una due diligence sul bilancio (che la banca pare per altro già orientata a fare), seguita dalla nomina di un nuovo cda. La Ceschi fa i nomi per la presidenza dell’ex direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli, o della grande firma Gianantonio Stella, o del sociologo Ilvo Diamanti; o ancora del giornalista e scrittore Salvatore Carrubba, di Isabella Bossi Fedrigotti o di Andrea Cevese.
Di Federico Nicoletti e Giulio Todescan, dal Corriere del Veneto
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