Autunno 2:Italia in alto mare,mappa crisi aziende
Lunedi 16 Agosto 2010 alle 23:58 | 0 commenti
Rassegna.it - Dalla Fiat all'Omsa, da Unicredit a Telecom, dalla Vinyls alla Merloni. Tutte le vertenze ancora aperte che lavoratori e sindacato dovranno affrontare al rientro
di Paolo Andruccioli
FIAT. Alla ripresa autunnale saranno chiare le intenzioni definitive di Sergio Marchionne a proposito di Mirafiori e di tutti gli altri stabilimenti Fiat in Italia, a partire da Pomigliano dove nascerà la nuova azienda che rischia di escludere totalmente la Fiom e i lavoratori che fanno riferimento al sindacato metalmeccanici della Cgil.
"La Fiom si è rifiutata di seguire l'impostazione voluta da Marchionne - aveva dichiarato a fine luglio Masini della Fiom - e ha sollecitato nuovamente l'Azienda ad aprire un confronto sui veri problemi degli stabilimenti e della produzione: utilizzo degli impianti, flessibilità , organizzazione del lavoro, certezza degli accordi. La Fiat non solo non ha accolto questa sollecitazione, ma prosegue sulla strada delle sue scelte unilaterali. Ha deciso infatti di forzare ulteriormente la situazione, con la disdetta dal 1° gennaio 2011 degli accordi aziendali in materia di permessi sindacali." Il tutto avviene mentre è ancora incerto il destino di diversi stabilimenti Fiat in Italia. E' infatti ancora in alto mare il futuro dello sito siciliano di Termini Imerese, e dei suoi circa 2.000 lavoratori, che Fiat ha deciso di chiudere nell'ambito del piano 'Fabbrica Italia'. A settembre al ministero dello Sviluppo economico un nuovo round per valutare i possibili acquirenti.
UNICREDIT. "Gli esuberi Unicredit rischiano di rappresentare un fatto drammatico se non affrontati nell'ambito di un piano industriale che dia garanzie per l'occupazione: Profumo non segua ‘i cattivi esempi', come quelli di Fiat, e lavori per rafforzare le relazioni industriali". È quanto ha affermato il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, nello spiegare che "gli esuberi annunciati, 4.100 per il triennio 2011-2013 che si sommano ai 600 già in corso in questo momento e penalizzati dal blocco delle finestre pensionistiche frutto della manovra del governo, rischiano di rappresentare un fatto drammatico soprattutto se non affrontati nell'ambito di un piano industriale da discutere".
Il dirigente sindacale chiede quindi "garanzie per l'occupazione, partendo dal fatto che si può anche ragionare su eventuali uscite per coloro che hanno maturato il diritto alla pensione dando priorità a criteri di volontarietà , e soprattutto concordando con noi del sindacato un piano per l'inserimento al lavoro dei giovani all'insegna del rispetto del contratto nazionale di lavoro e dei diritti".
Inoltre, aggiunge Megale, "in un momento difficile nel quale si affrontano temi così importanti come quelli del lavoro e dell'occupazione, auspico che l'azienda non segua ‘i cattivi esempi' come quelli di Fiat e sia capace di operare per rafforzare le relazioni industriali, negoziare e concordare il piano occupazionale derivante dalla fusione, salvaguardare i diritti degli anziani e dare una prospettiva alle nuove generazioni, all'insegna del rispetto del contratto nazionale di lavoro e di un politica capace di offrire diritti e tutele ai più deboli".
TELECOM. È stato firmato l'accordo sugli esuberi Telecom al tavolo governo-azienda-sindacati. L'intesa prevede 3900 uscite in mobilità volontaria nel triennio. Delle 3.900 uscite, 3.700 sono nuove e 200 sono rimanenze del precedente accordo del 2008. L'accordo prevede anche riconversione professionale e contratti di solidarietà per oltre duemila dipendenti. C'è stata una trattativa molto serrata all'indomani dell'annuncio dell'azienda di 6.800 licenziamenti nei prossimi due anni (3.700 dei quali entro giugno 2011).
Dopo 24 ore di confronto al ministero dello Sviluppo Economico, è stata trovata l'intesa: tra le novità la formazione e la mobilità volontaria. Per 3.900 dipendenti si prevede l'attivazione di una mobilità ordinaria su base volontaria nel biennio 2010-2012. Per altri 2.220 invece si ricorrerà a percorsi di formazione con contratti di solidarietà per consentire il reinserimento in settori strategici dell'azienda, in particolare nella rete. Si tratta di 1.300 dipendenti che non erano coperti da alcuna tutela e che saranno reinseriti in Telecom.
AGILE-EUTELIA. Mantenere in essere i contratti di fornitura stipulati dalle amministrazioni pubbliche con Agile e, parallelamente, lavorare perché la società possa avere lo sblocco delle fideiussioni per poter partecipare alle gare. Questo l'impegno richiesto dalla Cgil e assunto dal governo, nel corso di un incontro agli inizi di agosto con le parti sociali a Palazzo Chigi sulla società Agile del gruppo Eutelia. Attualmente la società è in amministrazione straordinaria, con 350 unità al lavoro mentre altre 1.150 sono in cassa integrazione.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha spiegato Salvatore Barone del dipartimento industria della Cgil nazionale, "ci ha fatto sapere che nel corso del Consiglio dei ministri ha raccomandato tutti gli esponenti del governo a mantenere in essere i contratti che i dicasteri hanno con Agile La stessa Camera dei Deputati è stata invitata a risolvere i problemi che ha con la società .". Il governo inoltre "favorirà la possibilità dello sblocco delle fideiussioni, ricercando le soluzioni finanziarie adeguate, per partecipare alle gare, superando i problemi tecnico-giuridici sul tappeto".
Intanto a luglio sono stati pagati gli stipendi dei 350 lavoratori al 70%: "una misura - rileva il sindacalista - ancora inadeguata, seppure una boccata d'ossigeno, che dimostra la difficoltà finanziaria in cui versa l'azienda". Il tavolo presso Palazzo Chigi rimarrà aperto e il governo e le parti sociali torneranno ad incontrarsi a settembre. Nota positiva, conclude Barone, "è la ricostruzione di un confronto tra il governo e le parti per risolvere i problemi aperti. Adesso c'è il bisogno urgente di lavorare per dare ad Agile una maggiore credibilità per portare avanti i progetti in campo".
VINYLS. "C'è insoddisfazione da parte della Cgil e della Cgil Sardegna perché ancora non si risolve la questione della riapertura degli impianti della Vinyls", questo il commento del Segretario confederale Vincenzo Scudiere riguardo alla presentazione di un nuovo bando di gara internazionale per la cessione dell'industria chimica "Vinyls", che sarà reso noto a fine agosto. La manifestazione di interesse riguarderebbe l'intero ciclo del cloro e a questo proposito è stata firmata una lettera di intenti tra il ministero e l'Eni.
"Gli atti messi in campo dal governo e dall'Eni - spiega il dirigente sindacale - sono esattamente quelli annunciati più volte ma che al momento non danno garanzie di prospettiva". Scudiere denuncia l'assenza, anche sulla Vinyls, di una politica industriale del governo che "mette a forte rischio la chimica in Italia" e lamenta il fatto che "pur in presenza della possibilità del riavvio della Vinyls, non si chiede all'Eni di salvaguardare il ciclo del cloro e le sue prerogative industriali". Allo stesso modo la Filctem esprime dubbi sul comportamento dell'Eni, soprattutto "sulla sua concreta disponibilità a mettere a disposizione i propri assett relativi al ciclo del cloro".
Gian Piero Ciambotti, della Segreteria nazionale della Filctem, responsabile del Dipartimento chimico afferma che "un comportamento di buona volontà sarebbe proprio quello che rivendichiamo da tempo: riavviare gli impianti di "Vinyls" se si vuole rendere veramente appetibile tutta l'operazione". In tutti i casi, a metà settembre, dopo la presentazione del bando internazionale i sindacati hanno già chiesto un momento di verifica.
EURALLUMINA. La vertenza per la riapertura degli impianti di Eurallumina di Portoscuso in Sardegna "entra in una nuova fase di ridefinizione del progetto ma deve essere chiaro che questo non deve essere inteso come un ‘ennesimo rinvio' e che Eurallumina deve riaprire: questo è l'impegno che chiediamo". È il giudizio della Cgil a proposito del verbale di intesa per Eurallumina di Portoscuso.
"Siamo ad una ulteriore ridefinizione del progetto per la riapertura degli impianti di Eurallumina di Portoscuso in Sardegna - si legge nella nota della Cgil dei primi giorni di agosto -. All'indisponibilità di Enel di finanziare un nuovo impianto per la produzione di vapore, necessario per abbattere i costi energetici della multinazionale russa, è stata ipotizzata una soluzione ‘ponte' per consentire di realizzare nel frattempo gli investimenti necessari al riavvio degli impianti entro i prossimi 18/20 mesi. Si tratta - continua - di una soluzione che prevede temporaneamente un impegno, tutto da verificare, di fornitura da parte dell'Eni di olio combustibile a prezzi particolarmente competitivi per alimentare una apposita caldaia e la costituzione di una nuova società (newco) appositamente creata per la realizzazione dell'investimento definitivo di produzione di energia con utilizzo del carbone".
All'investimento "strutturale", spiega sempre la Cgil, "sono chiamati a concorrere finanziariamente, oltre all'azienda, la Regione Sardegna e il Governo tramite i fondi destinati alle aree di crisi. Le variabili perché il progetto vada in porto sono molteplici, a partire dalla effettiva volontà da parte di Eni di fornire l'olio combustibile a prezzi competitivi; per non parlare dei tempi molto lunghi che si prevedono per la riapertura dell'intera azienda". Per queste ragioni la Cgil ribadisce che "il nuovo progetto non può considerarsi come una sorta di ‘ennesimo rinvio'" e chiede "fermamente che tutte le parti coinvolte nel progetto facciano la propria parte per determinare la soluzione definitiva del problema industriale e occupazionale".
La Cgil chiarisce, infine, che "Eurallumina deve riaprire: questo è l'impegno imprescindibile che chiediamo. La situazione gravissima che vivono i 700 lavoratori in Cassa Integrazione da un anno e mezzo merita di essere risolta seriamente. Il governo non può sottrarsi dalle proprie responsabilità . Ad esso compete innanzitutto mettere intorno al tavolo, il più rapidamente possibile, tutti i soggetti interessati per arrivare all'accordo definitivo. È quanto verificheremo nell'incontro previsto per il prossimo 21 settembre sempre presso il Ministero dello Sviluppo Economico".
TIRRENIA. La privatizzazione di Tirrenia è saltata. A darne comunicazione con un comunicato di poche righe del 4 agosto è stata Fintecna: "Con riferimento alla procedura di privatizzazione della Tirrenia, Fintecna comunica che non essendo intervenuta la sottoscrizione del contratto da parte di Mediterranea Holding, all'uopo convocata in data odierna, viene conseguentemente dichiarata la chiusura senza esito della procedura di dismissione". La nota, di fatto, annulla la gara.
La notizia è arrivata a poche ore dal varo alla Camera del decreto legislativo sulla privatizzazione e dell'approvazione, in consiglio dei ministri, del decreto legge che varava le misure di sostegno provvisorie e urgenti a sostegno della compagnia nel passaggio dalla mano pubblica a quella "privata". La Mediterranea Holding, rimasta unica concorrente della gara, è in realtà una società a capitale misto nel quale il socio di maggioranza è la Regione Sicilia che possiede il 37% delle quote. Oggetto del bando insieme con Tirrenia era anche la Siremar, la controllata che gestisce i trasporti marittimi in Sicilia.

Il decreto approvato in via definitiva stamattina alla Camera (304 sì, 251 no e 2 astenuti) consentiva a Fintecna di concludere nei tempi previsti il processo di privatizzazione Tirrenia, dando il via libera alla nomina di un amministratore unico insediato fino al 30 settembre.
Dopo una consultazione tra i ministri dell'Economia, Giulio Tremonti e delle Infrastrutture, Altero Matteoli, il 14 luglio era stato scelto Giancarlo D'Andrea, già direttore generale di Fintecna. Il primo commento dei ministero delle Infrastutture è stato: "Sarà assicurata la continuità operativa". Nei fatti, l'annullamento della gara preoccupa soprattutto i dipendenti per i quali si prevedeva un piano di esuberi a fronte dei conti societari, carichi di un debito di 520 milioni di euro.
La Filt Cgil chiede dunque un'assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti. 'E' ora che tutti i soggetti coinvolti, governo, Ministero dei trasporti, Regione Sicilia, gli acquirenti privati si assumano le proprie responsabilità ", a chiederlo in una nota è il segretario generale della Filt, Franco Nasso.
Secondo il numero uno della Filt, 'questo ulteriore rinvio rischia di far degenerare la già grave confusione ed incertezza che ha caratterizzato tutta la fase di privatizzazione, generando preoccupazione per il futuro della compagnia e di tutti i lavoratori interessati, dei loro diritti e dei servizi agli utenti". Come già più volte denunciato, prosegue Nasso, "l'incertezza sul piano finanziario che sembra aggravarsi ed essere alla base della richiesta di rinvio da parte di Mediterranea Holding, si intreccia con la mancanza di un piano industriale che preveda le garanzie, ripetutamente da noi richieste, sulla tutela occupazionale e sulle norme contrattuali". Al governo, spiega infine il segretario generale della Filt, "rinnoviamo la richiesta da subito di un incontro ed il rispetto da parte del Ministro Matteoli degli impegni a tutela del lavoro, in quanto a questo punto è indispensabile fare chiarezza".
SIRTI. Anche la Fiom ha siglato l'intesa di fine luglio per la cassa integrazione alla Sirti. All'inizio di settembre è prevista la consultazione tra i lavoratori
HR-GEST. Il confronto sindacale tra le parti per la Hr-Gest riprenderà il 14 settembre, mentre la presentazione del nuovo piano industriale è prevista per il 23 settembre presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
OMSA. Chiude lo stabilimento OMSA di Faenza (Ravenna), con il conseguente licenziamento di 350 dipendenti, in gran parte donne. La decisione arriva dopo l'accordo formalizzato da Golden Lady Company, proprietaria dello stabilimento, con il ministro dell'Economia serbo per l'apertura di uno stabilimento in Serbia, il terzo del gruppo nella regione. La Filctem Cgil di Faenza lamenta il mancato preavviso di chiusura da parte della proprietà nell'incontro del 20 luglio scorso. Ora, per le 350 lavoratrici dello stabilimento resta la Cassa integrazione, ma se a marzo del prossimo anno almeno il 30% non troverà una ricollocazione, la Cig cesserà per tutti. Al momento, nonostante la ricerca di possibili nuovi acquirenti o di una riconversione del sito faentino, non si intravedono altre possibilità .
MERLONI. La vertenza Merloni "non può andare in vacanza" ha detto il segretario generale della Cgil dell'Umbria Mario Bravi. "Ci rivolgiamo alle due controparti che il sindacato e i lavoratori della Merloni hanno in questa vertenza ovvero il governo nazionale e la Confindustria. Il primo, che non ha nemmeno un ministro delle Attività produttive, è completamente assente e non sta muovendo un dito per una vertenza tra le più drammatiche del paese. La seconda, in particolare quella umbra - ha proseguito il segretario Cgil - è anch'essa inspiegabilmente alla finestra e non ha nemmeno preso parte al tavolo che la Regione ha costruito lo scorso 27 luglio per affrontare la vertenza".
Bravi richiama dunque governo e imprenditori umbri alle proprie responsabilità e indica i "tre tasti" da premere per uscire dal pantano di una situazione sempre più critica. Primo: emanare un nuovo bando per l'acquisto, in modo che se vi sono soggetti realmente interessati alla Merloni (ma su questo il sindacato nutre forti dubbi), escano allo scoperto. Secondo: attivare l'accordo di programma siglato ad Ancona lo scorso marzo con gli obiettivi fondamentali della reindustrializzazione dell'area e della salvaguardia dei livelli occupazionali (3mila i posti a rischio su 70mila abitanti della fascia appenninica umbra). Terzo: sfruttare le nuove risorse che arriveranno dalla Ue con l'inserimento del territorio di Nocera Umbra tra le aree ammissibili agli aiuti a finalità regionale ("e qui sono le imprese che devono battere un colpo", ha detto Bravi). Questo il percorso indicato dalla Cgil umbra insieme alla Fiom e ai lavoratori del comitato degli iscritti Merloni, presenti alla conferenza stampa odierna.
"Non si possono continuare ad illudere i lavoratori - ha detto Francesco Giannini della Fiom di Perugia - le voci sull'arrivo dei cinesi, dei turchi, degli americani o degli italiani lasciano il tempo che trovano. Noi vogliamo invece ragionare sui fatti e i fatti sono che c'è un accordo di programma da attivare e da riempire di contenuti che permettano di creare lavoro e reindustrializzazione. Per questo chiediamo che Confindustria umbra, come sta facendo quella marchigiana, partecipi ai tavoli e stimoli gli imprenditori a prendere iniziative".
Intanto, i lavoratori della Merloni, ormai da anni in Cassa integrazione, devono fare i conti anche con i ritardi nei pagamenti di quei 650 euro mensili erogati dall'Inps. "Siamo ormai a oltre 10 giorni sul pagamento di giugno - hanno spiegato Luciano Recchioni, Maurizio Tempesta e Maria Stella Traversini - e questo è un dramma per chi ha già grandissime difficoltà a tirare avanti con cifre simili". Di qui la richiesta all'Inps, scandita con forza da Recchioni, di evitare il ripetersi di situazioni del genere, pena il rischio di reazioni anche molto forti da parte dei lavoratori, esasperati da una situazione al limite. Intanto, la Cgil e la Fiom hanno annunciato un'iniziativa a Nocera Umbra, "per verificare lo stato di avanzamento della vertenza" per il prossimo 1° settembre.
CANTIERISTICA PUBBLICA. Il coordinamento nazionale di Fim, Fiom, Uilm ha organizzato per il 21 settembre prossimo un convegno sulla cantieristica pubblica italiana. Il convegno si terrà a Roma.
(continua...)
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