Autogol del Comune sul condomino di viale Trieste. Consiglio di Stato: non va demolito. Costruttore "The Goal": danni milionari
Martedi 26 Maggio 2015 alle 18:50 | 0 commenti
La sentenza del Consiglio di Stato è una doccia fredda per il Comune di Vicenza che, in una sorta di accanimento terapeutico, si è rivolta all'organo più alto della giustizia amministrativa dopo aver perso, nel 2014, la battaglia con la proprietà , la società The Goal, davanti al Tar del Veneto. "Ricorso respinto" è la sentenza, pubblicata oggi con motivazioni "pesanti" contro Palazzo Trissino e l'ordinanza emanata dal Comune di Vicenza  nel maggio 2012 che imponeva l'integrale demolizione dell'edificio residenziale in via di ultimazione in viale Trieste. E adesso? Ora si parla di rimborsi milionari e di teste che salteranno.
La storia inizia nel 2011 quando la società The Goal inizia a costruire un condominio residenziale al numero civico 94. In seguito alle segnalazioni di alcuni vicini interviene il Comune di Vicenza che effettua un sopralluogo e stabilisce che le opere, ormai giunte all'ultimo piano, non rispettano il progetto approvato e, soprattutto, le distanze dai fabbricati e dai confini. Il condominio viene allora acquisito dal Comune dopo che il 22 maggio 2012, il direttore del settore edilizia privata Michela Piron, emette un'ordinanza di demolizione delle parti abusive, cioè di gran parte del condominio. L'allora assessore all'edilizia privata Pierangelo Cangini, impugna la battaglia a livello politico sbandierando il fatto che a Vicenza gli abusi stanno diminuendo. La sua battaglia sarà invece l'origine della sua sconfitta.
Quella di Cangini è infatti la prima testa a saltare. Variati non riconferma il suo incarico dopo la sentenza del Tar che, nel gennaio 2014, accoglie il ricorso di The Goal e annulla i provvedimenti comunali. Il tribunale abbraccia le tesi degli avvocati Andrea Faresin e Silvano Ciscato e considera validi gli argomenti sostenuti dalla Società in materia di criteri di calcolo dell'altezza degli edifici e delle distanze tra le costruzioni e dai confini. La sentenza è lapidaria: "le difformità rilevate non risultano di consistente entità e la sagoma dell'edificio è comunque ricompresa in quella prevista in occasione del rilascio del titolo edilizio".
Basta correggere delle piccole difformità e i lavori possono andare avanti. Il Comune si è sbagliato: quell'edificio non va demolito. A confermare questa tesi è anche il tribunale penale, che procede d'ufficio per presunto reato di abusivismo contro The Goal, assolvendo la società nel gennaio 2015 perché "il fatto non sussiste".
E qui comincia il bello.
Il Comune di Vicenza, dopo queste due sentenze, stranamente non rinuncia alla lotta. E ricorre al Consiglio di Stato. Mossa sbagliata, anche perché il danno nei confronti della società , che nel frattempo si trova in crisi per la faccenda, aumenta giorno dopo giorno. Ed infatti, il verdetto di oggi nuovamente dà ragione alla società . Anzi, l'organo amministrativo scrive, nel respingere il ricorso: "L'appello è infondato...le contradittorie posizioni assunte dall'Amministrazione risultano sufficientemente sintomatici di un oggettivo travisamento".
Una bella randellata. Anche perché The Goal, che per ora non si esprime, fa sapere: "Valuteremo il danno, ma sicuramente sarà di qualche milione di euro". In conto c'è la messa a posto del fabbricato, la mancata vendita, il danno d'immagine e il fermo che la vicenda ha causato all'intero gruppo societario.
Insomma ce né abbastanza per far tremare il Comune.
E se Michela Piron ha già fatto i bagagli dall'edilizia privata a quale settore dirigenziale toccherà magari traslocare nei prossimi giorni? Per esempio, che spiegazioni dovrà dare Loretta Checchinato, dell'avvocatura civica di Vicenza, che ha rappresentato il Comune nelle sedi amministrative?
(tutti i particolari nel giornale in edicola)Â
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.