Aumento di capitale BPVi, Fondazione Roi e Comune di Vicenza dicono no
Giovedi 28 Aprile 2016 alle 09:15 | 0 commenti
L’uno è bloccato da vincoli di legge, l’altro è impedito da norme statutarie votate a «preservare il patrimonio» e dunque e vitare «azioni speculative». Il risultato, però, è uno solo: Comune e Fondazione Roi non intendono sottoscrivere l’aumento di capitale indetto dalla Banca popolare di Vicenza. Un’iniziativa che si configura come un dato politico di rilievo, perché coinvolge due enti di primo piano in città . La Fondazione Roi, infatti, è uno dei principali enti di mecenatismo culturale della città e da mesi è al centro dell’attenzione per una situazione patrimoniale che ha generato dubbi e preoccupazioni.
La Fondazione che ha sede a San Marco è il settimo azionista della Bpvi, detiene lo 0,51 per cento del capitale e ha visto bruciati 30 milioni di euro di investimenti in titoli azionari dell’ex popolare. Nell’assemblea dei soci dello scorso 26 marzo la Fondazione voluta dal marchese Giuseppe «Boso» Roi ha votato no all’azione di responsabilità e ora si prepara a non sottoscrivere l’aumento di capitale dell’istituto, che ha deciso di prorogare di 24 ore l’offerta delle azioni da oggi alle 13 di domani.
La decisione è maturata nel corso di una riunione informale martedì, in cui componenti del Consiglio di amministrazione della Fondazione Roi si sono parlati in presenza anche del presidente (ed ex presidente della Bpvi) Gianni Zonin e, a maggioranza, hanno stabilito la linea che secondo alcune fonti dovrebbe portare a non acquistare nuove azioni dell’istituto. «Il motivo - dichiara il direttore scientifico di Palazzo Chiericati e membro di diritto del Cda, Giovanni Villa - riguarda il fatto che con il passaggio della banca a società per azioni l’aumento di capitale si configura come un’azione ad alto rischio, speculativa, e questo non rientra nelle prerogative della Fondazione». Insomma, sarebbe l’interpretazione dello statuto a fermare la Roi. «Per noi - dichiara un altro membro del Cda - il compito primario è preservare il patrimonio e per questo agiamo con somma prudenza».
Dunque, niente aumento di capitale per la Fondazione, per la quale il prossimo passo sarà l’approvazione del bilancio consuntivo 2015 prevista entro fine maggio e alla quale potrà seguire, secondo alcune indiscrezioni, il passo indietro del Cda guidato da Zonin.
Nel frattempo, però, sul «no» all’aumento di capitale è indirizzato anche il Comune, pure se con motivazioni diverse: Palazzo Trissino detiene 2.256 azioni dell’ex banca popolare, con un controvalore che era di 140 mila euro e oggi è compreso fra i 225,6 e i 6.768 euro (le azioni valgono da 0.1 a 3 euro). Per l’amministrazione, però, l’impedimento all’acquisto di nuovi titoli della BpVi è dettato dalla legge: «Non ci è consentito comprare nuove azioni di società in perdita - dichiara l’assessore alla Risorse economiche, Michela Cavalieri - e oltre a questo ci sono anche gli ultimi decreti del Governo che su questo tema hanno imposto molti vincoli ai Comuni, tanto che non abbiamo nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di poter aderire all’iniziativa dell’istituto di credito».
Di Gian Maria Collicelli, dal Corriere del Veneto
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