Attacco a Gheddafi: la Francia cede, ma la coalizione è debole
Martedi 22 Marzo 2011 alle 23:57 | 0 commenti
Scalo internazionale, Rassegna.it - Parigi accetta il controllo della Nato sulle operazioni militari. Russia e Cina chiedono il cessate il fuoco. Nuove critiche da Lega Araba e Algeria. Ue-27: disponibili solo a missione guidata dall'Onu.
Dopo l'ennesima giornata di trattative e tensione, la Francia ha ceduto alle pressioni di Usa, Gran Bretagna e della stessa Italia, e ha accettato di riconoscere alla Nato il coordinamento delle operazioni militari in Libia.
 La notizia è stata data dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e l'ha confermata all'Ansa il portavoce del ministero degli Esteri francese, Bernard Valero. 'Siamo d'accordo', ha detto Valero all'Ansa, per un 'comando della Nato in sostegno alle forze della coalizione presenti in Libia'. Valero ha così spiegato un comunicato diffuso dall'Eliseo questa sera, nel quale si afferma che, dopo un colloquio telefonico, Obama e il presidente francese Nicolas Sarkozy "hanno raggiunto un'intesa sulle modalità di utilizzo delle strutture di comando della Nato a sostegno della coalizione".
Un accordo che per l'intera giornata era sembrato lontano. Nel corso di una conferenza stampa a Parigi, la portavoce del ministero degli Esteri francese, Christine Fages, aveva infatti dichiarato che la Francia non escludeva "un contributo" della Nato in Libia. E che un coinvolgimento delle "capacità di coordinamento "della Nato nella gestione delle operazioni in Libia era "un'opzione". Di fatto Parigi ha continuato a opporsi fino all'ultimo ad un comando integrato delle operazioni sotto l'egida della Nato.
Ma la posizione francese era ormai troppo isolata. Sempre oggi la Casa Bianca ha infatti reso noto un accordo tra il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il premier turco Tayyip Erdogan, in base al quale i 'contributi nazionali' per l'attuazione della risoluzione 1973 sulla Libia devono essere "resi possibili dalle capacità dicontrollo e dal comando unico e multinazionale della Nato". Ieri Obama aveva assicurato che il passaggio del controllo in mano alla Nato sarebbe stato "questione di giorni". L'importante dichiarazione congiunta Usa/Turchia è stata diffusa quasi contemporaneamente al via libera della Nato a un'operazione per far rispettare l'embargo sulle armi contro la Libia. Dopo cinque giorni di litigi e tensioni nel Consiglio Nordatlantico, è stato il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen, a dare notizia di un accordo che consentirà di bloccare "le navi sospettate di trasportare armi illegali o mercenari".
Di fronte ai bombardamenti sulla Libia, lo scenario internazionale resta però complicato. Le potenze che non hanno mai avallato l'attacco a Gheddafi (Russia, Cina, Lega Araba in primis) alzano la voce e chiedono l'immediato cessate il fuoco (Russia e Cina) e il rientro nei limiti della no-fly zone (Lega Araba). Ma anche altri Stati (Brasile, Venezuela, Bolivia, Algeria, e in Europa la Germania) contestano apertamente i raid aerei. Mentre i paesi che hanno sottoscritto la risoluzione Onu 1973 che impone il rispetto di una no-fly zone sulla Libia, cercano un difficile e paradossale coordinamento di guerra.
La Russia, come scrivevamo sopra, ha chiesto un cessate il fuoco immediato in Libia. Lo ha detto oggi il ministro russo alla Difesa Anatoly Serdyukov, che a Mosca ha incontrato il segretario Usa alla Difesa Robert Gates. Il premier Vladimir Putin aveva criticato i bombardamenti definendoli una "interferenza ingiustificata". La richiesta di cessate il fuoco potrebbe essere discussa dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu previsto il 24 marzo. Assieme a Cina, Brasile, Germania e India, la Russia si è astenuta dal voto sulla risoluzione 1973 Onu.
Dure prese di posizione contro l'attacco alla Libia arrivano anche dall'Asia e dal Sud America. La Cina è tornata a chiedere questa mattina l'interruzione dei raid aerei alleati sulla Libia e ha ribadito di essere contraria "all'uso della forza" che "potrebbe fare vittime civili e scatenare una crisi umanitaria". Per questo motivo la Cina chiede un "cessate il fuoco immediato". "Il motivo della risoluzione del Consiglio di sicurezza era di proteggere la gente - ha detto a Pechino la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Jiang Yu - ci opponiamo all'eccessivo uso della forza militare che causa ulteriori perdite civili e disastri umanitari". "Ci rivolgiamo nuovamente alle parti interessate perché cessino immediatamente il fuoco e risolvano i problemi in maniera pacifica".
Alla Cina fa eco il Brasile, che denuncia la perdita di vite umane in Libia e chiede che venga raggiunto il cessate il fuoco il più presto possibile.
Oltre a quello di Cina e Russia, pesa il no della Lega Araba ai bombardamenti. Il Segretario generale della Lega, Amr Moussa, ha criticato i raid, affermando che "quanto sta accadendo in Libia si allontana dallo scopo di imporre una no-fly zone", aggiungendo che la Lega araba ha sostenuto l'adozione di tale misura "per difendere i civili e non per bombardarli".
Buona parte del mondo arabo è destabilizzato dalle rivolte che hanno cambiato gli assetti politici in Egitto e Tunisia. Ma finora, tra i paesi arabi, solo il Qatar ha sostenuto l'intervento occidentale contro Gheddafi, mettendo a disposizione una ventina di aerei. L'Algeria, invece, ha definito "sproporzionato" il ricorso ai bombardamenti aerei. In un comunicato letto dal ministro degli Esteri, Mourad Medelci, Algeri ha sollecitato "l'immediata cessazione delle ostilità " in Libia, accusando i paesi della "coalizione" di aver "peggiorato la crisi" nello Stato confinante.
La Germania ribadisce il proprio disaccordo rispetto all'operazione militare. "Il dissenso espresso dalla Lega araba ci fa constatare purtroppo che avevamo ragione ad essere preoccupati", ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle.
Anche il ministro degli esteri indiano, S.M Krishna, ha chiesto la fine dei raid aerei ricordando che sono a rischio "civili innocenti, cittadini stranieri e missioni diplomatiche". "L'india - ha aggiunto - invita tutte le parti in conflitto a rinunciare alla violenza e all'uso della minaccia della forza per risolvere le differenze".
Si spinge ben oltre Evo Morales, presidente della Bolivia, che va dritto all'attacco di Barack Obama chiedendo di revocare il Nobel per la Pace al presidente americano perché‚ "promuove la violenza" con l'intervento militare in Libia. "Come è possibile che un premio Nobel per la Pace possa avviare un'invasione, un bombardamento?", ha chiesto il presidente latinoamericano parlando con dei giornalisti a La Paz. La Bolivia ha relazioni diplomatiche stabili con la Libia dal 2008 e ha rigettato il principio di un intervento militare dall'inizio della crisi libica. Secondo Morales, l'intervento degli Stati Uniti o della Nato in Libia non cercherebbe di difendere delle vite ma "di appropriarsi delle risorse naturali di questo Paese" ricco di petrolio.
Anche Cuba condanna gli attacchi contro la Libia, i quali 'violano il diritto internazionale' in quanto non sono stati autorizzati dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, afferma l'Avana. Non è da meno il presidente venezuelano Hugo Chavez, che definisce la missione militare in Libia una "follia imperialista". "Chiediamo che cessi l'aggressione contro la Libia e contro qualunque popolo del mondo", ha dichiarato Chavez, che ha aggiunto: "Né gli Stati Uniti, né la Francia né, l'Inghilterra, nessuno di questi paesi ha diritto di lanciare bombe a qualcun altro. Che follia è? E' la follia imperialista" .
Il premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero, intervenendo in Parlamento, ha dichiarato che la partecipazione di Madrid all'operazione militare è "legittima", e ha chiesto l'approvazione a inviare un massimo di 500 militari, di 2 navi e di sei caccia.
Anche l'Unione europea si è detta pronta a inviare dei mezzi militari a sostegno di una missione umanitaria in Libia, ma solo se l'Onu lo richiederà . "La Ue - si legge in un comunicato dei Ministri degli Esteri dei 27 paesi membri - è pronta a fornire un sostegno sotto forma di una missione comune di sicurezza e difesa, al fine di sostenere gli aiuti umanitari in risposta a una richiesta' delle Nazioni Unite e nel quadro di una operazione coordinata dalla Nazioni Unite.
La stessa Ue, nella persona di Nick Westcott, consigliere per l'Africa del capo della diplomazia dell'Ue, Catherine Ashton, parteciperà il 25 marzo ad Addis Abeba al vertice indetto dall'Unione africana. Al centro del vertice c'è l'obiettivo di terminare il prima possibile i combattimenti in Libia.
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