Opinioni | Categorie: Politica

Appello ai lettori. Non a lorsignori

Di Alessio Mannino Sabato 25 Luglio 2009 alle 07:03 | 0 commenti

I primi commenti al Contro-Patto per Vicenza (provocazione democratica di Mannino e Milioni) compaiono in Home Page dal 25 luglio, sul n. 159 in edicola da sabato 25 luglio, in distribuzione free da domenica 26 oltre che scaricabile da questo sito.

 

I commenti, quando rimossi dall'Home Page per fare spazio ad altri articoli, rimarranno poi nella sezione Ultimi inserimenti del 25 luglio

 

 

Di seguito il pezzo di Alessio Mannino

 

Non c'eravamo messi in testa chissacchè, Marco Milioni ed io, quando abbiamo deciso di appellarci alla nostra amata-odiata Vicenza per ricordarle che c'è un bene superiore a tutto, anche agli schei: la dignità. Di sicuro non pretendevamo di ricevere risposta da coloro che contano in città, gli Zuccato di Confindustria, i Variati di un Comune ufficialmente contrario al Dal Molin americano, i Nosiglia di una diocesi che confonde la pace con la pacificazione dei sensi. Per non dire, va da sé, della stragrande maggioranza dei pochi intellettuali, imboscati a farsi gli affari propri, così come ogni buon vicentino medio che si rispetti. Più modestamente, il nostro intento era lanciare un sasso nello stagno senza l'ambizione di adesioni eccellenti, fornendo una chiave di lettura più ampia di quella, da orto chiuso, del Patto proposto dal trio Alifuoco, Giulianati e Figoli, tutto teso a cavar un piatto di lenticchie da un esproprio di sovranità, democrazia e, ribadisco, dignità. Chi scrive, scrive per i lettori, soprattutto quelli il cui nome non fa notizia.
Eppure, nel nostro piccolo qualcosa abbiamo pur smosso, se è vero che si è scomodato persino il potente direttore del Giornale di Vicenza, Giulio Antonacci. Il quale, nell'editoriale di domenica 19 luglio, ha lanciato il suo anatema contro di noi e contro Giuliano Zoso, opinionista del Corriere del Veneto che in un gustoso corsivo aveva infilzato i sottoscrittori del documento del power trio canzonandoli come dei "senzatetto", marginali comprimari della politica berica alla disperata caccia di visibilità. Antonacci ci accusa di amare lo scontro per lo scontro, ci addita come volgari sobillatori, ci fa passare come inconcludenti mestatori che non conoscono l'abc del "confronto democratico". Indegni, di conseguenza, di una replica diretta. A parte l'ineducazione di non citare mai per nome e cognome chi si sta liquidando senza entrare nel merito (non sia mai!), l'augusto collega ha proprio un bel dire: ci taccia di non avere dimestichezza con le regole del confronto, salvo sottrarsi ad esso lui per primo negandoci la credibilità di interlocutori. Curioso concetto di dialogo, davvero.
Qualcuno potrebbe ribattere: avete attaccato frontalmente i suoi beniamini, mica potete accampare diritti per un dibattito con persone definite "pacificatori alle vongole" (giudizio che confermiamo). Ma infatti, lo ripeto, non ci aspettavamo nulla di serio, significativo, pregnante. Non da Antonacci, quanto meno. Forse un po' di più da Luca Ancetti, che presentando sulla Domenica di Vicenza lo scritto dei tre moschettieri aveva invocato proprio un libero e aperto confronto. Ancetti: siamo qua. La morale finale è che da queste parti la vis polemica è scambiata per violenza, osare parlar forte e chiaro porta a essere trattati come innominabili appestati, e che soprattutto non si hanno gli attributi per ribattere sul punto, contrapponendo argomenti agli argomenti. Forse perché, semplicemente, non se ne hanno. Sicuramente, perché equivarrebbe a scendere dal piedistallo di chi è abituato a considerare le critiche come delitti di lesa maestà.
Visioni del mondo diverse, si dirà. Intanto, qualche idealista che crede ancora che le idee non debbano per forza tramutarsi in affari c'è. Potete rendervene conto qui affianco. Ci fanno piacere le illustri firme, almeno per chi li conosce, del teorico italiano della decrescita, Pallante, e del sociologo romano Gambescia (che per inciso proviene da un'area di destra democratica e sociale, un po' la stessa del "nostro" Belloni). Altrettanta soddisfazione, consentitecela, è quella di aver visto segnalato il nostro appello sul sito di Marco Travaglio (in data 21 luglio scorso), da sempre al fianco del no alla base pur essendo un montanelliano di ferro, perciò al riparo dalla trita accusa di antiamericanismo. Di Emilio Franzina e della Equizi non ci stupiamo, data la carica di principio che mettono nella lotta politica. Meno scontati i commenti di condivisione di una Dovigo, ambientalista doc ma moderata per carattere e convinzione, o di un Asproso, di cui è anche apprezzabile la presa di distanza dai toni: significa che non partecipa per lisciare il pelo (ma Ciro: è manicheo dire tutta quanta la verità che nessuno dice mai? vabbè giudicare col metro del politico, qui e ora, ma la sinistra rimarrà nelle catacombe in eterno, se non ricomincia a volare alto - e difatti un Giuliano Corà ha abbandonato il campo rosso proprio per questo). Molto gradito, infine, il contributo della segretaria Cgil, Marina Bergamin, a cui però chiederemmo di far seguire le parole ai fatti, discostandosi nettamente dall'amore per lo status quo che contraddistingue i suoi omologhi della Triplice - in questo assimilabili al Pd, che a Vicenza, eccezion fatta per sparuti singoli, fluttua nel vuoto pneumatico.
Ci piacerebbe sapere, però, dove sono i cattolici, i pacifisti senza se e senza ma. E gli ultradestri, che una pur minima sensibilità alla dignità nazionale, se non umana e politica, dovrebbero ancora conservarla? Quanto al Presidio, per dovere di cronaca rendiamo noto che sia la Bottene che Marco Palma, addetto alla comunicazione, erano in ferie. Non avendo la possibilità né l'obbligo di rincorrere tutti i suoi esponenti abbiamo rinunciato a inseguire un loro parere, oltremodo a fagiolo in quanto fondato su un No più vasto rispetto alla pochezza dei rilievi urbanistici (e tuttavia insudiciato da rigurgiti di guerriglia tafazziana: 4 luglio docet?). Idem per i comitati di Giancarlo Albera. Aspettiamo fiduciosi.

Alessio Mannino

 

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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