Alluvione 2010: dal monito, al lamento fino all'esame di coscienza
Lunedi 1 Novembre 2010 alle 23:44 | 0 commenti
di Enrico Rosa
Alla fine non c'è che un senso di profonda vergogna per chi è in grado di guardare ai fortunali di questi ultimi giorni con mente aperta. L'alluvione che ha funestato il Veneto e in particolare Vicenza era scritta nelle cose. Non possiamo prendercela con gli agenti atmosferici. Le piogge di questi ultimi due giorni sono state abbondanti, ma non straordinarie.
Allo stesso modo può capitare che i venti di Scirocco rallentino il decorso dei fiumi, specie quelli che scorrono da nord a sud. I disastri di cui ci lamentiamo non sono disastri naturali, ma sono eventi calamitosi spesso legati ad uno sfruttamento del territorio che contiene in sé i caratteri della eversività . Io ricordo assai bene un bellissimo servizio di VicenzaPiù firmato da Luca Matteazzi nel quale si documentava, dati alla mano, l'abnorme espansione edilizia che ha interessato la provincia di Vicenza sin dal primissimo dopoguerra. Il periodo preso in considerazione era il il cinquantennio 1951-2001. In quel periodo la popolazione è cresciuta più o meno del 30%. Il costruito invece è cresciuto del 325%. Si potranno fare tutti i distinguo che si vogliono ma la cifra è da urlo. E la cosa è ancora più grave se si considera che l'analisi citata da Matteazzi prende in considerazione gli studi del Centro Idrico di Novoledo e quelli della Accademia Olimpica. Studi che a loro volta fanno la radiografia del triangolo d'oro berico ovvero di quella fetta della provincia compresa alla grossa tra Bassano, Schio e Vicenza. In quest'area, se si escludono le montagne, le aree edificate, almeno sino al 2001, ammontano alla mostruosa quota del 40% sul totale. Non c'è più verde. In tali studi poi non ci sono cenni sull'ultimo decennio che comunque è stato votato alla follia edilizia. E non ci sono cenni rispetto all'ovest Vicentino lungo l'asse che idealmente congiunge Valdagno, Arzignano, Montecchio e Lonigo, sulla cui condizione ambientale molto ci sarebbe da dire. Ma la betoniera immaginaria che incombe sul Veneto non si è mai fermata. Nel 2008 si celebrava il 500esimo anniversario della nascita di Andrea Palladio, l'architetto che aveva sintetizzato nelle sue ville la cifra dell'armonia tra uomo natura e costruito. In occasione della ricorrenza il Corriere della Sera descriveva la cornice ambientale attorno alle opere palladiane spiegando che: «il contesto in cui sorgono parte delle 4.270 ville sulle quali ha competenza l'Istituto regionale delle Ville venete, delle quali una trentina sono state progetta da Palladio, sia stato stravolto negli ultimi decenni e sia a tutt'oggi sottoposto a improprie trasformazioni del territorio ... Le ville sono soffocate da industrie, svincoli stradali, capannoni, cave e attività al limite del lecito. Duemila di queste ville non sono vincolate e, in assenza di piani paesistici restano in un cono d'ombra». Ironia della sorte questi due bei servizi venivano pubblicati proprio il primo novembre 2008. Due anni esatti in anticipo rispetto alla alluvione patita oggi da Vicenza. Sembra quasi che la natura ci avesse avvisato ... a mezzo stampa. E ironia della sorte tra poche ore i cattolici celebrano la giornata dei defunti. Quand'è che senza paura del dio quattrino ci faremo un serio esame di coscienza?
Il verde che abbiamo trasformato in denaro ci ha inevitabilmente reso la pariglia. Possiamo imprecare contro tutto e tutti, soccorsi indadeguati veri o presunti; emergenze mal gestite. Si può sbraitare quanto si vuole. Ma le cause sono altrove. Molte sono nella nostra coscienza.
Foto Lucio Panozzo per VicenzaPiù
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