Achille Variati e Jacopo Bulgarini d'Elci: il vecchio che non muore e il nuovo che non nasce
Lunedi 17 Luglio 2017 alle 23:00 | 0 commenti
Finalmente la città di Vicenza inizia ad uscire da due vecchie logiche, quella che ha dominato attraverso la Banca Popolare di Vicenza, che rappresentava il vecchio capitalismo ottocentesco, dove in origine i galantuomini si servivano della banca per incrementare i loro affari ed investimenti con relazioni soprattutto personali, che legavano il Presidente ai soci e a chiunque intendesse promuovere un giro di denaro. La seconda logica, quella che è nata a Valdagno, quando si detronizzò la dinastia Marzotto con l'abbattimento della statua del conte Gaetano Marzotto il 19 aprile 1968. La sinistra comunista iniziava un cammino che propugnava la rivoluzione ed il cambiamento violento della società italiana con movimenti, partiti e partitini, che nascono ancora oggi e di cui ne abbiamo contati quasi 350 tra ufficiali e non.
A Vicenza l'eco fu forte e da allora la sinistra ha tentato di perseguire il suo scopo. Ha trovato perfino alleati alcuni presbiteri che in entusiasmo di cambiamento portato dal Concilio vaticano II hanno sposato la teologia della liberazione e fatto divorziare molti dalla Chiesa però. Ma son fatti storici, Vicenza ha sposato da allora la sua linea dalla sacrestia, come si diceva, ad una politica che ha fatto collimare per la gestione politica e amministrativa gli ultimi eredi della Democrazia Cristiana con quelli del Partito Comunista Italiano. Ne è nata nel 1992 la prima giunta Variati con gli ex comunisti che gli hanno consentito di amministrare in qualche modo da città . Se ne andò per il comodo seggio in regione Veneto. Nel 2008 sulla scia del No dal Molin ebbe un secondo mandato e poi il terzo; da nove anni è sulla breccia sfruttando una precisa ecopolitica che ha il suo apice nella spesa per un parco; una spesa che ha portato voti e consentito di amministrare con scelte anche di comportamento che lasciano dubbi come la sua posizione di fronte allo sfascio della BPVi.
Ma come ogni epoca è portatrice della sua antitesi, ecco che finalmente si affaccia una novità . Si tratta di Jacopo Bulgarini d'Elci, che è stato nominato dal sindaco Variati suo vicensindaco e che agogna a succedergli per continuare, dice, l'era Variati, anche se in realtà ha una sua personale visione della amministrazione il cui perno è il superamento tanto della logica della Banca Popolare, che non è più vicentina, quanto quella della sinistra vicentina, ancorata a vecchi schemi politici sotto sotto ancora inneggianti al comunismo, secondo la mai compresa via italiana.
Egli pensa ad una città nuova, dove si abbia il coraggio di allontanarsi e seppellire le vecchie logiche. Simbolo di questo sono stati gli spettacoli all'Olimpico conditi di sperimentalismo e trasgressione sacrilega. Ora, con aperta dichiarazione, il vicesindaco per la vicenda del Torrione, rafforza la sua nuova, anche se non proprio originale, prospettiva, che deve legare imprenditoria e amministrazione, un po' quello che ha cercato di fare per il Consiglio di Amministrazione della Biblioteca Civica Bertoliana, che non ha dato tanti risultati, ma era appunto un primo approccio, e per l'organizzazione delle mostre in Basilica Palladiana, che continuano inneggiando al nuovo, ma dando al privato a carico del pubblico.
Ora la sua prospettiva dovrà essere rincorsa soprattutto dai fondatori dell'attuale Giunta. Che ne penseranno i No Dal Molin, che ne penseranno i vecchi kompagni e i nuovi, che ne penserà la Lista civica e i membri del Listino del Sindaco stesso? Certo i concorrenti non mancano, ma la novità , come si sa, attrae. Se l'opposizione continuerà a stare ferma e magari a "giocare" alla politica more antiquo, i nuovi orizzonti del vicesindaco potrebbero imporsi, mentore certo il sindaco Variati che da padre amoroso e sollecito guarda alla sicurezza del proprio futuro, attraverso una sua discendenza, ma il sindaco non si è ancora espresso sul nome del suo successore. Vuoi vedere che il Sindaco sarà indicato al di fuori dell'attuale Giunta, ma con la garanzia per il vicesindaco di continuare ad essere tale e con l'idea di voler cambiare Vicenza in una città nuova?
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