Achille e Lia, il nemico comune si chiama Dal Lago
Mercoledi 8 Luglio 2009 alle 08:12 | 0 commenti
La Sartori resta in Comune come contraltare alla rivale leghista. Per lei meglio Variati che l'eterno disegno trasversale sognato dai "riformisti"
La politica non è mai quella che appare. Per esempio. Voi credete che in consiglio comunale a Vicenza la sfida sia fra una maggioranza di centrosinistra e un'opposizione di centrodestra (più la Bottene, assimilabile più o meno all'estrema sinistra), fine del discorso. In realtà la situazione è più complessa. Soprattutto sui banchi del PdL e della Lega. Da queste parti abbiamo due opposizioni, senza contare le varie sfumature "personalistiche" di questo o quel consigliere.
Ad un capo dello schieramento anti-Variati c'è la sconfitta eccellente Lia Sartori. Scornatissima per aver perso con Achille ma confermata per l'ennesima volta nella poltrona di eurodeputata, la Lia si occupa poco o punto delle cose vicentine. Semmai, è indaffarata come braccio destro del governatore veneto Giancarlo Galan nel combattere il Carroccio nella faida su nomine e appalti della sanità regionale, puntellandone la supremazia galaniana.
Ma quanto alla sua attività di capogruppo del Popolo della Libertà in Sala Bernarda, si può dire che esiste solo sulla carta intestata. Di più: pare che coi compagni di banco Franzina, Rucco e soci si senta per e-mail. Obbiettivamente, un po' poco. Evidentemente non le preme granchè tenere al guinzaglio la pattuglia dei suoi peones, lei che invece aveva il sangue marcio per la riottosità che i forzisti dell'ex maggioranza di Hullweck dimostravano nei confronti del partito, cioè nei suoi. E allora perché, ad un anno abbondante dalle elezioni comunali, non ha dato le dimissioni facendo entrare l'ex assessore Michele Dalla Negra, un suo fedelissimo?
E veniamo al nocciolo della questione. La Sartori non abbandona il suo scranno perché intende dare un messaggio preciso: che lei, pur non stando in trincea, è sempre la generalessa a cui il sindaco deve rivolgersi nei problemi cruciali. Sottinteso: lei, e non un'altra. E quest'altra è Manuela Dal Lago. L'ex presidente della Provincia, leghista della corrente di Bobo Maroni, è oggi vicecapogruppo alla Camera del partito bossiano. Un riconoscimento niente male, che le consentirebbe, almeno in linea teorica, di diventare un domani sottosegretario se non ministro in un futuro esecutivo targato centrodestra, in caso di elezioni anticipate (o magari proprio in questo, se dovesse scapparci un rimpasto, chissà ). Insomma, pare proiettata verso destini ben più importanti rispetto al cortile vicentino. Epperò.
C'è sempre un'ipotesi sul tappeto, l'eterno sogno trasversale che non dispiace alla frangia più moderata del Partito Democratico, quella riconducibile all'associazione Vicenza Riformista di Ubaldo Alifuoco: il "governo dei migliori", con candidato sindaco la Manuelona forte di una sua lista civica in cui confluirebbero i riformisti di tutti i lidi. Lei, così dicono i beninformati, non avrebbe mai smesso di pensarci. Tanto meno lo avrebbe fatto Alifuoco. Il guaio per loro è che nel gruppo consiliare del Pd hanno solo due elementi (Formisano e Isabella Sala), tutti gli altri sono ligi al patto di fedeltà che li lega a Variati, che di Alifuoco&company non vuole nemmeno sentir parlare.
La Lega vicentina, poi, è nelle mani dell'altra corrente, quella calderoliana, che fa capo al successore della Dal Lago a Palazzo Nievo, Titti Schneck, e al parlamentare Stefano Stefani. Il quale ha posizionato il fido Stefano Filippi ad affiancare Manuela in Comune, ma la spartizione interna prevede comunque che sia lei, la Dal Lago, a gestire il Carroccio a Vicenza città . In ogni caso, il partito non la seguirebbe mai in improbabili progetti civici.
Che tra l'altro farebbero alzare le barricate da parte della Sartori. Le due continuano così ad essere rivali, e difatti la Sartori resta in consiglio solo per fare da contrappeso alla Dal Lago e presidiando simbolicamente il campo berico nella guerra regionale, anzi di tutto il Nord, fra Pdl e Lega. Una lotta di sumo, visto che la donna forte leghista tiene un profilo molto basso. Segno che, pur inseguendo sogni di gloria romana, standosene buona e non bruciandosi vuole tenersi aperte tutte le possibilità , compresa quella di sfidare Variati nel 2012. Finchè resta in sella quest'ultimo, in ogni caso, non c'è trippa per gatti per nessuno. E infatti, forse siamo troppo maliziosi, ma a noi viene da pensare che alla Lia faccia comodo un Achille tutto sommato stabile sulla sedia: perché stoppa trasversalismi che non convengono né a lei né a lui. Certo, avesse vinto la Sartori, a quest'ora si sarebbe scatenata una guerra frontale coi poteri forti che stanno dietro al disegno "migliorista", cosa che Variati evita per non farsi rovesciare addosso una gragnuola di attacchi da parte della stampa sotto il loro controllo. La parlamentare europea, invece, si sarebbe fatta meno scrupoli, visto che a lei, delle campagna giornalistiche, importa molto meno.Â
Variati e Sartori a braccetto nell'ombra contro la nemica comune Dal Lago (e compagnucci): chi dice che la politica si divide ancora soltanto fra destra e sinistra?
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