Quotidiano | Categorie: Politica, Fatti

14 Agosto, cosa farà Rucco in memoria dei massacri di Pontelandolfo, Casalduni, Campolattaro? O in memoria di Pier Eleonoro Negri...

Di Giuseppe Di Maio Martedi 14 Agosto 2018 alle 09:57 | 2 commenti

ArticleImage

Chissà se anche il sindaco Francesco Rucco seguirà l'esempio del suo predecessore Achille Variati e dedicherà la mattinata odierna alla commemorazione dei martiri di Pontelandolfo e Casalduni. Chissà se preferirà stare sotto la lapide sul muro di casa Negri in piazza santo Stefano, o nella nuova piazzetta Pontelandolfo in Borgo Berga di fianco al Tribunale. Ma potrebbe anche fare un'inedita celebrazione in via Pier Eleonoro Negri, una viuzza dei Ferrovieri, che attende da tempo che qualcuno passi a magnificare le gesta dell'illustre concittadino. Oppure, potrebbe restare a casa, in vacanza.

Prima che seguisse la difficile integrazione nazionale, e prima ancora della controversa annessione del Veneto all'Italia, il numero di carabinieri e dei soldati nelle regioni meridionali, subito dopo la conquista sabauda, arrivò a 120mila unità. A queste vanno aggiunti i corpi della guardia nazionale attive in Italia fino al 1876. Lo attesta Franco Molfese, storico onesto e avveduto, a cui venivano sottratte le prove documentali mentre nei sotterranei del parlamento cercava di recuperare la verità sulla nostra storia unitaria. La sua "Storia del brigantaggio dopo l'Unità" è un testo ormai fondamentale della storia contemporanea, da cui risalta principalmente l'interesse a tenere celate le notizie che riguardano la conquista del "sud". Dal suo lavoro in appresso, nessuno storico attuale si contenta di fare da altoparlante alla narrazione dominante, alla ridicola spedizione garibaldina e ai felici plebisciti.

Giustino Fortunato e Francesco Saverio Nitti, tra loro conterranei, precedono nella triste coscienza della verità unitaria Antonio Gramsci, il quale nel suo "Lanzo ubriaco", un articolo sull'Avanti, così dipinge la storia unitaria: «...Lo Stato italiano ha dato il suffragio solo alla classe proprietaria, è stata una dittatura feroce che ha messo ferro e a fuoco l'Italia meridionale, e le isole, crocifiggendo, squartando, seppellendo vivi i contadini poveri che gli scrittori salariati tentarono infamare col marchio di "briganti"».

E fu per il pretesto di proteggere la popolazione dai briganti che le colonne di Lamarmora e Cialdini passarono per le armi più di 10.000 persone con processi sommari. Le cifre sono incomplete nelle province considerate e totalmente assenti per quelle di cui non si dispongono dati ufficiali. Non si osa riportare il dato presunto, come fa invece Antonio Ciano, ne "I Savoia e il massacro del sud".

Intanto il 7 agosto 1861, guidati da Cosimo Giordano, gruppi di sbandati renitenti alla leva scendono a Pontelandolfo, già abbandonata dai proprietari e dalle autorità, e raccolgono per via contadini presenti per la festa patronale. Viene proclamato un governo provvisorio allo stesso modo di come era avvenuto a Montemiletto e Montefalcione e in molti altri comuni irpini dell'insurrezione di luglio. Sicché Belli, il governatore di Campobasso, decise di mandare in avanscoperta una colonna militare di una cinquantina d'uomini. Questi, minacciati dalla popolazione, si scompongono e fuggono verso Casalduni, dove vengono raggiunti, processati e quasi tutti trucidati dai contadini. Il 13 dello stesso mese, vengono inviati due reparti di bersaglieri comandati dal colonnello Pier Eleonoro Negri, vicentino, con l'ordine di rappresaglia, che sorprende all'alba del giorno dopo i due villaggi perlopiù abitati da vecchi donne e bambini, senza gli autori delle uccisioni dei giorni precedenti. I paesi sono rasi al suolo, le donne stuprate, gli abitanti arsi vivi tra le macerie. Impossibile fare un'esatta conta dei morti, giacché i bersaglieri distrussero ogni traccia degli archivi comunali.

Sulla strada del ritorno, a Fragneto Monforte, il colonnello Negri inviò un telegramma al gen. Cialdini, il cui testo: "...Giustizia è fatta su Pontelandolfo e Casalduni, essi ardono ancora..." è la testimonianza del prezzo pagato dalle popolazioni meridionali per la conquista sabauda. Giacinto De Sivo, autore della magnifica "Storia delle due Sicilie dal 1847 al 1861", espresse in diretta lo sconcerto per tale massacro. Così scriveva infatti nel sapido libretto de "I Napolitani al cospetto delle nazioni civili": «Briganti noi combattenti in casa nostra, difendendo i tetti paterni, e galantuomini voi venuti qui a depredar l'altrui? Il padrone di casa è brigante, e non voi piuttosto venuti a saccheggiare la casa?»

Una delle prime leggi del parlamento unito, che porta la data del 23 febbraio 1861, diceva che era cominciata una nuova era per l'umanità: ...si commina la multa e la carcere a chi maltrattasse un animale!... E intanto, sterminio d'uomini... Ecco la malafede con cui si inaugura la storia dell'Italia unita, una malafede di cui ancora paghiamo gli effetti.

Oltre all'eccidio di Bronte, e ai massacri di tanti altri borghi meridionali, De Sivo elenca gli stermini di quell'estate del 1861: "Venosa, la patria d'Orazio, ebbe il fuoco; fuoco e sacco ebbero Barile, Monteverde, S.Marco, Rignano, Spinelli, Carbonara, Montefalcione, Auletta , Basile, Pontelandolfo, Casalduni, Cotronei...". Come affermò lo storico Denis Mack Smith, le vittime furono più numerose di tutti i soldati persi dal regno sabaudo nelle guerre di indipendenza contro l'Austria (che furono poco più di seimila).

Dopo quell'estate, i meridionali cominciarono ad emigrare.


Commenti

Inviato Martedi 14 Agosto 2018 alle 12:16

Per Pontelandolfo (e Casalduni) è già stata intitolata un Piazzetta nel complesso di Borgo Berga, dietro il tribunale. E' intervenuta alla Cerimonia la Giunta al completo di Pontelandolfo, con il Sindaco che ha ringraziato. La storia dell'eccidio, completata dall'antefatto è stata divulgata dal sottoscritto, dopo aver preso atto dei documenti venuti alla di recente e pubblicati dal mattino di Napoli. Per quanto riguarda Negri, è stato rifugiato politico in Piemonte dopo i fatti Vicentini del X giugno 1848, arruolato nell'esercito Piemontese, 18 anni prima dell'Unità d'Italia, pertanto non credo ci siano addebiti da farsi per la sua "vicentinità". Grazie.
Inviato Mercoledi 15 Agosto 2018 alle 09:27

Condivido l'articolo che espone obiettivamente un brutto capitolo di storia dell'unificazione Italiana.
Ciò che non capisco è il senso della premessa, permeata, forse, da leggera ironia, su cosa farà questa mattina il Sindaco.
L'estensore del pezzo ipotizza 4 possibili opzioni, gli sarei grato se volesse ragguagliare i lettori sulla scelta che farà il Sindaco.
Inoltre -e soprattutto- sarei interessato a capire cosa potrebbe fare la comunità vicentina, per rimediare alla colpa storica, dopo la dedica della "piazzetta Pontelandolfo" unita alla pubblica commemorazione allora svolta.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network