Anni fa, è un esempio, ci furono "enciclopedie" sulle accuse a Gianni Giglioli che ogni giorno il quotidiano locale ci propinava a sostegno della sua colpevolezza per la questione Aim. L'allora assessore di Achille Variati si dimise di conseguenza per non metetre in difficoltà la sua amministrazione con un gesto unico nell'Italia post tangentopoli, che senza, purtroppo, stroncare i criminali decapitò un'intera classe politica, colpevole di prendere soldi essenzialmente per il proprio partito, senza che ne fosse pronta un'altra con gli effetti devastanti che subiamo e che iniziarono con l'avvento al potere di Silvio Berlusconi, padre putativo di una progenie di para-politici, in ultimo Matteo Renzi, che oggi con la politica fanno affari essenzialmente in prima persona.Â
Ieri - scrive nella nota che pubblichiamo la Rsu di Miteni - a pagina 8 dell'edizione di Vicenza Il Corriere del Veneto (di sotto* l'articolo, ndr) ha pubblicato una notizia in cui si riportano alcune accuse, che il quotidiano attribuisce ai vertici della Miteni, circa una possibile responsabilità dolosa di dipendenti dell'azienda relativamente ai recenti casi di inquinamento da "GenX". La Rsu di Miteni rende noto che ritiene offensivi, falsi e addirittura demenziali tali aberranti addebiti.
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Acque del Chiampo S.p.a. è il gestore del servizio idrico integrato, investito per legge, ai sensi degli art.li 147 e seguenti del D.Lgs. 152/2006, di funzioni pubbliche di tutela della risorsa idrica. Spetta infatti al gestore l'obbligo di assicurare efficienza, affidabilità e sicurezza del servizio e la conseguente adozione delle pertinenti azioni di controllo e interdizione di eventi che possano pregiudicare lo svolgimento del servizio pubblico e la conservazione e tutela della risorsa idrica. L'Azienda ha perciò da tempo promosso iniziative, anche presso l'autorità giudiziaria, funzionali allo svolgimento dei propri compiti istituzionali.
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"La Regione deve far chiudere la Miteni, bonificare il sito contaminato e promuovere una causa civile per il risarcimento dei danni subiti da comuni, consorzi acquedottistici, allevatori, agricoltori, cittadini". Questa la richiesta formulata in una nota dal Consigliere regionale Andrea Zanoni (Partito Democratico) nell'ambito della discussione relativa alla mortalità retrospettiva causata da esposizione a Pfas. "Lo studio condotto da Enzo Merler e Paolo Girardi, epidemiologi dell'università di Padova e di Verona, illustrato a Venezia il 22 e 23 febbraio scorsi durante il workshop internazionale organizzato dalla Regione Veneto sui risvolti della contaminazione che ha avvelenato suolo e acque di 23 comuni, in una superficie di circa 150 kmq popolata da 120 mila persone a cavallo delle province di Vicenza, Padova e Verona - spiega il Consigliere - ha dimostrato che tra il personale di Miteni la mortalità retrospettiva degli addetti direttamente esposti alle sostanze perfluoralchiliche (i Pfas) risulta superiore alla media con un'incidenza anomala di tumori al fegato, alla vescica, al rene e con picchi di cirrosi, diabete ed ipertensione. Lo studio ha anche messo in evidenza come dal 2004 al 2012 le concentrazioni di Pfoa nel sangue dei lavoratori, si siano attestate tra i 5 e i 10 mila nanogrammi per grammo".
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Una delegazione del Movimento 5 Stelle del Veneto ha incontrato oggi il Procuratore capo della Procura della Repubblica di Vicenza, Antonino Cappelleri, per fare il punto della situazione sui Pfas. All'appuntamento, come si legge in una nota del M5S, hanno partecipato il senatore Enrico Cappelletti, il consigliere regionale Manuel Brusco, la consigliera comunale Sonia Perenzoni e l'avvocato Edoardo Bortolotto: si è trattato di un incontro durante il quale il Movimento ha espresso grande preoccupazione per quanto sta accadendo in Veneto. Assieme al Procuratore capo c'erano i pm Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner, che seguono la vicenda dei Pfas.
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Numeri da capogiro quelli emersi oggi presso la caserma della Guardia di Finanza di Vicenza (qui maggiori dettagli). Sono 29 le persone messe in stato di fermo, mentre 218 sono il totale degli indagati, 180 le società coinvolte, un giro d'affari che interessa non solo il territorio vicentino ma tutto il territorio nazionale e internazionale. L'organizzazione, come hanno spiegato durante la conferenza il Tenente Colonnello Fabio Dametto ed il Capitano Angelo Aloi, attraverso una rete di società , "cartiere" e altre "filtri broker" sono riuscite a evadere IVA per un totale di 133.417.134 milioni di euro, con un fatturato complessivo per operazioni inesitenti di 926.277.829 milioni di euro, che permetteva cosi alle società di evadere imposte nei confronti dello stato e alla fine di operare una concorrenza sleale sul mercato.
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Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza ha sgominato un’organizzazione criminale operante in Veneto, ma con ramificazioni anche all’estero, con l’accusa di associazione per delinquere, ricettazione, falso, indebito utilizzo di carte di credito e tentata truffa: arrestate quattro persone, di cui tre in carcere e una ai domiciliari, e quindici italiani e stranieri sono indagati.
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Comando Provinciale Guardia di Finanza Vicenza - Individuate fatture per operazioni inesistenti emesse ed utilizzate per circa mezzo miliardo di euro: 32 soggetti denunciati all'autorità Giudiziaria. Recuperati a tassazione maggiori elementi reddituali per 306 milioni di Euro. Coinvolte 30 imprese, tra cui 16 società di capitali con sede in Veneto, Lombardia e Calabria. Prosegue l'attività a contrasto delle frodi fiscali: negli ultimi mesi effettivamente "incassati" dall'erario circa 100 milioni di euro.Continua a leggere