In vista del discorso di fine anno di Napolitano e prima delle nostre "umili" considerazioni di fine anno, pubblichiamo il discorso del 1983 di Sandro Pertini. Preventivamente, tenendo conto delle esternazioni di Napolitano, posso dire "Che differenza!".
Imbarazzante l'atteggiamento della Boschi che non risponde a una precisa domanda dei giornalisti sull'imputato Verdini ("ma allora con Verdini ci parlate ancora oppure no") e, con il solito sorriso di circostanza e la nota arroganza, scappa "per non perdere un aereo" attorniata da suoi "collaboratori". Ma ancor più gravi le parole pronunciate da Napolitano ieri in occasione della "giornata delle forze armate.
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Il rieletto presidente della Repubblica, Giorno Napolitano, dice la sua sulla cosiddetta "riforma del lavoro" annunciata da Renzi e si schiera decisamente dalla parte delle (im)posizioni del governo. Si esprime, infatti, con un "basta conservatorismi e corporativismi, ci vuole coraggio" che la dice lunga.
Renzi, da San Francisco (ma che sia andato negli Stati Uniti anche a prendere ordini?), afferma che "l'Italia ha bisogno di una rivoluzione sistematica su tutti i principali punti, serve un cambiamento violento".
E' avvenuto un fatto politico di grande rilevanza e mai visto nella storia della nostra democrazia: i parlamentari dell'opposizione si sono recati a piedi al Quirinale per chiedere al Presidente della Repubblica come garante delle Istituzioni di intervenire per impedire la limitazione delle prerogative del Parlamento da parte del Governo Renzi durante la discussione della legge di riforma della Costituzione. Napolitano non li ha ricevuti.
Giorgio Napolitano si schierò fin dall'inizio contro Enrico Berlinguer che, sulla "questione morale" *, esprimeva la posizione ufficiale del Partito Comunista di allora con parole che oggi sono ancora un monito per tutti. Lo osteggiò in ogni maniera, e oggi si capisce ampiamente perchè alla luce degli avvenimenti che hanno contraddistinto e segnano ancora il suo duplice mandato esercitato sempre di più con un'interpretazione a dir poco allargata di quelle che sono le prerogative costituzionali della figura unificante del Presidente della Repubblica.
Da VicenzaPiù n. 271 - Sappiamo tutti che la crisi che ormai stiamo vivendo da anni nasce come crisi finanziaria e solo successivamente impatta anche nel campo economico. Per molti è la crisi dei "mutui subprime", ed è senz'altro vero, ma l'incubo arriva con il fallimento di Lehman Brother's che, ricordiamolo, era una delle più importanti investment Bank del mondo. Il suo fu il più grande fallimento nella storia delle bancarotte mondiali, qualcosa pari a 613 miliardi di dollari il debito quantificato alla fine.
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