Si è svolta oggi a Villa Spineda a Venegazzù di Volpago del Montello l'Assemblea dei Soci Veneto Banca, presieduta dal Presidente dell'Istituto ing. Massimo Lanza, alla quale hanno partecipato 147 soci in proprio o per delega, in rappresentanza del 97,66% del capitale sociale. In merito ai punti all'ordine del giorno, l'Assemblea ha deliberato: la nomina di tre Consiglieri di Amministrazione: Fabrizio Viola, Alessandro Potestà e Paola Pierri (tutti quali amministratori indipendenti), per gli esercizi sociali 2016, 2017 e 2018. La nomina del Collegio Sindacale per gli esercizi 2017, 2018 e 2019 così composto: Marcello Condemi (Presidente), Francesca Cecchin (Effettivo), Diego Cavaliere (Effettivo), Chiara Curti (Supplente), Lorenzo Tirindelli (Supplente).
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Si è tenuta oggi, 28 aprile, l'assemblea degli azionisti della Banca Popolare di Vicenza chiamata ad approvare il bilancio 2016 chiuso con una maxi perdita da 1,9 miliardi di euro. In Fiera, luogo dove si è svolta l'assemblea, erano presenti 254 soci, in rappresentanza del 99,34% del capitale. Il presidente Gianni Mion, all'inizio dei lavori, ha affermato: "Questo e' il primo bilancio presentato da questo consiglio di amministrazione ed evidenzia la difficile situazione economia, patrimoniale e reputazionale della banca. Purtuttavia si e' ritenuto che la scelta migliore fosse di redigere il bilancio nella prospettiva della continuità aziendale". I piccoli azionisti hanno gridato a gran voce "risarcimento" e chiedono interventi urgenti da parte della banca.
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Dal suo punto di vista, è persino coerente: Vincenzo Consoli, ex direttore generale ma soprattutto deus ex machina di Veneto Banca,vuole i suoi soldi - più correttamente, quelli che lui ritiene siano i soldi che gli spettano - e li vuole tutti. Per la precisione, sono la bellezza di 3 milioni e mezzo di euro. È questa la cifra per incassare la quale Consoli ha trascinato Veneto Banca in giudizio, davanti al Tribunale del lavoro di Treviso, con due distinti ricorsi che il giudice ha riunificato (per la cronaca, la prima udienza, interlocutoria, si è tenuta la settimana scorsa). Ciò che l'ex direttore generale, indagato (e arrestato) con le accuse di aggiotaggio e ostacolo all'attività di vigilanza, pretende dalla sua vecchia banca, è il pagamento di una serie di somme in conseguenza della risoluzione del rapporto di lavoro, avvenuta consensualmente il 31 luglio del 2015.
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Ora che il dado è tratto e che Veneto Banca (con Vicenza) vedrà lo Stato entrare massicciamente nel capitale, qualche morigeratezza in più andrebbe adottata. Si attende un piano (inevitabile) di taglio dei costi da lacrime e sangue. E l'esempio dovrebbe partire come sempre dall'alto. Un buon esempio lo fornisce l'ad di Veneto Banca, Cristiano Carrus. La sua retribuzione annua è di 1,1 milioni di euro, più benefit per un costo azienda che supera il milione e mezzo. Stipendio lievitato dopo che Carrus, entrato in Veneto nell'ottobre 2014, quando ancora imperava Consoli, è salito dalla carica di vice-direttore generale, a Dg, per poi divenire a fine 2015 amministratore delegato. Per una banca che continua a perdere denaro a fiotti, e che ha tuttora costi operativi che si mangiano tutti i ricavi, forse un sacrificio andrebbe chiesto anche ai piani alti. Tanto per dare un'idea l'ad di Vicenza Fabrizio Viola prende (non da dipendente) 700mila euro la metà del costo, per la banca, di Carrus.
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Pubblicato l'11 aprile alle 15.45, aggiornato col video il 12 alle 1.15. «Il 19 aprile sarà pagato il corrispettivo dell'Offerta di Transazione, pari a 192,8 milioni di euro. Hanno aderito 66.770 azionisti (71,9%), portatori del 68,7% delle azioni comprese nell'Offerta di Transazione. L'8 maggio 2017 parte il fondo per azionisti in condizioni disagiate ("Iniziativa Welfare")». Lo ha annunciato martedì 11 aprile la Banca Popolare di Vicenza (nel video l'intervento di Fabrizio Viola, Ad della BPVi e presidente del Comitato strategico di Veneto Banca di cui proponiamo anche una "pillola" qui) in una conferenza all'Hotel Sheraton a Padova tenuta insieme a Veneto Banca che ha ugualmente rinunciato alla "condizione sospensiva" prevista dal regolamento rendendo efficace l'offerta di transazione.
Durante la conferenza stampa odierna di ufficializzazione del buon esito della transazione le domande sono state fatte essenzialmente a Fabrizio Viola, Ad della Banca Popolare di Vicenza e presidente del Comitato strategico di Veneto Banca, quindi il vero traghettatore per conto del Fondo Atlante delle due ex Popolari Venete verso un futuro ancora incerto, con Gianni Mion a fare il padre putativo veneto e Lanza e Carrus di sfondo. Tra tutte le domande una riguardava le voci che lo vorrebbero sulla via dell'addio al progetto visto che, provocava la collega che aveva posto questo quesito, l'ex MPS sembrava avesse fatto un bilancio dei suoi primi quattro mesi come se fosse quello di un lavoro considearo finito.
Oggi pomeriggio, a Padova, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca presentano congiuntamente le conclusioni sull'Offerta pubblica di transazione, chiusasi lo scorso 28 marzo. L'appuntamento, dopo i rispettivi cda, sancirà il via libera alle operazioni di pagamento dei rimborsi spettanti ai soci che hanno aderito all'offerta (di base, 9 euro per azione in BpVi e il 15% del valore delle azioni al momento dell'acquisto per Veneto Banca). La percentuale raggiunta, infatti - quasi il 70% per entrambi gli istituti, vale a dire 66.712 azionisti per BpVi e 54.359 per Veneto Banca, per un ammontare di azioni, all'interno del perimetro che riguardava l'offerta, del 68,7% per la Vicenza e del 67,6% per l'istituto di Montebelluna - non solo verrà ritenuta soddisfacente dai vertici delle due banche rispetto all'80% dell'obiettivo iniziale, ma rappresenta anche, secondo i board, un segno di consenso e di fiducia da parte dei soci del territorio, fiducia che non può che spingere ad andare avanti nel progetto di risanamento e di fusione.
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Dopo Francesco Iorio e Cristiano Carrus Fabrizio Viola vuole evitare nuovi fake dg, falsi dg e allora ha ordinato di allargare la mazzetta quotidiana di giornali per la rassegna interna. Gli editori gongolano, BCE, Bankitalia e Egon Zehnder no... Continua a leggere
Altro che Monte dei Paschi Paschi di Siena e Banca Etruria. Qualunque metro di paragone scegliate, alla Banca Popolare di Vicenza hanno fatto peggio. Le 350 pagine (e allegati) dell'azione di responsabilità contro 32 ex amministratori e sindaci depositata al Tribunale di Venezia dall'ad Fabrizio Viola sono un viaggio raccapricciante. Viola chiede due miliardi di danni all'ex padre-padrone Gianni Zonine compagnia la cui disastrata gestione ha scassato l'istituto. È una goccia nel mare: tra perdite e capitalizzazioni in fumo sono evaporati oltre 10 miliardi. Solo la forsennata campagna acquisti partita con Zonin alla presidenza (1996) è costata 1,17 miliardi. "Cercheremo di rifuggire da giudizi sommari", scrivono gli avvocati guidati da Carlo Pavesi, ma si fa fatica.
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