Archivio per tag: 11 settembre

Categorie: Politica

Non siamo tutti americani

Venerdi 11 Settembre 2009 alle 16:47
Oggi, nella sede nobile della Provincia, a villa Cordellina Lombardi di Montecchio Maggiore, il comitato vicentino per l'11 settembre commemorerà quella che il suo presidente, Mario Giulianati (uno dei tre firmatari del Patto per Vicenza), chiama "data spartiacque": l'attentato alle Torri Gemelle di New York del 2001. Sarà presente uno stuolo di rappresentanti istituzionali del governo italiano, della commissione esteri della Camera dei deputati, del consolato Usa di Milano, della Regione Veneto, della Provincia di Vicenza, dei Comuni di Vicenza e di Montecchio Maggiore, il Comandante Generale della Setaf ed altre autorità civili e militari. La celebrazione in pompa magna ha lo stesso spirito, dice sempre il forzista Giulianati, del Patto: "e adesso, cosa facciamo?" (Giornale di Vicenza, 8 settembre 2009).

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A Grisignano si ricorda l'11 settembre

Venerdi 11 Settembre 2009 alle 16:15

Fiera del Soco

Cerimonia commemorazione 11 settembre a GrisignanoSi è svolta questa mattina, nella sala consigliare del Comune di Grisignano di Zocco, una cerimonia per ricordare le vittime dell'11 settembre 2001.
Il sindaco Renzo Lotto, la giunta, il consiglio comunale e le associazioni locali hanno ricevuto il colonnello John S. Irgens in rappresentanza del comando Setaf.

« Nel ringraziarla per la partecipazione a questa cerimonia, a nome della giunta, del consiglio, delle associazioni e della gente di Grisignano di Zocco - ha esordito il primo cittadino - la prego di voler testimoniare al generale William Garrett III e a tutta la comunità statunitense presente nel vicentino i nostri sentimenti di amicizia e solidarietà. L'11 settembre 2001 è una data che la memoria del mondo non potrà mai dimenticare e che ognuno di noi porta indelebile dentro di sé. Impegnati ognuno a vivere le nostre vite, quel giorno all'improvviso ci fermammo sgomenti e preoccupati a pensare a quello che sarebbe potuto avvenire. Non fu una reazione emotiva, ma una riflessione personale e collettiva molto forte, intensa. La stessa Fiera, allora, si zittì completamente per un minuto e quel silenzio profondo, vero e allo stesso tempo impressionante che calò su migliaia di persone, ci fa ancora venire i brividi. Capimmo solo allora il vero valore del nostro quotidiano, che non è dato dal benessere che i cittadini di queste terre hanno saputo costruire con le proprie mani, ma dalla possibilità di mantenere vivo, nella pace, un futuro comune ».
« Sentiamo così forte tutto ciò - ha proseguito il sindaco Lotto - che ad un certo punto ci siamo posti la domanda se fosse giusto celebrare nello stesso giorno una festa popolare. L'Antica Fiera del Soco è una tradizione, un albero che affonda le sue radici nella notte dei secoli. Anche se solitario, un albero non sarà mai un simbolo di egoismo, ma al contrario un luogo di solidarietà. E noi, che lo portiamo con fierezza, non potevamo far finta di niente. Non potevamo ignorare questa data, magari giustificandoci con la lontananza. Sì è vero, l'America e New York sono distanti da qui almeno un oceano, ma c'è un'altra geografia, la geografia dei cuori, che unisce le genti e le persone, che conta di più e davvero. Per questo siamo qui. Per ricordare e per celebrare, ma anche per riaffermare i valori comuni e condivisi di giustizia, libertà, pace e democrazia. L'Antica Fiera del Soco nasce dalla terra, dal lavoro duro dei contadini e degli allevatori, dal ritmo delle stagioni. Ci vogliono amore, passione, ma anche coraggio, forza, fiducia e fede. La terra dà, ma vuole rispetto. Per lei e per gli altri. La terra insegna la tenacia, ma educa alla solidarietà. E ci ricorda sempre, in ogni momento, quanto sia fragile la speranza se non vi è condivisione. Uniamo, dunque, assieme le nostre memorie e stringiamoci uno a fianco all'altro. Solo così la notte non ci farà mai paura e la civiltà della vita riuscirà a perforare le tenebre dell'odio. Perchè un seme sa creare la vita anche nel più infernale dei deserti ».

« Sono onorato di essere qui - ha detto il colonnello John S. Irgens - e la ringrazio per l'invito a partecipare a questa speciale commemorazione. Il suo gentile invito è segno di amicizia e solidarietà nei confronti del Generale Garrett e della comunità Usa di Vicenza. E' vero che gli eventi come l'11 settembre avvicinano i diversi popoli e comunità; creano legami duraturi e forti tra coloro che condividono gli stessi valori. Sono grato che entrambi riconosciamo che una condotta incivile, causa di distruzione e paura, può costruire dei legami forti e duraturi tra le genti, le comunità e le nazioni attraverso l'arco degli ideali di coloro che condividono i valori comuni. Di recente io e la mia famiglia ci siamo trasferiti in un paese che non è lontano da qui e siamo stati accolti con calore. Non solo questo è stato reso possibile dalla natura del popolo italiano e dei miei vicini, ma è anche un riconoscimento delle tante analogie che ci legano. In conclusione la ringraziamo per il suo invito e siamo onorati di aver avuto l'opportunità di vivere insieme questo momento di solidarietà con i nostri vicini italiani ».

Il sindaco Renzo Lotto ed il colonnello Irgens si sono quindi scambiati una targa a ricordo di questo momento di amicizia tra le due comunità.

Antica Fiera del Soco
Ufficio Stampa

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Variati commemora l'11 settembre

Venerdi 11 Settembre 2009 alle 16:07

Comune di Vicenza

La paura e la speranza

Sono passati otto anni dalla data che oggi, come già un anno fa, qui commemoriamo. Quell'11 settembre del 2001 il mondo guardò attonito gli aerei schiantarsi sulle Torri Gemelle. Il mondo intero vide le esplosioni, il fuoco, il crollo. Vide le urla e la paura, vide la devastazione e il dolore, ma vide anche il sacrificio di centinai di soccorritori e il coraggio di una nazione.
Come spesso accade nella lunga e tortuosa storia dell'uomo, fu la paura il primo sentimento a farci sentire vicini ai nostri amici d'America, a legarci a loro nella percezione immediata di condividere uno stesso destino, di vivere la medesima storia. Fu la paura a renderci tutti, in quel momento, fratelli. Era istintivo cercare, in quella giornata convulsa, le persone a cui si voleva bene. Abbracciarle se erano lì con noi. Chiamarle, se erano distanti. Per trovare, semplicemente, forza e conforto nella più semplice e spontanea delle condivisioni. In un modo non molto diverso da quello con cui, migliaia di anni fa, gli uomini si stringevano attorno al fuoco per combattere il timore della notte e del buio. Tutti noi, uomini liberi, fummo in quel momento drammatico e incomprensibile resi fratelli nella paura.
E come spesso accade nella storia dell'uomo, e nelle storie individuali di ciascuno di noi, alla paura subentrò il dolore. Fu il dolore per le vite che erano state spezzate, nel conteggio straziante dei morti. Il dolore per chi aveva perso padri e madri, fratelli, figli, amici. Il dolore delle molte storie che avremmo letto sui giornali, e dei messaggi di addio che avremmo ascoltato in televisione e in radio, storie e messaggi di persone come voi e come me. Il dolore per quel simbolo caduto, e che sentimmo tutti non essere un simbolo solo di una città o degli Stati Uniti, ma un simbolo del mondo intero, del nostro Occidente orgoglioso e fiero. Fu il dolore dei discorsi che vennero nei giorni successivi all'attacco, il dolore delle migliaia di candele accese, il dolore di quella ferita apertasi improvvisamente in un paesaggio universale e universalmente amato, quello della skyline di New York, per lasciare un vuoto in tutti noi. E di nuovo, quel sentimento ci rese vicini, e ci legò. Fummo tutti, in quei giorni e nelle settimane che seguirono, fratelli nel dolore.
Sono venuti, negli anni, gli attentati di Londra e di Madrid a portare nel cuore dell'Europa il terrore e l'orrore della guerra e del male, a portare tra di noi la paura e il dolore. E poco tempo fa, in Italia, la tragedia del terremoto in Abruzzo. Certo diversa nelle cause che l'hanno provocata, eppure uguale nei suoi effetti: devastazione, morte, perdita improvvisa delle molte certezze su cui si basa la nostra vita di ogni giorno. Anche qui, nella nostra nazione e a poca distanza da noi, paura e dolore. E anche qui, l'improvvisa consapevolezza, che sempre si risveglia quando su di noi cala la notte, di come una sola sia la storia che viviamo, uno solo il destino, uno solo il mondo, una sola l'umanità che lo abita.
Ma anche nella notte più buia ci consola la certezza di una nuova alba. E anche i giorni più terribili della nostra storia non sono scanditi solo dalla paura e dal dolore. Altri sentimenti ci legano e ci rendono fratelli su questa terra: forse meno immediati ma di certo altrettanto profondi e potenti. Ci lega l'aspirazione alla felicità. Ci lega la devozione alla libertà. Ci lega l'amore per la vita. Ci lega il senso della pietà verso quei popoli che vivono nella paura e nel dolore, ci lega la responsabilità che sentiamo di avere per quelle terre in cui è ancora notte, la notte della democrazia, della libertà, della pace. E ci lega soprattutto la speranza.
Perché tra tutti questi sentimenti è la speranza che fa muovere il mondo. È la speranza in un futuro più luminoso che ci anima nella nostra continua ricerca, che ci infonde il desiderio di migliorarci e di migliorare il mondo attorno a noi, che ci fa considerare i bambini il bene più prezioso, che ci fa combattere le battaglie più importanti, che ci spinge a sollevare lo sguardo dalle miserie per guardare alle stelle. È la speranza che ci fa scoprire, ogni giorno, come in ognuno di noi ci siano la forza e il coraggio per resistere alla paura e al dolore.
Due giorni fa, in un importante discorso pubblico, il presidente degli Stati Uniti ha sintetizzato questa idea con mirabile chiarezza, dandole il sapore di una sfida e invitando la politica ad avere più coraggio. Obama ha detto: "Non siamo arrivati qui per avere paura del futuro. Siamo qui per forgiarlo".
È un messaggio che voglio fare mio e condividere con voi in questo giorno di commemorazione. Perché così come siamo stati fratelli nella paura e nel dolore, siamo anche, tutti noi, fratelli nella speranza.

Achille Variati

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Categorie: Politica

Preghiera per le vittime dell'11 settembre

Mercoledi 9 Settembre 2009 alle 18:41

Comune di Vicenza, 9 settembre 2009

Sindaco di Vicenza e comandante della Ederle invitano la città ad una preghiera ecumenica in ricordo delle vittime dell'11 settembre


Anche quest'anno ci sarà una celebrazione ecumenica per ricordare, vicentini ed americani, le vittime dell'11 settembre 2001. Lo hanno voluto il sindaco di Vicenza Achille Variati e il comandante della caserma Ederle William B. Garrett III.
L'appuntamento, aperto a tutta la cittadinanza, è per le 11 di venerdì 11 settembre nella chiesa parrocchiale dei Servi, in piazza Biade.
Una breve funzione religiosa, animata da canti corali, vedrà il suo culmine nei due discorsi ufficiali del sindaco di Vicenza e del comandante della Setaf.
La cerimonia è stata istituita l'anno scorso come segno tangibile dell'amicizia tra la comunità vicentina e quella statunitense. A suggellare lo spirito dell'iniziativa, il generale Garrett fece dono al sindaco di una teca con le due bandiere italiana e americana legate in segno di amicizia. Oggi la teca è ospitata nella sala della giunta comunale, a palazzo Trissino.

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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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