Vino e Veneto: le radici autoctone dell'enologia
Sabato 4 Settembre 2010 alle 09:51 | 0 commenti
Regione Veneto - Non c'è al mondo un territorio dove il vino abbia radici tanto estese, identitarie, variegate e antiche come il Veneto. La vite e il vino sono parte integrante della storia, della cultura e del paesaggio di questa regione, della quale hanno caratterizzato nei secoli i modi di vita, l'economia, la fama e le tradizioni gastronomiche.
Oggi i vini del Veneto sono uno straordinario ed eccellente biglietto da visita di questa terra: se ne producono circa 8 milioni di ettolitri l'anno, dei quali quasi 3,2 milioni a Denominazione. Gli esportatori della regione vendono all'estero una quantità di vini e mosti equivalenti a circa il 60 per cento della produzione regionale, per una quantità e un valore (attorno al miliardo di euro) equivalente al 28 per cento del totale dell'export italiano di vino. Il vino veneto a DOC è unico perché proviene per la gran parte da vitigni autoctoni e originari (oltre l'80 per cento del totale) e anche da tecniche autoctone, come l'appassimento delle uve su graticci, ad esempio per ottenere un vino maestoso come l'Amarone. E' vario perché è in grado di coprire ogni esigenza e di abbinarsi ad ogni cibo. Solo il Veneto produce in qualità e quantità vini bianchi giovani o di grande temperamento; vini rossi beverini o da lungo invecchiamento, vini rosati, vini spumanti metodo tradizionale o charmat, vini frizzanti, vini dolci, vini passiti. Per non parlare della grappa, distillato che completa la filiera enologica regionale.
Ieri c'è stata la vendemmia della Dorona alla tenuta di Venissa, nell'isola veneziana di Mazzorbo.
I primi grappoli sono stati tagliati dal presidente del Veneto Luca Zaia dal sindaco Giorgio Orsoni, dal presidente della Biennale Paolo Baratta, dagli imprenditori veneti che hanno fatto della produzione da vini autoctoni il loro fiore all'occhiello e dai ragazzi con sindrome di down dell'AIPD - Sezione Marca Trevigiana. Proprio il recupero dell'Uva d'Oro di Venezia esprime una volta di più la volontà di valorizzare ulteriormente l'identità del territorio, riscoprendo e confermando le sue radici autoctone, che sono alla base del successo mondiale dei vini veneti. Perché i grandi vini del Veneto, quelli che hanno fama e apprezzamento nei cinque continenti, hanno tutti un'anima identitaria, profondamente radicata nel territorio e nella storia proprio a partire dai vitigni originari dai quali si ottiene l'uva per realizzarli.
Chi li degusta sorseggia la storia, respira il territorio, la tipicità assoluta e inimitabile. Perché nel Veneto il vino è presente da quanto ne l'uomo vi ha messo piede. E anche prima, se solo si guarda l'impronta fossile di una foglia di ampelidea, vecchia di 50 milioni di anni, ritrovata in Lessinia, a Bolca. È in ogni caso certo il consumo di uva da parte degli antichi abitatori degli insediamenti palafitticoli del Garda e del lago di Fimòn, mentre le prime coltivazioni di vite vinifera sono probabilmente attribuibili alla civiltà paleoveneta ed etrusca. Le prime citazioni documentate dei vini locali sono quelle del Vino Retico, il vino dolce prodotto con uve appassite nella Retia, la regione collinare che agli albori di Roma si estendeva a settentrione della parte centrale della pianura padana. Questo vino è ricordato da Celso Aulo Cornelio, da Columella, da Virgilio che lo pone come secondo solo al Falerno, da Plinio il Vecchio. Da allora in poi le testimonianze e i documenti di una presenza enologica che si evolve si susseguono di continuo: da Cassiodoro, ministro di Teodorico, che descrive con poetici particolari l'"Acinatico", nel quale si percepisce l'antenato del Recioto, al re longobardo Teodorico, che nel suo Editto prevede pene per chi danneggi le viti o ne rubi i grappoli, passando per i Comuni e la Repubblica Veneta. Oggi il Veneto è il più variegato e ricco distretto mondiale di vino autoctono di qualità , ai vertici della considerazione dei consumatori dei cinque continenti.
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