Vino analcolico, l'Orgasmatron dei poveri
Martedi 27 Ottobre 2009 alle 17:00 | 0 commenti
Il vino come la Coca Cola: a questo siamo arrivati. In lattina, deanalcolizzato, manipolato secondo il marketing più fighetto, il succo di Bacco verrà messo in commercio col brand Winezero (ma che originalità !) inventato da due giovani vicentini, Manuel Zanella e Massimiliano Bertolini. I due hanno convinto la casa enologica spagnola Emasin a lanciare sul mercato i loro vini come già si è tentato di fare con scarso successo col prosecco. E' il momento giusto, hanno pensato: con tutto questo gran parlare degli effetti malefici dell'alcol, far bere i giovani diventa una missione per cui val la pena di provarle tutte. Fino a non capirci più niente. Né di vino, né di giovani.Â
I Greci antichi usavano annacquare quello loro, fortissimo, per poterne libare il gusto e l'ebbrezza a lungo. Difatti chi lo donò agli uomini, dice la mitologia, fu Dioniso, dio protettore, si direbbe oggi, dello sballo. Perché al di là del sapore e del piacere che di per sé ne deriva, bere vino serve a darsi una botta di vita, a estraniarsi per un po' da questo mondo, a cullare i pensieri nelle rilassanti sensazioni che prorompono grazie dall'alcol nel sangue. Ognuno a modo suo e a misura propria, s'intende. Ma un vino analcolico è come fare sesso virtuale. Come l'Orgasmatron di Woody Allen: sembra che lo fai, e invece non stai facendo niente.
Dopo un simposio, però, gli ateniesi e gli spartani non dovevano prendere l'auto per tornare a casa. «Ormai in Veneto l'alcol è diventato una vera e propria piaga - ha spiegato il comandante della Polstrada veneta Pietro Saga, a pochi giorni dal suo pensionamento - e sono anch'io veneto quindi non lo dico per accusare e basta. Semplicemente non è possiÂbile che il 30 per cento degli inciÂdenti che si verificano tutti i giorni sulle nostre strade sia causato da persone ubriache, percentuale che sale fino al 50 nei giorni festivi o il sabato sera» (Corriere del Veneto, 27 ottobre 2009). Ciò fa capire una cosa: che i ragazzi l'ubriachezza la vogliono, la cercano, la desiderano. E quando si arriva a questi tassi d'allarme, significa che non è sul problema in sé stesso che bisogna agire, ma sulle cause. E le cause stanno tutte nello spastico regime di vita a cui questa gioventù ben poco canaglia si è assuefatta: incertezza sul lavoro, che non è quasi mai una passione ma una necessità , famiglia appiccicosa e castrante, assenza di grandi scopi, di una fede ideale, di un senso profondo. E una rassicurante coltre d'idiozia tecnologica (sms, facebook, youtube, tv) che ruba il bene più prezioso: il tempo. Mettiamoci nei panni di un giovane di 20-25, anche 30 anni: se l'unico valore dominante è non averne nessuno all'infuori dei soldi da bruciare per togliersi ogni sfizio, se la televisione-mamma inculca i modelli dei tronisti e dei grandifratelli, se chi sta al potere addita come ideale uno stile di vita fatto di piaceri senza dovere, se la società non ha pudore ad autorappresentarsi come un bordello di gente che sgomita e mette sul mercato la dignità e pure il culo, se un progetto di vita è impossibile perchè la precarietà , lavorativa ed esistenziale, è imperante: dico, ma un povero ragazzo cosa volete che faccia arrivato al "weekend", se non bere come una spugna, farsi di droga e correre dietro all'effimero? Non è una giustificazione, sia chiaro. E' che uno, quando arriva il sabato, ne ha i coglioni pieni. E dunque chi diavolo mai se la berrà , quella robaccia in lattina? Si prevede un mesto fallimento.
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Alessio Mannino
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