Vita dura per i "boss" provinciali. E per l'Italia
Venerdi 16 Marzo 2012 alle 11:54 | 0 commenti
Jacopo Bulgarini d'Elci, il portavoce che il sindaco Variati utilizza, in pubblico, solo quando non vuole parlare di problemi, interviene oggi su Il Giornale di Vicenza riguardo alla proposta "ricicciata" il 14 marzo di una sede della protezione civile nel nascituro Parco della Pace e fatta in contrasto con i presidenti provinciali di tre associazioni di categoria: «È bizzarro che i rappresentanti cittadini di alcune associazioni si discostino da quanto fu condiviso dai presidenti provinciali delle stesse».
Chi sono i rappresentanti "sculacciati" dal consigliori (in privato) JBdE? Carlo Rumor, presidente del raggruppamento Vicenza città di Confindustria, Matteo Cavalcante, presidente del mandamento di Vicenza di Apindustria, e Paolo Bottazzi, presidente di Confartigianato Città di Vicenza.
Cambiando pagina leggiamo sempre sul GdV che Sergio Berlato, neo coordinatore provinciale del Pdl, in una riunione tra cacciatori avrebbe trasmesso un messaggio durissimo ai presenti: «Elena Donazzan è politicamente morta, non dovete più invitarla da nessuna parte».
Il tutto seguito dalle chicche che l'aspirante Diana, dea dei cacciatori, ma cavallo di Troia dei galaniani secondo il suo precedente ma congressualmente poco avveduto mentore, avrebbe invitato 115 dei suoi per mercoledì al Viest Hotel per spiegare la rottura col re della caccia e che questi, in una sequenza tragicomica, che fotografa perfettamente il livello da avanspettacolo della politica odierna in partiti morituri, tra cui questo Pdl, abbia invitato tutti gli altri a presenziare alla riunione, con sommo gaudio del barman dell'hotel, per ascoltare (e sculacciare) la cacciatrice di nuovi consensi.
Domanda: ma se i presidenti cittadini vanno così duramente contro i propri referenti provinciali nelle associazioni di categoria e se il braccio destro del coordinatore provinciale gli sferra un poderoso tiro mancino, tutto questo è segno di democrazia o di caos? Disorganizzato, verrebbe da rispondere. Ma a favore dei soliti noti, che nel caos e negli affari ci sguazzano.
E c'è ancora chi pensa che questa Italia, così ben rappresentata da questa Vicenza, potrà ripartire?
Ma cosa dobbiamo aspettarci se anche i professori dicono idiozie e frasi ad effetto?
Come la volgarità che la Fornero (sì, "la Fornero", cara terrena signora mia, tanto lacrimevole quanto arrogante) esibisce straparlando di presunte paccate di miliardi (comunque non suoi), usate come ricatto per costringere i sindacati a firmare accordi della cui bontà non riesce a convincerli una volta che ha riciclato le sue origini popolari nei lucrosi Cda delle banche che rappresenta questo governo da loro nominato.
Come la Cancellieri che, dopo non esserci tornata per 16 anni impegnata com'era anche a comprarsi immobili in giro per l'Italia, elogia le bellezze e i miglioramenti di Vicenza davanti a una claque plaudente fatta di sindaco, prefetto e presidente della banca amica di zona, con emanazioni nella ... vicina Sicilia.
Come un governo che ammette di non poter indicare alla Fiat la strada da percorrere, cosa che, invece, ha fatto quel povero nero di Obama con dittarelle come la General Motors e la Chrysler.
E come un Monti così asservito ai padroni di Berlusconi da alzare mediaticamente la voce con i forti (solo quella, tanto c'è sempre e subito dopo un emendamento da sfornare per salvarli con la complicità dei partiti faccendieri) e da sghignazzare sadicamente per tasse e sacrifici soprattutto a carico dei deboli.
Per non parlare di un'Italia che ruba soldi a se stessa (tra tangenti e fondi dei partiti nelle tasche dei tesorieri e dei loro capi oltre che in Tanzania).
Questa è un'Italia che pubblicizza la sua ritrovata credibiltà europea quando subisce i diktat di fuhrer Merkel per i sacrifici economici e per il suo modello tedesco del lavoro (eppure abbiamo già avuto un altro fuhrer da cui imparare la lezione) ma che dovrebbe usare meglio le lacrime di Fornero davanti alla nullità che rappresenta per i marò fermati dall'amica India e per l'italiano ucciso in Nigeria dal blitz degli "amici inglesi".
Tutto a insaputa di ... Terzi, che, inascoltato, aveva "consigliato" alla nave italiana, civile ma con militari a bordo, il non approdo e che mai e poi mai la (nuovamente?) perfida Albione si è sognata di informare sulle sue intenzioni.
Per finire dove abbiamo iniziato, la base Usa a Vicenza, sulla cui interessata avversione Variati ha basato la sua vittoria alle elezioni, è il timbro alle contraddizioni di Vicenza, così tanto italiana nel suo storico e ipocrita conformismo con l'andazzo generale.
Ma se anche nei due episodi che abbiamo esaminato a livello cittadino si leggono in trasparenza le presenze dirette e indirette di nomi come, a salire, Variati, Sartori e Galan, non a caso fratello di sangue di Berlusconi (gli archetipi dell'affare politica), non esistono più contraddizioni, lo diciamo al caro Francesco Rucco, nuovo capogruppo "golpista" del Pdl in Consiglio Comunale, che ne parla sempre su quel GdV che oggi non vedeva l'ora di riaffermare come alla base dell'indagine ci sia la falsa esistenza di denunce ufficiali (intendiamo firmate!), anche se il procuratore reggente Paolo Pecori ci ha messo per iscritto il 12 gennaio 2012 che ancora allora, ben dopo aver aperto un faldone sulle tessere farlocche, era in attesa di « acquisire le eventuali querele degli interessati».
A meno che i querelanti citati dal GdV, vicino per proprietà alla filiera dei predetti potentati indigeni, non lo siano a loro insaputa. Farlocchi come le tessere.
Credit: Giulio Bernardi
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