VicenzaPiù n.200:Gazprom in Aim,piano fallito
Domenica 31 Ottobre 2010 alle 08:18 | 0 commenti
Quattro anni fa stava per andare in porto una trattativa segreta con la multinazionale russa del gas. Operazione conclusa quest'anno da Ascopiave di Treviso
I russi sono fra noi. E arrivano direttamente nelle nostre case attraverso il gas. L'Eni acquista ogni anno dalla multinazionale Gazprom, il gigante russo dell'energia, 25 miliardi di metri cubi di gas, e Eni e Gazprom sono soci in Promgas, un'altra società importatrice. Ma la porta con cui la corporation moscovita intende espandere il suo business in Italia è il Veneto.
E' notizia recente che la filiale italiana avrà sede a Verona, considerata ottimale per la sua posizione strategica. A nordest, appunto. Nella zona in cui Gazprom ha mosso le sue pedine chiudendo un contratto di fornitura da 1,5 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno fino al 2021 con la multiutility trevigiana Ascopiave. Un rapporto privilegiato che, ha spiegato il presidente di Ascopiave Gildo Salton, «ci permette di essere competitivi sui prezzi di vendita del gas e, quindi, di essere attrattivi per le alleanze» (Corriere del Veneto, 8 ottobre 2010).
Russia azionista
Quello su cui invece non è mai trapelata più di qualche indiscrezione generica è che la multiservizi vicentina Aim stava per far andare in porto la stessa operazione nell'ormai lontano 2006. Erano gli ultimi mesi del consiglio di amministrazione targato centrodestra. A capo di Aim Vendite, la società del gruppo che si occupava del gas, era l'avvocato Alessandro Moscatelli, oggi nel direttivo provinciale del Pdl. Allora di Gazprom si parlava ancora poco, da queste parti. A quei tempi numero uno del colosso era Dmitri Medvedev, oggi capo dello Stato russo. Nell'inverno 2006 Aim Vendite aveva già chiuso un accordo commerciale per rifornirsi di gas dalla Russia per l'anno termico 2008-2009, e seguendo vari passaggi, nel giro di altri sei anni gli uomini di Medvedev si sarebbero seduti nel cda di Aim Vendite rilevandone il 49% (mentre il 51%, la maggioranza delle azioni, sarebbero rimaste al proprietario di Aim, il Comune di Vicenza). Nel 2015, insomma, Gazprom sarebbe diventata il socio forte di San Biagio.
Breve e lungo termine
Nell'immediato, si trattava di un affare molto vantaggioso per Aim. Gazprom, infatti, così come fa oggi con Ascopiave avrebbe venduto a cifre basse a tal punto da consentire ai vicentini di offrire alla propria clientela un prezzo finale fino al 30% in meno rispetto al prezzo di mercato. Il che avrebbe potuto indispettire l'Antitrust, visto che praticare prezzi stracciati distorce il mercato (effetto dumping, in gergo). Un rischio evitabile modulando l'offerta finale in modo da non risultare troppo bassa.
A medio-lungo termine, invece, la trattativa rientrava nella seguente logica: "se non puoi battere il nemico, fattelo amico". O meglio: dato che la potenza di Gazprom in termini di dominio sul mercato mondiale avrebbe reso inevitabile l'entrata massiccia dei russi anche nel nostro Paese, era più intelligente e conveniente venirci subito a patti, diventandone alleati. Era un ragionamento che aveva la sua lungimiranza, come i fatti di oggi dimostrano. Ma allora era forse un azzardo. Gazprom metteva sul piatto una disponibilità immediata di 200 milioni di metri cubi, e la prospettiva di vederli fare il loro ingresso a piedi uniti nel capitale sociale di Aim rappresentava un'ipotesi troppo spericolata. L'idea era imprenditoriale allo stato puro: pensare esclusivamente in termini di mercato, e aprire al nuovo attore dominante. Troppo imprenditoriale, per chi, con altrettante buone ragioni, considera le multiservizi controllate dai Comuni, cioè proprietà dei cittadini, dei beni pubblici da salvaguardare dalle speculazioni private.
Top secret
Ecco il motivo per cui, quattro anni fa, il matrimonio Aim-Gazprom rimase all'oscuro di tutti, persino del presidente di Aim, Beppe Rossi. Il quale invece, almeno fino al dicembre 2006, lavorava perché prevalesse l'altra ipotesi, questa tutta locale: il famoso (o famigerato, a seconda dei punti di vista) "piano Borra", dal nome dell'advisor Maurizio Borra che l'aveva preparato. Era il progetto che prevedeva di creare una società del gas fra Aim e una cordata di imprese locali (fra cui la Valbruna, Beltrame, Mastrotto, Marzotto, Stabila, ecc) congegnata in modo sperequato per Aim, cioè per il pubblico, a tutto favore dei privati. Su quel piano si arenò il cda di Rossi. Il "piano Moscatelli" con Gazprom, invece, non ebbe seguito perché al momento dell'avviso di garanzia che colpì il consigliere di amministrazione assieme agli altri, il 24 aprile 2007, mancava solo la firma finale. Dimessosi il giorno stesso, l'indomani i russi, che basano le relazioni d'affari su quelle personali, ritennero decaduto ogni impegno. E quello che nel 2007, corretto e sbagliato che sia, poteva riuscire ad Aim, nel 2010 è riuscito ad Ascopiave. E intanto a San Biagio nulla si muove sul fronte del mercato. Che, piaccia o no, è sempre più internazionale.
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