Vicenza un tempo ricca, oggi impoverita: da BPVi, crisi e... Achille Variati
Sabato 14 Gennaio 2017 alle 09:02 | 0 commenti
La città di Vicenza, un tempo ricca, è oggi impoverita. Per questa nuova condizione determinanti sono state diverse cause, alcune di vecchia data, come la gestione della Banca Popolare di Vicenza di Gianni Zonin, a quanto dicono gli esperti fin dal 2001. Altre due iniziate invece nel 2008. La prima è la crisi a livello mondiale che ha causato la perdita di posti di lavoro, di imprenditoria e di parecchio denaro investito in prodotti finanziari non propriamente sicuri, ma che venivano spacciati come sicuri e redditizi. La seconda causa è stata l'elezione all'Amministrazione comunale di Achille Variati, reduce da non proprio brillanti risultati durante la prima gestione di Vicenza, ma che fu eletto di nuovo sposando, lui single, la vicenda della base americana e promettendo ciò che si sapeva non poteva promettere. La costruzione della nuova base americana non dipendeva certo dall'amministrazione comunale, ma dal Governo centrale, quello di Roma.
All'epoca l'OK fu dato da Romano Prodi e, affidata a Paolo Costa del partito Democratico la gestione della costruzione, tutto doveva andare liscio, come è avvenuto con gran soddisfazione dei costruttori e col silenzio colpevole proprio del Partito Democratico sia centrale sia locale. Ma, si sa, forse pecunia non olet.
La base americana fu costruita nonostante l'opposizione di gruppi vari, area antagonista, intellettuali che giocavano a comperarsi quote di un terreno che doveva impedire la costruzione dell'ingresso alla base e perfino tra sacerdoti che andavano a recitare parti della Via Crucis non per l'edificazione delle anime, ma contro gli americani. La città si ritrovò, grazie all'abile politica variatina con un capitolo di spesa in più, acquisendo un terreno che deve diventare un grande parco e che al momento richiede solo spese. Spese pesanti, che nessuno calcola veramente: si narra del costo di costruzione, ma della gestione no e sarà quella che peserà , invece, sulle casse del Comune. Quanto alle famose compensazioni: chi le ha viste? Ma intanto si spende per progetti di fattibilità e quindi ci si impoverisce e non si incassa nulla.
Accanto a queste spese presenti e soprattutto future, il sindaco ha pensato bene di vendere le quote della società Autostrade Serenissima, un bel po' di milioni e un reddito assicurato e soprattutto la possibilità di avere con la società stessa buoni riscontri, come ad esempio il restauro del cavalcavia a Ponte Alto. La società Autostrade ha collocato recentemente proprio prima del cavalcavia il cartello: fine della tratta di competenza. A corollario nessun progetto e, more solito, nessun bilancio delle spese compiute con il ricavato è stato esibito, a quanto risulta, alla cittadinanza, come pure richiesto dal consigliere Marco Zocca il 16 aprile 2012.
Impoverito poi il Comune lo è stato dall'accordo tra la Fiera di Vicenza e Rimini Fiera, la piccola società è oggi solo una piccola quota della nuova società e chi comanderà non saranno certo i vicentini.
Ultimo impoverimento ora è l'accordo tra le aziende municipalizzate di Verona e Vicenza; si creerà un nuovo colosso, dicono, ma chi avrà la vera capacità decisionale? I veronesi, perchè più forti economicamente. Il sindaco vicentino, che poteva a piene mani disporre dei redditi di AIM, speriamo non elemosinerà qualcosa a Verona per essere sponsorizzato per qualche avvenimento.
Alla fine il bilancio: Vicenza perde fonti di reddito, tra cui, anche se minima, quella legata al valore di azione della Banca Popolare detenute dal Comune, e perde anche la possibilità di attingere all'importante patrimonio della Fondazione Roi, vista la situazione venutasi a creare, ma aumenta le spese presenti, progetti di fattibilità , illusioni culturali sacrileghe e lo sperimentalismo di maniera ormai obsoleto.
Forse sarebbe bene che il sindaco ricordasse uno degli antichi adagi, di cui Erasmo da Rotterdam fece un catalogo, "i parchi non danno pane" (horti non dant panem), e che per amministrare il principe, diceva sempre Erasmo (in Institutio principi christiani) deve sapere fare bene i conti, non quelli dei titoli, ma quelli dei "schei"!
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