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Vicenza città dell'Unesco ora diventa meta turistica "militare"

Di Edoardo Andrein Domenica 4 Agosto 2013 alle 23:49 | 0 commenti

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C’è una nuova forma di turismo a Vicenza. La città patrimonio dell'umanità secondo l'Unesco, simbolo e culla delle opere del Palladio, spesso solo fugace tappa di passaggio per turisti provenienti dal balcone di Giulietta e Romeo a Verona o dal fascino delle calle sull’acqua di Venezia, ora diventa meta per gruppi di giovani e particolari turisti come quelli che si sono trovati oggi in piazza Matteotti in una bollente domenica d’agosto.

Sono arrivati da tutto il mondo per discutere e approfondire il processo di militarizzazione che ha riguardato la città di Vicenza, reso celebre negli ultimi anni dagli avvenimenti riguardanti la costruzione della nuova base statunitense. Un percorso quello intrapreso dai partecipanti che si svilupperà fino all’8 agosto attraverso una serie di iniziative promosse grazie all’International Summer Camp organizzato da Pax Christi Italia e che ha come filo conduttore il tema “Città, non basi militari”.

Oggi come inizio della loro avventura i ragazzi e le ragazze, presenti in maggioranza, hanno avuto l’opportunità e il piacere di passeggiare tra i luoghi più significativi del centro storico berico, semideserto visto il periodo e la calura.

Come ci spiega, però, Emanuela Bortolaso, una delle loro accompagnatrici “questi giovani sono qui soprattutto perchè si interessano ai temi della pace e dei conflitti, vogliono capire come una città così bella possa essere diventata il simbolo della militarizzazione; cercano di raccogliere contributi da quest’esperienza utili per agire nelle loro rispettive realtà”.

Ogni sera del campo sarà animata da conferenze e discussioni sulla pace, sui siti militari, ma anche sulle sanguinose battaglie avvenute tra le montagne vicentine che hanno segnato per sempre la storia di quei territori e delle persone che li abitavano. Poi nei prossimi giorni i giovani partecipanti faranno visita nelle varie installazioni militari presenti nel capoluogo e nel vicentino.

Un miscuglio di esperienze quello dei partecipanti, grazie alle loro diverse provenienze. Victory, ad esempio, viene dal Congo, paese centroafricano ricco di oro e diamanti e teatro in passato di violenze e crudeltà messe in atto dai feroci dittatori che si sono succeduti al potere. Lei e la sua famiglia sono riusciti a scappare e ora sta facendo esperienza come volontaria all’Onu:

“Io sono qui - racconta in francese Victory - per dare il mio contributo e incoraggiamento alla pace, seguendo anche il messaggio di Papa Francesco che esorta noi giovani a impegnarci per cambiare la mentalità delle persone più grandi: a Vicenza ci sono tante basi e voglio capire l’impatto che possono avere sulla pace mondiale”.

Elizabeth, invece, proviene proprio dagli Stati Uniti, dal North Dakota ed è un po’ imbarazzata a parlare delle basi militari costruite in città dai suoi connazionali statunitensi; ci dice però come sia “felice di essere stata accolta con amicizia dagli altri partecipanti al camp”, ed è orgogliosa di far sapere che lei “in America lavora anche per l’associazione Pax Christi, per dare il suo contributo alla pace”

Poi c’è Francesca, italiana di Verona, che ci spiega l’interessante iniziativa che sta portando avanti negli istituti scolastici della sua città:

“Abbiamo organizzato un collettivo di giovani per la smilitarizzazione nelle scuole, un progetto alternativo in contrapposizione a quello che da qualche anno stanno organizzando i militari italiani, a Pisa ad esempio, dove portano gli studenti in visita nelle basi e fanno anche provare ai ragazzi le pistole; il nostro invece è un progetto di non violenza, sul tema del disarmo, e già diverse scuole preferiscono scegliere il nostro progetto”.

Vicenza per qualche giorno ospiterà questi particolari turisti che, oltre alle meraviglie palladiane, osserveranno con occhio critico il lato militare della città.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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