Vertici Ulss, i commissari salgono a dieci. Per ora Zaia evita le rotture: ecco i papabili
Giovedi 24 Dicembre 2015 alle 19:09 | 0 commenti
 
				
		Con una certa dose di sadismo, il governatore Luca Zaia ha convocato ieri mattina a Palazzo Balbi i direttori generali delle Usl e delle Aziende ospedaliere di Padova e Verona, per svelare l'attesissima decisione sulle nomine in scadenza il 31 dicembre?, nient'affatto, semplicemente per un brindisi ed il rituale scambio degli auguri di Natale. I manager, poi invitati a presenziare all'incontro di fine anno con la stampa (circostanza che a sua volta ha indotto i giornalisti a ritenere imminente l'annuncio, che non c'è stato), dovranno quindi pazientare ancora qualche giorno, a Palazzo si dice fino al 30 dicembre, data cerchiata in agenda come quella d'inizio della rivoluzione in sanità .
Già, perché dopo l'incontro di martedì col segretario generale della  Programmazione Luca Felletti, quello della Sanità Domenico Mantoan,  quello della Giunta Mario Caramel ed il capo dell'Avvocatura Ezio Zanon,  e alla luce degli ultimi pareri legali arrivati sulla scrivania del  governatore, una strategia va delineandosi in modo ormai piuttosto  chiaro. Zaia non intende ri-nominare 24 direttori generali (le 22 Usl,  più l'Azienda ospedaliera di Padova e lo Iov), ritardando l'entrata in  vigore di quella che considera la più importante riforma del suo doppio  mandato in Regione. Allo stesso tempo, pare abbia archiviato (lo ha  detto chiaramente agli stessi dg a margine degli auguri di Natale)  l'ipotesi di prorogare i contratti in essere di sei mesi o un anno, come  pure si era studiato in Avvocatura. Due sono i infatti risvolti  negativi: l'istituto della proroga non è previsto per legge, e rischia  quindi di dare il via ad una girandola di contenziosi con i dg poi non  confermati; alla scadenza delle proroghe i manager dovrebbero essere  nominati in base al decreto Madia, che entrerà in vigore a giugno ed  obbligherà il presidente a scegliere all'interno di terne proposte da  una commissione ministeriale. «Una porcheria bella e buona - ha detto  ieri Zaia - una vergogna che politicizza sul serio la sanità e non  responsabilizza i presidenti di Regione. Ma vi pare che io, che gestisco  un sistema diventato benchmark nazionale, con 8,4 miliardi di euro di  budget, 80 milioni di prestazioni erogate, 2 milioni di accessi ai  pronto soccorso, mi devo far dire da Roma, che è alla disfatta, chi deve  guidare le nostre Usl?».
Il modo migliore per sfuggire al decreto  Madia, rivendicando l'autonomia decisionale del Veneto, e allo stesso  tempo non rimandare alle calende greche la riforma oggi arenata in  consiglio, è dunque quella di nominare dei commissari che, sul modello  Venezia-Chioggia, gestiscano più Usl a scavalco. Quanti? Fino a ieri  pareva potessero essere 7, uno per ciascun capoluogo. Oggi il numero  sarebbe stato ritoccato a 10 (cui si aggiungono il dg dello Iov e quello  dell'Azienda ospedaliera di Padova mentre quello dell'azienda  ospedaliera di Verona è stato nominato di recente), anche per evitare  tensioni inutili con i manager. Chi saranno? È certo che non saranno  confermati i dg in età da pensione e quelli considerati «vicini a Flavio  Tosi» (al momento delle vecchie nomine, nel 2012, il sindaco di Verona  era segretario della Lega ed ebbe eccome voce in capitolo), mentre sono  dati ragionevolmente per sicuri Claudio Dario, Giuseppe Dal Ben, Carlo  Bramezza, Giorgio Roberti, Francesco Benazzi, Giuseppe Cenci, Fernando  Antonio Compostella e Pietro Paolo Feronato. Mantoan va verso la  conferma allo Iov mentre la rappresentanza femminile dovrebbe essere  soddisfatta da 3 new entry. Per tutti, contratti quinquennali anti-Madia  «tre più due», ossia con verifica (e possibile addio) alla fine del  terzo anno qualora gli obiettivi non siano stati raggiunti.
Nell'attesa  che Zaia sciolga il rebus, continua la polemica politica e dopo il Pd,  oggi è il Movimento Cinque Stelle ad attaccare, col vice presidente  della commissione Sanità Jacopo Berti: «Le cose sono molto semplici. Non  c'è ancora una legge che definisce il nuovo assetto delle Usl, che  quindi restano 22 e abbisognano di 22 direttori. Zaia può solo decidere  se nominare i 22 di sua iniziativa entro il 31 dicembre oppure se  aspettare le liste da Roma per le nomine, come previsto dal decreto  Madia. Di qui non si scappa - continua Berti - ma che non si sognino di  nominare commissari o di ridurre il numero dei direttori in questo  momento, perché le ripercussioni anche legali per la Regione potrebbero  essere gravissime. Qui si rischia di bloccare l'intero sistema sanitario  veneto. Per una becera lotta di potere e careghe - conclude il Cinque  Stelle - è a rischio la sanità regionale. Come sempre, purtroppo».
di Marco Bonet, da Il Corriere del Veneto
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