"Veneto Banca tra i dubbi su permanenza in Palladio Finanziaria e stress test", scrive Paolo Possamai: il "messia impossible" del GdV?
Lunedi 15 Settembre 2014 alle 09:38 | 0 commenti
Su La Repubblica Affari e Finanza di oggi sono pubblicati due lucidi articoli/analisi del "vicentino" Paolo Possamai, che scrive sul prestigioso quotidiano romano e dirige Il Piccolo di Trieste, di proprietà del gruppo L'Espresso tramite Finegil. Il nome di Possamai, padre di Giacomo, vice presidente nazionale dei Giovani Democratici e Capo gruppo del Pd in consiglio comunale, ricorre sistematicamente in città quando si parla di una nuova direzione de Il Giornale di Vicenza.
I rumors sul'uscita di Ario Gervasutti non sono certo sopiti dai dati di vendita del quotidiano confindustriale che anche a luglio, come documenta l'ADS mensile su Prima di cui riferiremo, lo danno in ulteriore caduta libera in edicola. Detto che le voci su Paolo Possamai potrebbero essere alimentate per l'ennesima volta a sproposito visti gli incarichi prestigiosi nel suo carnet e la sua linea politica, di seguito vi proponiamo i suoi due scritti, che di certo nascono da una penna di qualità che all'informazione vicentina, tutta, quella "residua" e quella "resistente", farebbe bene per svegliare la prima da un atavico e suicida torpore conformista e per incoraggiare la seconda sulla strada intrapresa riprendendo il gusto di fare concorrenza, ovviamente dal basso, a un colosso ora così in agonia identitaria e culturale da non stimolare più neanche i nostri tasti...
Ma vedremo mai quella firma sul GdV?
Noi, resistenti "masochisti", speriamo in quella. O in una analoga, per spessore.
Il direttore
Palladio, destino in bilico tra nuovi vertici e inchieste
Di Paolo Possamai
Che fare della quota in Palladio Finanziaria? Dipendesse dai nuovi vertici di Veneto Banca, sarebbe da valutare di smobilizzare pure questa posizione. Ma occorre attendere stagioni più favorevoli e ragionare con gli altri soci, perché è complicato immaginare di questi tempi un riassetto azionario della merchant bank fondata da Roberto Meneguzzo. Di seguito vi proponiamo i dueDi sicuro, l'asse privilegiato tra Montebelluna e Vicenza è materia da archivio, essendo andato in crisi il ruolo o l'ambizione di Palladio di essere "il" baricentro a Nordest in cui mettere strategicamente in connessione finanza e industriali facoltosi. Riguardo al rilievo di Veneto Banca nell'itinerario di Palladio, dice già molto il libro soci poiché la banca popolare trevigiana di Palladio ha in portafoglio il 10% diretto e un 5% indiretto, e un 20% ulteriore è in garanzia dei finanziamenti erogati alla catena di controllo Pfh1. Palladio va avanti, con il folto team di manager guidati dall'ad Giorgio Drago. La holding ha oltre 200 milioni di disponibilità liquide attraverso Vei (fondo di private equity che tra i principali sottoscrittori conta Intesa e Generali), un patrimonio netto di gruppo di 500 milioni e asset under management superiori al miliardo. Il bilancio 2013 registra una perdita di 7,6 milioni, ma solo come effetto di svalutazioni prudenziali su Venice pmi ed Eta. Relativamente allo stato patrimoniale, Palladio conta su un patrimonio netto di 487 milioni a fronte di una posizione finanziaria netta positiva per
18,7. L'indebitamento, che ammonta a una cinquantina di milioni, risale solo alla controllante Pfh1. Con questi numeri si misura il nuovo corso. A segnare il senso della rivoluzione, basti ricordare che il giorno prima di ferragosto Meneguzzo ha passato al figlio Jacopo il controllo azionario di Palladio Finanziaria, detenuto indirettamente tramite Kite e Sparta Holding (insieme pesano il 50,45%). Il cambio al vertice probabilmente è finalizzato a consentire alla merchant di non soffrire oltremodo delle vicende giudiziarie del fondatore, arrestato nell'ambito dell'inchiesta sul Mose.
Veneto Banca, matrimonio alla prova dello stress test
di Paolo Possamai
Tra color che son sospesi (e sono in tanti nelle banche italiane, attese da un forte processo di fusioni e aggregazioni). I nuovi reggitori delle sorti di Veneto Banca attendono (pure loro, come altri 13 istituti) la sibilla ossia il verdetto degli stress test e annessa asset quality review. Esito imponderabile, per quanto il presidente Francesco Favotto e il vice Alessandro Vardanega siano persuasi di avere fatto bene e in fretta i "compiti per casa" impartiti da Banca d'Italia. Al punto che esibiscono con orgoglio il parametro di patrimonializzazione principe, ossia Common equity tier 1, salito all'11,33% a valle di aumento di capitale, conversione di un prestito obbligazionario, cessione di Bim. Processo concluso nel cuore di agosto. Ma basterà ? E se non bastasse, e tenendo conto che di vendibile rimane assai poco, sarebbe percorribile chiedere ai soci di mettere nuovamente mano al portafoglio? Ipotesi ardua, per quanto l'aumento di capitale chiuso al 28 luglio scorso sia stato sottoscritto al 95% dell'offerta, con l'ingresso di quasi 10mila nuovi soci (in totale sono diventati dunque 88mila). In sostanza, una operazione riuscita. Ma se non bastasse il complesso delle iniziative sin qui assunte, tornerebbe d'attualità il piano elaborato a maggio da Goldman Sachs e sinora emerso solo per accenni esternamente al quartier generale della banca. Il consiglio di amministrazione di Veneto Banca prima dell'estate ha dato mandato al consulente strategico "di avviare da subito i contatti
con i seguenti intermediari: Banca popolare di Vicenza, in primis; Banca popolare dell'Emilia Romagna; Ubi Banca; Banco Popolare; Bbva; Credit Agricole/Cariparma; Bnp/Bnl" e i contatti erano finalizzati "a sondare l'effettivo interesse a proseguire gli approfondimenti circa le condizioni di percorribilità e i conseguenti impatti di una possibile operazione di aggregazione con il gruppo Veneto Banca". Detto che Goldman Sachs segnala che "è stato altresì esplorato l'interesse potenziale di Santander", tutto il dossier dei colloqui preliminari è stato messo in stand-by perché il nuovo board eletto a primavera e guidato da Favotto ha coltivato in via privilegiata l'ipotesi di procedere a un rafforzamento patrimoniale e provare a camminare dunque sulle proprie gambe. E di questo percorso Favotto e Vardanega sono andati a relazionare giovedì scorso in via Nazionale. Un percorso in cui sono stati fatti accantonamenti per quasi un miliardo tra 2012 e 2013, a valle del quale è rimasta solo una partecipazione significativa (Palladio), non ci sono derivati in portafoglio, non ci sono esposizioni eccessive. Insomma la tesi esposta è chiara: la banca è sana e va considerato solo il rischio creditizio ordinario, che secondo gli indicatori sarebbe sotto controllo. I passi promessi sono stati fatti e pure con celerità , anche perché in parte discendevano da scelte assunte dalla precedente gestione alla fine del 2013. Le linee guida del risanamento stavano e stanno nel piano industriale al 2016, che contiene tutti i target affidati al direttore generale Vincenzo Consoli. Consoli con il ribaltone della primavera scorsa ha smesso i panni di amministratore delegato, mantenendo solo quelli di direttore generale appunto. Il contratto di Consoli vale per due anni, come è proprio dei traghettatori e di coloro che devono garantire una continuità . Ma è in via di riallestimento il team di testa del management. In particolare, sarebbe già stato individuato il Cfo, che avrà pure i gradi di vice direttore generale. Notizia che va messa in relazione alle indicazioni ricevute da Banca d'Italia, a seguito dell'accertamento ispettivo ordinario, diretto a valutare l'adeguatezza del sistema di governo, gestione e controllo del rischio di credito, avviato nell'aprile dello scorso anno e che si è concluso il 9 agosto 2013. L'esito dell'indagine ispettiva conteneva vari e pesanti rilievi e constatazioni riguardanti l'organizzazione e i controlli interni, nonché ipotesi di violazione delle previsione del Testo Unico Bancario. Su tale base l'organo di vigilanza ha concluso un procedimento sanzionatorio a carico degli amministratori e dei sindaci e, valle delle controdeduzioni da questi presentate, l'istituto di via Nazionale ha notificato multe per complessivi 2 milioni 774 mila euro. Una cifra che si commenta da sé, data l'entità . Dal contrasto con Bankitalia occorre partire per leggere il nuovo corso di Montebelluna. Nuovo corso che, dal punto di vista dell'operatività e della strategia aziendale, è riassunto nel piano industriale al 2016. Sulle attese del piano, del resto, Consoli ha potuto motivare i sottoscrittori dell'aumento di capitale, che ha portato in cassa 474 milioni. E i target al 2016 - se saranno centrati - appaiono ambiziosi. L'indice cost/income è attestato al 51%, quando solo a Banca Intesa è attribuito un andamento migliore (48%), mentre è ben più alta la media (56%) del sistema assunto a campione (oltre a Intesa, Unicredit, Cre-Val, Banco Popolare, Popolare Milano). Il costo del credito espresso in punti base è alla soglia 86, essendo la mediana a 80 (ma con colossi del calibro di Unicredit, per esempio, a 83). Il ritorno sul patrimonio netto tangibile è all'8,3%, contro la media del 7,5% espressa dal sistema bancario (solo Intesa spicca, con l'11,8%). Se è vero che una lunga marcia inizia con il primo passo, i dati del primo semestre 2014 appaiono incoraggianti. Il Gruppo trevigiano è tornato all'utile, chiudendo con un risultato netto di 8,39 milioni di euro. Il margine d'interesse è in crescita dell'8,3% anno su anno: dai 254,37 milioni di Euro del 30 giugno 2013 ai 275,53 milioni della stessa data di quest'anno. Di segno positivo anche l'andamento delle commissioni nette, passate nello stesso periodo da 136,88 a 146,42 milioni di Euro (+7%). Il margine d'intermediazione ha segnato un +8%, passando dai 433,7 a 468,6 milioni di Euro. I costi operativi sono rimasti stabili. In diminuzione le rettifiche di valore complessive, che sono state pari a 162,3 milioni di Euro contro i 185,6 di giugno 2013 (-12,5%), con un impatto positivo sul costo del credito annualizzato sceso al 1,22%. Infine, migliora il cost-income ratio che a fine giugno si attestava al 61,5%, in diminuzione del 7% rispetto al dato di fine 2013. Non rimane che attendere il verdetto della sibilla chiamata Aqr.
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