Valchiampo, Pettenò: tutela salute cittadini
Sabato 23 Ottobre 2010 alle 01:54 | 0 commenti
Pietrangelo Pettenò, Federazione della sinistra - Interrogazione. Premesso:
- che nella valle del Chiampo sono dislocati - per il trattamento delle acque reflue conciarie - due impianti di depurazione: quello di Arzignano della soc. Acque del Chiampo S.p.A. (avente potenzialità di circa 1,5 milioni di abitanti equivalenti) e quello di Montebello Vicentino della soc. Medio Chiampo S.p.A. (avente potenzialità di circa 470.000 abitanti equivalenti);
- che, da detti impianti, originano rilevanti quantità annue di fanghi - che attualmente vengono essiccati e, quindi, smaltiti in discarica - caratterizzati da una elevata concentrazione di cromo trivalente (tra i 30.000 e i 40.000 mg/kg);
- che, in materia di discariche, il decreto legislativo n. 36/2003 individua detti fanghi - in considerazione del loro elevato potere calorifico PCI - come non ammissibili in discarica (e ciò, come da ultima proroga di cui alla legge n. 166/2009, a partire dal 01.01.2011);
- che - tra i vari obiettivi dell'Accordo di Programma Quadro per la Tutela delle Risorse Idriche del Bacino del Fratta Gorzone - vi è quello della messa a punto di tecnologie innovative di trattamento e di smaltimento di detti fanghi, alternative alla collocazione degli stessi in discarica;
- che, relativamente a tali tecnologie innovative, è emersa chiaramente - da parte di molti dei tecnici e dei rappresentanti politici, sociali e sindacali che hanno affrontato e dibattuto il tema in questi anni - la preoccupazione che il trattamento dei fanghi possa, per ossidazione del cromo trivalente in essi contenuto, portare alla formazione di cromo esavalente (sostanza fortemente cangerogena);
- che, per quanto a noi noto, risulta essere in fase di espletamento - da parte delle società Acque del Chiampo e Medio Chiampo - una procedura per l'affidamento di una consulenza relativa all'individuazione della tecnologia per trattare tali fanghi;
ciò premesso si interroga la Giunta regionale per conoscere:
- se corrisponde al vero il fatto che, nel disciplinare del contratto di consulenza, le società Acque del Chiampo e Medio Chiampo hanno previsto - a fronte di una produzione media di 72 ton/giorno di fango essiccato da parte del depuratore di Arzignano e di 32 ton/giorno di fango essiccato da parte del depuratore di Montebello Vicentino - che l'impianto debba essere in grado di trattare circa 167 ton/giorno di fango essiccato (quantitativo di rifiuto ben superiore rispetto a quello complessivamente prodotto dai due depuratori);
- se - alla luce della grave crisi e del ridimensionamento in atto del settore conciario (che non potrà che portare ad una riduzione dell'attuale quantitativo di fango prodotto dai due depuratori) - possa esserci, nel prevedere un impianto di tale capacità , la volontà da parte degli attuali amministratori delle società Acque del Chiampo e Medio Chiampo di utilizzare - a scopo di lucro - il previsto nuovo impianto anche per il trattamento di fanghi diversi da quelli prodotti dai due depuratori (a tale proposito, del resto, già il depuratore di Montebello Vicentino è stato utilizzato per smaltirvi rifiuti liquidi provenienti da aziende non del comprensorio);
- se corrisponde al vero il fatto che, nel disciplinare del contratto di consulenza, le società Acque del Chiampo e Medio Chiampo prevedono che il consulente debba considerare anche l'effettiva possibilità di smaltire, nel nuovo impianto, ulteriori rifiuti prodotti dalle aziende conciarie del comprensorio, quali imballaggi in legno (per una quantità di 5.000 ton/anno), solventi (1.300 ton/anno), rifilature/smerigliature (12.000 ton/anno), fanghi/grigliati (15.000 ton/anno);
- se vi siano motivazioni di carattere ambientale (e non di mero lucro) che spingono le società Acque del Chiampo e Medio Chiampo a voler smaltire, nel nuovo impianto, anche detti rifiuti (questo in palese violazione delle direttive europee che prevedono, per i rifiuti, che il recupero di materia sia prioritario rispetto al loro smaltimento); ciò in considerazione del fatto che - con l'unica eccezione dei grigliati (che attualmente vengono smaltiti in discarica) - tutti gli altri rifiuti trovano da anni regolare sbocco verso aziende che ne effettuano il recupero (e questo senza alcun problema di reperimento sul mercato di tali ditte di recupero): gli imballaggi in legno vengono avviati a ditte di produzione di pannelli in truciolato, i solventi esausti a ditte che li ridistillano, le rifilature/smerigliature a ditte che producono cuoio rigenerato, fertilizzanti e/o aminoacidi;
- se corrisponde al vero il fatto che, nel disciplinare del contratto di consulenza, le società Acque del Chiampo e Medio Chiampo hanno ignorato le preoccupazioni emerse in materia di formazione di "cromo esavalente", omettendo di indicare - quale requisito fondamentale del nuovo impianto - che lo stesso debba funzionare senza portare alla formazione di tale sostanza cancerogena (limitandosi - invece di richiedere la NON formazione di cromo esavalente - ad indicarne i valori limite da rispettare per le emissioni aeriformi, gli eventuali scarichi idrici, l'eluato delle scorie residue);
- se - alla luce di quanto sopra (nonché del fatto che il presidente della società Acque del Chiampo risulta indagato per corruzione e che il presidente della società Medio Chiampo risulterebbe indagato per gestione illecita, se non addirittura di traffico, di rifiuti) - non si ritenga giunto il momento - già auspicato nel recente passato dall'interrogante - di un serio intervento diretto sulle due società da parte della Regione.
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