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Unità d'Italia, i valori da riscoprire

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 13 Febbraio 2010 alle 08:30 | 5 commenti

150 anni dall'Unità d'ItaliaMarco Appoggi risponde alla lettera aperta pubblicata due settimane fa. Articolo pubblicato sul numero 181 di VicenzaPiù, in edicola a 1 euro e disponibile nei punti di distribuzione in città, oppure scaricabile in formato pdf dal box a destra.

 

Caro Direttore,
ho letto l'articolo pubblicato dal suo settimanale sulle celebrazioni del 150° dell'Unità d'Italia. Considerato che è stato convertito in una sorta di lettera aperta al sottoscritto quale consigliere delegato "alla programmazione e realizzazione delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia" , cortesia vuole che risponda.

Tesi ingenerose
Certo, le tesi che sono sostenute mi paiono un po' ingenerose; in alcuni punti anche autolesioniste. Me lo lasci dire con franchezza. Partiamo da un dato. Indipendentemente dalle valutazioni e critiche storiche, i protagonisti del Risorgimento hanno agito con passione, con idealità politica e limpidezza intellettuale. Su questo spero sia d'accordo. La lapide che a Monte Berico ricorda Massimo D'Azeglio nel suo ruolo di comandante nelle giornate del giugno 1848, durante le quali fu ferito, è un orpello inutile, grondante retorica o evento importante per avviare una riflessione sulla nostra identità e sulle nostre radici? Davvero D'Azeglio ha del tutto perso, come si asserisce nell'articolo a conclusione del ragionamento?
Tutti noi abbiamo letto, spero, i versi manzoniani "una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, /di sangue e di cor". Questa era la definizione di patria nell'Ottocento, che possedeva comunque una dimensione europea ed era accompagnata da una rivendicazione popolare di autonomia multietnica. Come nell'impero asburgico o ottomano, anche in Italia c'era questa speranza che poi s'inverò nelle complesse vicende del Regno Sabaudo. Tutto da gettare o un punto di partenza per ripensare il senso di appartenenza del popolo italiano, naturalmente con gli strumenti e i linguaggi del XXI° secolo?

Il lungo percorso della nazione
Potrebbe essere anche questa l'occasione, a mio parere, per recuperare l'opinione secondo cui la "nazione" esisteva già prima dello "stato"unitario, e che la prima aveva già prodotto cultura, lingua, arte con valore universale. Riduttivo, ad esempio, sarebbe pensare che Machiavelli fosse solo espressione della cultura fiorentina. I miei studenti, glielo assicuro, lo pensano come una grande figura intellettuale italiana!
Sono prime tracce per rileggere l'unità d'Italia come percorso lungo che inizia prima del 1861 e che ha avuto tappe importanti e decisive anche nel recente passato. Senza retorica, indubbiamente.
Ma il vostro giornalista, che - anche per mestiere - ascolta la gente e le conversazioni nei bar ha un'idea diversa. Ai più non interessa il compleanno dell'Italia e tanto meno la nostra storia. E' verissimo. Sono d'accordo. Le dirò di più. Non sanno neppure chi sia Cavour, Cattaneo o Mazzini. E Garibaldi? No. Lo conoscono. Ma sa che le dicono? È lui il colpevole della rovina dell'Italia. Però fanno riferimento alla parola "Italia", di solito, non "Veneto" o "Vicenza". Un'idea, quindi, dell'Italia ce l'avranno? Beh, poiché ne pronunciano il nome, pare di sì. Allora partiamo da questo primo dato concreto. Vituperata, rinnegata, spezzettata, a volte sbeffeggiata, la parola "Italia" esiste. Forse, riletta culturalmente. Chiedo troppo?

Riscoprire la partecipazione
Quello che serve è dunque una "pedagogia civile", a partire dalla scuola certamente, ma non solo. Occorre coinvolgere anche i luoghi di aggregazione, le istituzioni e le associazioni. Il calo di partecipazione - quindi di cittadinanza - di fronte ai gravi scandali finanziari o politici e l'idea di governo sempre più racchiusa dentro il concetto d'interesse personale e di costi sono condizioni che ci obbligano a superare il concetto formalistico di cittadinanza giuridica e, di contro, dare a essa il valore della dignità delle persone, del senso di comunità, di condivisione, ma anche di sussidiarietà e di co-progettazione. Sentiamoci cittadini perché desideriamo il rispetto dei diritti umani e dell'accoglienza, consideriamo la cittadinanza attiva come modalità di partecipazione contro ogni forma di omologazione, vogliamo il senso di giustizia e anche la possibilità di indignarci di fronte a soprusi o a volgarità e sciatterie sempre più diffuse. Indirizzare risorse per questo scopo con l'opportunità data dall'evento dei 150 anni di unità d'Italia è retorica?
Utilizziamo questo evento per avviare discreti segnali, assolutamente necessari, volti a ridare "gusto" alla partecipazione, per lanciare idee diverse dall'individualismo imperante, per ridare dignità al senso della storia come insieme di conoscenze necessarie per mettere, finalmente, in prospettiva il presente. Che vuol dire anche capire che, da un punto di vista storico, c'è una differenza fra lo stato albertino, che è stato "concesso", e la Costituzione Italiana, conquistata da una volontà comune di libertà e democrazia. Perché non riprendere, allora, l'idea di fare una giornata alla ricorrenza dell'Unità d'Italia, alla Costituzione e alla Bandiera, lanciata dall'associazione degli ex parlamentari e sostenuta da Carlo Azeglio Ciampi? La costituzione e i valori istituzionali così diventano "scuola di vita". L'idea di acquisire e reinterpretare nella cultura del presente i "simboli" non è retorica, ma possibilità di impadronirsi positivamente del Risorgimento e delle radici dello stesso, che, ripeto, sono ben più profonde del momento formale della proclamazione dell'Unità d'Italia. In questo modo riduciamo, probabilmente, la confusione che mette in atto la Lega sul tema. Ad esempio, per citarne uno, la polemica dei dialetti, che non sono linguaggi tribali di vallate, ma elementi culturali che sono stati e sono presenti con la lingua nazionale di Dante, di Manzoni e, per onestà intellettuale, con l'alfabetizzazione dei corsi televisivi tenuti dal maestro Alberto Manzi (che non sarebbe male riprendere ...).

La Vicenza risorgimentale
La città di Vicenza e la provincia sono ricche di luoghi "risorgimentali" da ripensare quali metafore delle funzioni e del valore dei beni culturali, storici e delle istituzioni deputate al loro studio e alla loro consultazione, come ad esempio il Museo del Risorgimento e della Resistenza, uno die più importanti in Italia. Possiamo, infatti, considerare la nostra realtà territoriale come espressione di un "Risorgimento Lungo" che va dal 1848 al 1945, passando per gli eventi traumatici e diretti dei conflitti mondiali e della resistenza italiana, ma anche per quelli sociali ed economici come lo sviluppo industriale, l'emigrazione e la povertà per poi giungere al benessere e ai nuovi fenomeni dell'immigrazione.
Non è un caso, allora, che la nostra città sia insignita di due medaglie d'oro e che nel 1866, anno dell'ingresso di Vicenza nello Stato italiano, il Consiglio Comunale scelse come Gonfalone la bandiera italiana. La rilettura storica di tutto ciò fa bene, soprattutto se c'è la volontà a mettere in discussione pregiudizi e posizioni localistiche, in quanto ciò che è avvenuto non si può modificare. Occorre, anzi, leggere il passato guardando, con chiarezza, il futuro. Tanto più che ora, nel solco di un'Europa cui tutti apparteniamo, abbiamo la responsabilità di pensare il locale e la nostra storia dentro il globale che per noi è, prima di tutto, l'area euro mediterranea con i conseguenti impegni di solidarietà e di sviluppo fra popoli.

Nessuna retorica
Se rivolgiamo lo sguardo indietro negli anni, ci accorgiamo che le celebrazioni precedenti dell'Unità d'Italia sono state retoriche - quelle sì! Nel 1911 si costruì l'"Altare della Patria", ma anche s'iniziò l'occupazione della Libia, con ancora effetti odierni. Nel 1961 si celebrò con enfasi un'Italia consumistica, il paese del miracolo economico. In questi mesi, alla vigilia del 2011, non mi pare ci sia tutta questa retorica che il vostro giornalista vede in giro. Anzi, c'è una sorta di paura, uno scarso impegno. Anche se segnali di interesse si vedono e vanno sostenuti. Per questo l'Amministrazione Comunale di Vicenza, in collaborazione con le altre istituzioni e associazioni, ha assunto l'impegno rievocativo per i 150 anni di unità nazionale, a partire da ragioni culturali e politiche qui sinteticamente e personalmente riprese, viste, comunque, in una prospettiva positiva. Nelle prossime settimane si definiranno i programmi e le azioni. Graditi, in uno stile di partecipazione e di dialogo, i contributi e le proposte di quanti avvertono, positivamente o criticamente, l'evento come occasione di ripensare l'identità locale in quella più ampia dello Stato e dell'Europa. Un'ultima nota: le assicuro che non ci saranno sprechi. Gli euro a disposizione sono davvero molto pochi.


Marco Appoggi
Consigliere comunale con delega per le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia

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Commenti

Inviato Sabato 13 Febbraio 2010 alle 18:23

Mi dispiace, caro Appoggi, ma negando di fare delle retorica lei ne fa eccome. Se dopo 150 anni di unità l'Italia ha bisogno di riscoprire (io dico: di scoprire) i perchè che la tengono malamente unita, significa che l'operazione è fallita. E' così terribile prenderne atto e, invece di seguire un sogno impossibile (ma anche qui io dico: un mezzo incubo, comunque a conti fatti un errore), metterci a pensare ad un sistema istituzionale diverso? Questo non toglie nulla, al contrario di quanto mi attribuisce lei, agli sforzi e ai sacrifici dei patrioti idealisti del Risorgimento: onore a loro, che in molti morirono per un ideale. Sa, Appoggi, sto rileggendo proprio in questi giorni il volume della Storia d'Italia di Montanelli dedicato proprio al periodo risorgimentale. Ebbene, l'ultimo grande intellettuale della Destra storica - non un localista come me - giudicava l'Unità un insuccesso, perchè privo di un diffuso appoggio popolare e ostaggio della realpolitik cavouriana. Perchè non essere onesti e lucidi come lui, che pure la Patria la scrisse sempre con la lettera maiuscola? Un'ultima considerazione, infine. E' significativo che nella sua urbana ma appassionata difesa manchi l'elemento che, a mio parere, dovrebbe caratterizzare un genuino attaccamento alla patria: il senso di comunità. Per stimolarlo ci vuole una pedagogia civile, dice lei. Ma basata su cosa? Se la società è disgregata, se non ci sono più costumi condivisi e tradizioni rispettate, se gli ideali comuni sono moneta senza più mercato, se la lingua viene erosa dall'idioma anglofono obbligatorio, se non c'è più argine alla globalizzazione degli stili di vita, se la Costituzione viene considerata carta straccia dagli stessi governanti, se insomma questa Italia non merita più di vivere, perchè, perchè insistere nel volerla tenere in vita, cercando l'eccitazione negli odori dell'imbalsamazione? Questo sì che è autolesionismo.
In ogni caso, la ringrazio della risposta, che sento sincera. Sicuramente più dell'intemerata del Presidente della Repubblica, questo anziano comunista che per tutta la vita ha creduto nell'internazionalismo marxista e oggi viene a fare la predica a chi critica l'agiografia patriottarda. Che si vergogni.

PS: io, a differenza di Balzi, non voterò Zaia. Lo preciso perchè ci sarà il solito scemo che mi darà del leghista. Sono solo uno che tenta di ragionare in base ai fatti, senza preconcetti e senza tabù.
Will
Inviato Giovedi 30 Maggio 2013 alle 08:03

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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