Unione tra BPVi e Veneto Banca, Gianni Mion: non solo sono d’accordo, ma per me si tratta di andare oltre
Mercoledi 10 Agosto 2016 alle 09:14 | 0 commenti
L'apertura di Anselmi sulle sinergie con Vicenza? «Non solo sono d'accordo, ma per me si tratta di andare oltre. Condivido l'opinione di Zaia». Dunque sì alle collaborazioni. Ma anche alla prospettiva della banca unica Vicenza-Montebelluna. È un'apertura oltre le attese, il giorno dopo, quella di Gianni Mion, presidente di Banca popolare di Vicenza, alle proposte venute l'altro ieri dal neo-presidente di Veneto Banca, Beniamino Anselmi, subito dopo l'assemblea degli azionisti e la prima riunione del nuovo consiglio di amministrazione targato Atlante.
Un intervento con cui il banchiere piacentino, dopo una vita passata tra Cariplo, Capitalia e Carige, ha mostrato sia idee che rapidità . E se Alessandro Penati, per il fondo Atlante socio di entrambe le banche, nella lettera ai soci letta in assemblea ha confermato l'apertura a «partnership industriali e finanziarie» e affidato al nuovo cda di Anselmi la revisione del piano industriale «senza scartare alcuna ipotesi», il nuovo presidente ha considerato l'invito con pragmatismo, facendo un'apertura a suo modo a sorpresa. «Le due banche hanno lo stesso azionista di riferimento, ovvio studiare operazioni comuni - ha detto Anselmi -. Non vuol dire pensare a un matrimonio, ma a sinergie di costo e scopo. È da Vicenza che bisogna partire». Anselmi ha citato possibili intese su gestioni patrimoniali, offerte di prodotti su risparmio gestito e assicurazioni, ma anche su acquisti e investimenti informatici, partendo dalla base comune dello stesso sistema operativo e della stessa società di servizi, Sec.
L'invito trova il giorno dopo porte aperte a Vicenza. «La situazione è di due banche da ristrutturare di proprietà dello stesso azionista. Sarebbe a suo modo criminale non trovare forme di collaborazione», commenta Mion. Il presidente di Popolare di Vicenza dice di non aver parlato con Anselmi, di non conoscerlo ancora.
Fa invece riferimento al report dell'agenzia di rating Fitch che il giorno prima ha confermato il rating B- per Vicenza, togliendola dai titoli sotto osservazione per un possibile declassamento, dopo l'aumento di capitale da 1,5 miliardi garantito da Atlante, ma mantenendo l'outlook, il giudizio di prospettiva, negativo. Fitch sottolinea il rischio di ulteriori future perdite sui crediti, specie per accantonamenti sulle sofferenze «in vista della loro vendita». E cita tra gli altri elementi critici la rottura dell'accordo con Cattolica sul collocamento delle assicurazioni in banca, le richieste di risarcimento dai soci sulle azioni e un quadro definito «strutturalmente non profittevole».
«Quel report ci dice che la ristrutturazione sarà lunga e difficile. E segnala il rischio di andare avanti per successive iniezioni di capitale - riprende Mion -. Per cui la prima cosa dev'essere mettere elementi a fattor comune per ridurre i costi. Abbiamo lo stesso sistema informativo e gli investimenti sull'home banking, per dire, si possono fare insieme. E poi penso ai prodotti assicurativi, pur se si dovrebbero chiedere le autorizzazioni all'antitrust. Si può fare insieme su molti fronti: pensi alla formazione per i giovani. Sarà inevitabile per andare avanti».
Sul fronte assicurativo, tra l'altro, una soluzione comune trasformerebbe in opportunità la fine dell'accordo strategico tra Bpvi e Cattolica. Uno stop su cui il presidente dell'ex popolare non ha recriminazioni: «Era chiaro che era un esito possibile. E sono state date ampie possibilità di composizione». Ora una soluzione sulla bancassicurazione con Veneto Banca darebbe subito una forza contrattuale maggiore per trattare accordi.
E però Mion riprende e supera Anselmi. «Io dico non solo di condividere, ma di andare oltre - dice il presidente di Vicenza -. Io sono d'accordo con Zaia. Spero si possa andare oltre». Ma questo significa puntare alla fusione tra Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Che lo stesso Zaia ha rilanciato di nuovo ieri, sulla scia delle dichiarazioni di Anselmi, commentando in «maniera assolutamente positiva l'idea di collaborare con Vicenza». Zaia porta la partita sul suo campo: «Le banche o si spacchettano o si fondono. Personalmente, spero che il patrimonio resti regionale e non venga fatto oggetto di uno spezzatino. I lavoratori sono preoccupati, ma una fusione non vuol dire licenziamenti, così come uno spezzatino non dà nessuna garanzia».
Mion si mette in scia. Restano i dubbi sollevati sulla fusione: i sindacati sulle barricate che temono un salasso occupazionale, le categorie che sottolineano il rischio del taglio affidamenti alle aziende clienti di entrambe le banche. «Preoccupazioni giuste - replica Mion -, che vanno gestite parlando con i sindacati, così come abbiamo già in calendario una fitta serie di incontri con le categorie economiche e con Veneto Sviluppo». Ma poi non si era detto che due debolezze non creano una forza? E se la prospettiva per Vicenza e Veneto Banca è una fusione con un altro istituto, non è più facile arrivarci da separate?
Da quel che si capisce però Mion ribalta la prospettiva. Partendo da due banche strutturalmente colpite nelle loro attività da due crisi profonde. Deboli da sole, ma con una dimensione operativa ancora di rilievo per una banca unica. Una strada per tagliare i tempi di ristrutturazione e girare in positivo il clima. «Una via - come dice Mion - per fare una bella banca».
di Federico Nicoletti, dal Corriere del Veneto
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