Una grave crisi ... spirituale
Lunedi 2 Aprile 2012 alle 20:09 | 0 commenti
Gentile Direttore, sono Gabriele Tasso, segretario della Commissione Cultura, Istruzione e Identità Veneta del comune di Arzignano e rappresentante degli studenti dell'Università di Verona nel Senato Accademico. Le invio queste mie considerazioni in merito ad una questione di attualità : la crisi economica.
Una grave crisi ... spirituale!
Crisi economica, crisi occupazionale, crisi da sovrapproduzione, crisi finanziaria.. Queste sono le parole che in questi ultimi mesi fanno da protagoniste nei pubblici dibattiti.
La disoccupazione aumenta, le aziende chiudono o delocalizzano, i lavori sono sempre più precari e le retribuzioni diminuiscono: ecco gli effetti di questa terribile crisi che attanaglia tutto il mondo occidentale. In Italia, paese colpito dalle medesime difficoltà , si discute quotidianamente in merito a riforme da apportare al mercato del lavoro e ai settori produttivi. Ecco che quindi di fronte a tali complesse situazioni, la popolazione si rifugia nel proprio orticello, come stessimo vivendo una sorta di neodecadentismo. Non si va più nelle piazze a discutere, non c'è più vita di relazione, ci si rinchiude in casa a guardare un reality show, o a chattare su di qualche social network armati di potenti smart phone; si guardano prove del cuoco, pensando che tutto va male ma che in fondo in Italia la pizza è buona. Di fronte a questa assurda situazione viene spontaneo da parte mia pormi una domanda: ma questa crisi, prima di essere economica, non è forse spirituale? Non molti decenni fa, ricco era definito chi aveva la possibilità di mangiare la carne più di tre volte a settimana. Adesso siamo tutti "impoveriti dalla crisi" ma dotati di macchine, cellulari, tv al plasma, ecc. Non è forse classificabile come benestante chi si può permettere cibo e vestiario? Nonostante questo, non facciamo che lamentare la mancanza di lavoro, la mancanza di certezze, la mancanza di prospettive. Io prenderei ad esempio quei ragazzi che dal luglio del 1917 decisero volontariamente di arruolarsi nel reparto degli arditi. Un reparto che vedeva ogni assalto vittorioso, ma con una percentuale di perdite in termini di vite umane, pari al 70/80 % delle unità . Dei manipoli di volontari votati alla morte per una qualche idea! Quali prospettive avevano quei ragazzi? Oppure pensiamo ai parà di el Alamein, volontari che resistettero agli attacchi inglesi per giorni e giorni nonostante fossero finite le munizioni e l'acqua. Quali certezze circa il loro futuro avevano costoro? Una forza di volontà che forse adesso non siamo nemmeno in grado di comprendere. Uno spirito ardito che permise loro di battersi senza indugio alcuno per quello in cui credevano. Uno spirito che i giovani di oggi dovrebbero riscoprire. Ecco che da questo particolare momento storico, dove manca qualsiasi tipo di sicurezza, dobbiamo trovare nel nostro cuore quella forza che è stata quasi spenta. Quel coraggio quasi incosciente che ci possa permettere di scendere in campo e metterci in gioco, senza piagnucolare, senza lamentarsi, senza chiedere nulla per superare questa situazione di grande difficoltà . Osare, temerariamente! In una particolare epoca dove la politica è governata dal malaffare, la gioventù deve trovare la forza nel proprio cuore e tornare ad essere protagonista. Una forza che questi politicanti vorrebbero spegnere, assopire, domare, catalizzare attorno a qualche stupidaggine televisiva. Non lo possiamo permettere! La forza è nelle nostre idee. Il sacrificio che i nostri eroi hanno insegnato poter essere fonte di un coraggio sovrumano, deve risvegliare i giovani da questa crisi spirituale. Ecco che risolta a crisi identitaria, spirituale, allora forse potremo risolvere anche la crisi materiale.
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