Donazzan e un nuovo progetto al Ministero per il "caso scuola Piaget" di Montecchio
Lunedi 12 Settembre 2011 alle 17:43 | 0 commenti
A Montecchio era nato un "caso scuola" per l'evidenza di una presenza massiccia di popolazione straniera in parte del territorio. Si tratta della scuola d'infanzia statale "Piaget", dove in alcune classi tutti gli alunni sono stranieri e che ha inaugurato stamattina il nuovo anno scolastico alla presenza dell'assessore regionale all'istruzione Elena Donazzan.
"Il caso-scuola- ha affermato Donazzan- è nato da un'incapacità di governare certe dinamiche immigratorie, urbanistiche, sociali da parte di amministrazioni precedenti che ha portato ad insediamenti di stranieri gravitanti tutti su una porzione di territorio. Da qui consegue il problema di quale modello di integrazione, visto che come Veneto avevamo suggerito soglie di presenza di stranieri (il 30%, adottato poi su tutto il territorio nazionale) che qui non possono essere applicate se non con correttivi. Ora grazie alla collaborazione tra l'Amministrazione scolastica e quella comunale questi correttivi sono stati trovati, ci congratuliamo con i responsabili scolastici e con il Sindaco. E quindi parte da Montecchio il nostro messaggio al governo nazionale nel dire che ci sono politiche d'integrazione diverse dal buonismo e dall'incapacità di governo. Bisogna però essere fermi, capaci di governare le dinamiche e soprattutto avere ben chiaro che si parla di società multietnica ma non si può parlare di società multiculturale". Alla "Piaget" oltre ai tantissimi bambini e genitori presenti sono intervenuti a fianco dell'assessore Donazzan anche l'assessore provinciale all'istruzione Morena Martini, il sindaco di Montecchio Milena Cecchetto, il dirigente scolastico provinciale di Vicenza Franco Venturella, la dirigente scolastica di Montecchio Anna Maria Tamiozzo.
Nella scuola per l'infanzia "Piaget" sono iscritti per l'anno scolastico che si apre oggi 156 alunni di cui 39 italiani; invece delle due sezioni dell'anno scorso saranno attive tre sezioni ciascuna, con l'aumento della classe docente (anche di ruolo); il mattino saranno attivati gruppi misti di bambini (italiani e stranieri) per lo scambio di esperienze didattiche ed educative. Verrà poi verificato dalla scuola se le famiglie che non tengono i bambini a scuola nel pomeriggio lo facciano per una autonoma e legittima scelta educativa familiare o per problemi di tipo finanziario legati alla mensa; se così fosse la scuola e le istituzioni agiranno per consentire la realizzazione da parte di tutti del diritto allo studio.
L'assessore si è poi soffermata sul tema cruciale, quello di una vera integrazione, sottolineando: "Il Veneto è per certi aspetti una terra di frontiera per la grande presenza di stranieri e quindi con la presenza di figli di prima e seconda generazione. Il problema con cui siamo alle prese è quello di una buona integrazione all'interno di una società che può essere multietnica ma non multiculturale. La scuola ha il compito di farlo capire: non basta saper parlare bene l'italiano, bisogna apprendere e conoscere le regole della convivenza in questa terra e le sue tradizioni, solo così si fa buona integrazione. Su questo tema credo che il Veneto possa suggerire qualcosa di buono a livello di politiche nazionali. Infatti stiamo lavorando per presentare un progetto "Fronte italiano" sul tema dell'integrazione al Ministero per l'Istruzione".
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