Un Balzi nel vuoto
Lunedi 15 Febbraio 2010 alle 14:02 | 1 commenti
A Vicenza la mesta campagna elettorale per le regionali è stata illuminata da un piccolo faro di luce. Un consigliere comunale del Partito Democratico, un trentenne cresciuto a pane e talk show politici, che parla con tutte le contorte e vagamente comiche fumisterie del politichese, ma che ci crede a tal punto da passare per stravagante bastian contrario ultramoderato, ha osato dire la verità : il candidato del suo partito, Bepi Bortolussi (sostenuto anche da Idv, rimasugli sinistrorsi e venetisti anti-Lega), è la copia carbone dell'avversario leghista, il ministro dell'agricoltura Luca Zaia. E l'ha detto, lo scapestrato Luca Balzi, senza giri di parole e senza chiedere permesso, alla stampa. Non si è fatta attendere la reazione furente dei capi e capetti del Pd, sbugiardati da un soldato semplice che si è rifiutato di obbedire a testa bassa, che si è ribellato al all'obbligo di mentire a sé stesso e agli elettori. Non è che abbia detto un'eresia, l'eretico Balzi: ha solo voluto rendere pubblico il proprio pensiero libero dall'ipocrita disciplina di partito. Così come dovrebbe fare un qualsiasi uomo che ragiona e che ha un residuo rispetto per il mandato ricevuto, almeno secondo quanto insegna la teoria rappresentativa. Che è, appunto, solo teoria. E proprio Balzi ne ha dato l'ennesima dimostrazione.Â
Se fra i due maggiori schieramenti in campo in una battaglia per eleggere i rappresentanti, in questo caso, regionali, le differenze programmatiche sono pressocchè nulle, votare per l'uno piuttosto che per l'altro con la convinzione di contribuire ad un'amministrazione diversa rispetto a quella "nemica" è come non votare per nessuno. Il giovane consigliere, naturalmente, non arriva a tanto, e infatti lo scandalo che ha messo in allarme i suoi zelanti superiori è che ha dichiarato che voterà Zaia: meglio l'originale della copia. Noi, no. Preferiamo astenerci dalla politica ridotta a duello sul copyright. Come ci accade, del resto, da quella volta che abbiamo capito, e non ci vuole molto, che la ragione, la pura e semplice ragione, è la vittima designata delle molto più convincenti ragioni di potere e di fazione dei partiti. Poiché i veri padroni della facciata democratica sono loro, i partiti-mafie che impongono l'omertà pena l'espulsione. La gabbia mentale della cosiddetta democrazia, tuttavia, impone di prenderli comunque a punto di riferimento. Il salto - noi l'abbiamo fatto - è non farlo più. Non crederci più e fino a quando, per dirla con Paolo Mieli, "il tappo non salterà ", far di tutto per sabotare il sistema. Un salto nel vuoto? In natura i vuoti vengono sempre riempiti. Meglio o peggio, questo dipenderà dalla ritrovata libertà d'iniziativa dei cittadini non più sudditi.
Alessio Mannino
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