Un bacino ci salverà. Purchè senza buchino
Giovedi 6 Febbraio 2014 alle 12:29 | 0 commenti
Vicenza e il Veneto finiscono ancora una volta sott’acqua. Le piogge in questo inizio di febbraio hanno costretto di nuovo paesi e città a lanciare lo stato di allarme e le richieste di emergenza. Campagne allagate, sfollamenti di persone nei paesi lungo il Bacchiglione e affluenti come il Retrone a Vicenza che minacciano di uscire dagli argini. “Il bacino di Caldogno è l’unica salvezza†ripete il sindaco del capoluogo berico Achille Variati, con un misto di speranza e impotenza di fronte al dissesto idrogeologico del territorio in atto.
Peccato che quando il bacino di Caldogno e le altre casse di espansione già previste in tutto il Veneto saranno pronte, non ci sarà da stare tranquilli lo stesso.
Basta dare un’occhiata a una delle notizie giunte dall’Emila-Romagna alluvionata qualche settimana fa: l’allarme l’ha lanciato la Gazzetta di Modena attraverso un video esclusivo che mostrava una fuoriuscita (nella foto un fermo immagine) nella cassa di espansione del Panaro a Modena, un costante flusso d'acqua che usciva in un punto fondamentale, considerato tra i più forti nelle costruzioni di queste strutture, ovvero fra l'attacco della diga e la “spallaâ€.
Un'infiltrazione nel cemento armato che pensando ai milioni di metri cubi d’acqua contenuti nel bacino fa salire alla mente tragedie come il Vajont, simbolo di opere pubbliche disastrose.
Poi basta tornare con la memoria alle recenti infiltrazioni che hanno interessato gli impianti di sportivi a Vicenza, dopo lunghi lavori di ammodernamento pubblici, per non avere la certezza che il bacino ci salverà .
L’importante è non imbattersi in geologi e ingegneri in stile Vajont per i quali, nonostante le numerose stranezze segnalate, non c’era alcun problema.
D’altronde non ci si può fissare sempre sul buchino.Accedi per inserire un commento
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