Trionfa la flessibilità in uscita, crolla l'economia
Martedi 17 Gennaio 2012 alle 09:43 | 0 commenti
Giorgio Langella, segretario provinciale PdCI, FdS - Sono stati resi pubblici (da Veneto Lavoro) i dati sulle assunzioni in Veneto nel periodo dal 1-10-2010 al 30-9-2011. In 12 mesi sono state assunte 825.900 persone, di queste solo 103.600 a tempo indeterminato. Una piccola percentuale, il resto sono lavori a termine (391.300), somministrazione (124.000), a chiamata (71.500), lavoro parasubordinato (60.100) ecc.
Una società che fa diventare il lavoro sempre più precario, sempre più "a termine", può avere prospettive di vera crescita? Può sperare di costruire innovazione e tecnologia? Può anche solo pensare di produrre maggior benessere per tutti? Lorsignori ci hanno sempre voluto "convincere" che era necessaria la "flessibilità in uscita", che l'articolo 18 doveva essere cancellato. Ci hanno detto che, con i licenziamenti più facili, si sarebbe creato lavoro, che le delocalizzazioni erano (e sono) "ineludibili", che i salari dovevano essere contenuti e i diritti dei lavoratori dovevano diminuire per essere più competitivi. La situazione è disastrosa. Un'economia reale ferma, la produzione declinante, maggiore disoccupazione, un'occupazione precaria e senza prospettive soprattutto per i giovani (oltre il 30% non studia e non lavora). Un cambiamento si impone. Una vera riforma di progresso che permetta di stabilizzare il lavoro, di crearne di nuovo, di contrastare la delocalizzazione, di dare speranza nel futuro. E' compito di ognuno lottare per questo.
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