Trentadue anni fa moriva Luigi Longo, il comandate "Gallo"
Martedi 16 Ottobre 2012 alle 23:43 | non commentabile
Giorgio Langella, Segretario regionale PdCI FdS - In un momento nel quale la politica italiana è oppressa da personaggi che fanno della mediocrità e della disonestà il loro "modello" è giusto e doveroso ricordare politici integerrimi come lo fu Luigi Longo (a sx nella foto come "comandante Gallo, ndr). Antifascista e comunista (fu tra i fondatori del PCI nel 1921) partecipò alla guerra civile spagnola nelle file repubblicane, fu internato e confinato dal regime fascista, fu a capo delle Brigate Garibaldi e guidò l'insurrezione armata contro il nazifascismo.
Fu segretario generale del Partito Comunista Italiano dal 1964 al 1972, dopo Togliatti e prima di Berlinguer. Anche se oggi viene dimenticato, Luigi Longo fu un grande politico italiano che seppe schierarsi a favore di un'integrazione europea che significasse la costruzione di un'Europa democratica e dei popoli non fondata sui poteri economici. Lottò per aiutare e favorire i movimenti di liberazione dei paesi del terzo mondo. Nel 1968 sostenne la necessità di creare unità di lotta tra studenti e lavoratori. Dopo l'intervento delle patto di Varsavia a Praga si dichiarò in grave dissenso con la politica di Mosca. Una vita ben spesa per il progresso della classe lavoratrice e la libertà dei popoli e degli individui. È bene ricordarlo oggi, in questo periodo di crescente qualunquismo e indifferenza, quale esempio di cosa deve essere la Politica, quella vera. Quella fatta per passione, perché" non se ne può fare a meno". Una Politica fatta per migliorare le condizioni generali e non per arricchimento personale. Una scelta di vita.
Nel 1975, ormai settantacinquenne, Longo scriveva " Al tempo stesso, la Dc, i suoi governi e gli alleati del momento hanno dovuto far leva sulla creazione di un sistema di potere fazioso, oligarchico, fondato non già sul riconoscimento delle capacità e delle competenze, bensì sul servilismo e sulla logica di gruppo. Da qui la degenerazione sempre più diffusa di organi, corpi, apparati statali, amministrazioni ed enti pubblici, coinvolti e travolti dalla logica del sottogoverno e della corruzione che, alla lunga, ha portato alla inefficienza e alla paralisi nel funzionamento dello Stato. Si deve certamente a tutta la nostra azione di questo trentennio se questo lungo processo involutivo, anziché trovare sbocco in spinte disgreganti di tipo qualunquista o, peggio, in soluzioni apertamente autoritarie (verso le quali non sono mancate le tentazioni) è approdato, col voto del 15 giugno di quest'anno, alla espressione di una matura coscienza democratica di una parte grandissima di lavoratori, di giovani, di intellettuali e di ceti produttivi, uniti nella volontà di cambiare, di andare avanti proprio sulla via che noi non ci siamo mai stancati di indicare. Errori, lacune, ritardi, incomprensioni, illusioni, anche, non mancano, certamente, nelle nostre lotte di questo trentennio. Ne abbiamo parlato, in passato, e ne continueremo a parlare senza complessi e senza reticenze, per trarre dall'esperienza tutti gli insegnamenti. Sarà questo un contributo alla necessaria opera di continuo e reale rinnovamento e di adeguamento che i lavoratori, che il paese richiedono e sempre più esigeranno dalle forze politiche organizzate, pena la loro decadenza e sconfitta."
Frasi di denuncia che furono dolorosamente anticipatrici del degrado nel quale sarebbe caduta la politica italiana. Longo le pronunciò "da vecchio" a dimostrazione di come l'età anagrafica conti molto poco se esiste lucidità di analisi e capacità di interpretare la realtà . Leggerle non deve e non può essere un esercizio nostalgico, ma uno stimolo per capire che può esistere un modo diverso di fare politica. Un modo giusto, onesto, assolutamente antitetico a quello che "va di moda" oggi.