Tosi alle regionali in “solitaria”? I Morettiani gongolano
Martedi 3 Marzo 2015 alle 21:25 | 0 commenti
Il sindaco a Roma, e venerdì inaugura il Faro di Palermo. Si muovono gli schieramenti dopo il commissariamento da parte della Lega. Ruffato: con Salvini nessun accordo. Il dado non è ancora tratto, anche perché a Verona non tutti lo seguirebbero
In silenzio, per riflettere. Di fronte a quel bivio che da anni incombe sul suo destino politico, e che mai come ora lo obbliga a imboccare una delle due strade, senza mediazione possibile.Flavio Tosi si sta arrovellando in queste ore sul fatidico “Che fareâ€, dopo la decisione del consiglio federale della Lega, il suo partito da un quarto di secolo, di commissariare di fatto la segreteria veneta in vista delle elezioni regionali, e di dichiarare incompatibile l’adesione sia al Carroccio che alla fondazione “Ricostruiamo il Paeseâ€, messa in piedi dal sindaco di Verona.
Gli scenari sono due, e nessuno è dolce per Tosi. Il primo è diventato, dopo la giornata campale di ieri, quello della rottura. La scelta che a caldo il sindaco scaligero avrebbe fatto volentieri già ieri, quella di uscire dalla Lega e candidarsi in autonomia, di provare a far perdere Zaia e poi chissà , navigare per il mare aperto magari per dimostrare a Salvini che si sbaglia sul modello di opposizione a Renzi. La bilancia pende ora da questa parte.
Oggi Tosi è stato a Roma. Dove avrebbe incontrato sia Fitto che esponenti di Ncd. Di certo, ha incontrato Angelino Alfano, ufficialmente nella veste di ministro dell'Interno. Una mossa simile a quella di alcuni giorni fa, e che naturalmente tenderebbe a capire su quante forze il sindaco di Verona potrebbe contare in caso di corsa autonoma alle regionali di maggio. Oggi inoltre Corrado Passera, di cui è noto il feeling con Tosi, ha detto che la sua Italia Unica non correrà alle regionali, ma ha detto anche a Linkiesta che “Salvini ha tradito il Nord e imbrogliato gli elettoriâ€. "Con la Lega di Salvini non vogliamo fare nessun accordo": è categorico anche il presidente del consiglio regionale del Veneto Clodovaldo Ruffato (Ncd). "La nostra idea è quella di impegnarci e andare avanti nel percorso del terzo polo - aggiunge - se poi si aggiungesse qualche personaggio di peso tanto meglio". Non solo. Sul calendario di Ricostruiamo il Paese, è ancora ben presente l’appuntamento del prossimo 6 marzo, venerdì, il giorno dopo il consiglio nathional della Liga veneta a Padova. A Palermo e Caltanissetta, dove Tosi si recherà per inaugurare un nuovo Faro della sua fondazione. Dove incontrerà l’ex presidente della Provincia di Siracusa Nicola Bono in un convegno. Dove, il Flavio da Verona, sarà accompagnato da Manfredi Ravetto, siciliano trapiantato in riva all’Adige, leader del movimento Nuova Repubblica. Insomma: non esattamente un programma da abbandono delle ostilità con Salvini. Piuttosto, un guanto di sfida.
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Una scelta, quella di rompere, che però non sarebbe meno dolorosa per Tosi rispetto al permanere in Lega. Anche per i rischi che comporta. Come alcuni notisti hanno osservato oggi – uno su tutti, Giuliano Zulin di Libero, uno che di cose tosiane se ne intende – il rischio è quello di obbligare a lasciare la Lega anche molti militanti, mettendoli di fronte allo stesso dilemma del sindaco. E di essere ricordato, se poi dovesse farcela, come colui che ha fatto perdere Zaia e il centrodestra a favore della Moretti.
Il tutto, aggiungiamo noi, in un contesto nazionale confusissimo nel centrodestra, dove è oggi difficile far vincere le ragioni del moderatismo che Tosi propugna. E dove grande è la confusione sotto il cielo, tra la posizione di Fitto in Forza Italia, i destini di Berlusconi (si avvicina il verdetto della Cassazione sul caso Ruby, con l’ex premier condannato a sette anni in primo grado e assolto in appello: il processo inizia il 10 marzo), le scelte di Ncd. Inoltre, non tutti, nemmeno a Verona, sarebbero pronti a seguire Flavio lancia in resta. Certo lo farebbe Fabio Venturi, suo braccio destro e plenipotenziario della fondazione. Per certo lo farebbe il fedele assessore ai Giardini Gigi Pisa. Poi, le certezze sono poche. Anche nel resto del Veneto, va da sé. La riconoscenza non è della politica. E la Lega di Salvini oggi è per molti un carro vincente, più di quanto lo sia quello di Tosi.
Dall’altro lato c’è la scelta di restare in Lega. Che implica però due pesi enormi, e una nube nerissima sul futuro. Il primo peso sarebbe quello di cedere sui nomi da candidare nel partito, e nella civica che sarà soltanto quella di Luca Zaia, governatore ricandidato all’unanimità . Significherebbe, per Tosi, rinunciare al potere di interdizione sul presidente della Regione se riconfermato. L’altro peso, quello forse più grave, sarebbe quello di dover trovare un modo per abbandonare i Fari della sua fondazione. Il Federale ha parlato chiaro: “Con decorrenza lunedì 9 marzo, l’iscrizione o l’adesione alla Fondazione che fa capo a Tosi è incompatibile con la qualifica di socio ordinario militante della Lega Nordâ€, sta scritto nel verbale del consiglio di ieri. Con lui, dovrebbero abbandonare la fondazione i suoi sostenitori. La nube nerissima sul futuro, a quel punto, sarebbe una diretta conseguenza: Tosi tra due anni non sarà più ricandidabile a sindaco, e tra Zaia e Salvini non c’è molta voglia di perdonare il ribelle, quandanche ridotto a più miti consigli: la linea che circolava, che mai sarà confermata in pubblico, era quella di “mettere Flavio in condizione di non nuocere mai piùâ€.
Questo in barba alle dichiarazioni odierne di Salvini: “Tosi è un ottimo sindaco, per lui in una Lega che cresce c’è spazio, può fare tuttoâ€. C’è forse una terza via? Se c’è, passa da una porta strettissima. Tosi potrebbe restare, ma dando battaglia in punta di diritto. Anzitutto, presentandosi al consiglio veneto di giovedì per dire al “nathional†cosa il “federale†ha deliberato, cercando appoggio morale e di bandiera contro la decisione “milanocentrica†di nominare Giampaolo Dozzo come commissario ad acta. Puntando magari a sollevare gli animi. E poi, per la partita più difficile, mirando a contestare punto per punto i rilievi che gli sono stati mossi sulla natura “politica†della sua fondazione. Cercando di dimostrare, se necessario fino agli organi di garanzia del partito, l’infondatezza di quelle accuse. Per ottenere di rinviare il dilemma. E non dare a via Bellerio la soddisfazione di vederlo uscire dal partito per sua scelta.
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