Tempi duri per i lavoratori ma per Usb la lotta di classe ora la fanno i datori di lavoro
Martedi 20 Marzo 2012 alle 23:30 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 230
Di Germano Raniero, Coordinatore nazionale e provinciale Usb Unione sindacale di base
Nella provincia di Vicenza stiamo assistendo ad un aumento generalizzato della disoccupazione dovuta a due fattori principali: la fine per molti degli ammortizzatori sociali e la recessione economica che non prevede nuovi investimenti e pertanto nuovi posti di lavoro. Situazione che colpisce un pò tutti i settori e senza distinzione di razza: italiani e migranti. Cinquantenni espulsi dal lavoro con quasi nessuna possibilità di reimpiego, giovani che cercano un lavoro che non c'è.
Famiglie, migliaia, con problemi per arrivare alla fine del mese pagando le bollette, l'affitto, il mutuo. Caritas, centri islamici presi d'assalto da italiani e migranti per avere un pasto, una borsa con dei generi di prima necessità . Può sembrare un quadro apocalittico, esagerato, ma di sicuro riguarda decine di migliaia di "vicentini". Andare nei comuni per vedere. Ci si trova spesso nelle fabbriche, nelle cooperative di fronte a proposte padronali
di ridimensionamento del personale, dell'avvio di procedure di mobilità , a uno
stillicidio di chiusure di laboratori, negozi eccetera.
Se nel passato in alcuni momenti il pubblico impiego serviva a riequilibrare socialmente periodi di crisi occupazionale e sociale sia con assunzioni di
personale sia con il funzionamento di uno stato sociale oggi è buio pesto
anche su questo versante. I contratti saranno fermi fino al 2017, per cui è in atto un impoverimento generalizzato anche di questi lavoratori, mentre il tutto è aggravato dal blocco quasi totale delle assunzioni e dalle scarse se non nulle prospettive per i precari.
In cambio tutti i lavoratori occupati sono condannati all'ergastolo: si lavora fino a 67 anni e per molti i famosi 40 anni diventano 50. Appunto ergastolo.
Guardando indietro il sindacato, diviso tra concertativi e collaborazionisti
(Cisl,Cgil,Uil) e conflittuali (sindacato di base e Fiom), poteva in qualche modo offrire una prospettiva di miglioramento delle condizioni di lavoro e salario. Oggi l'uso strumentale della crisi economica vede il padronato condurre una "lotta di classe" che mira alla cancellazione del sindacato conflittuale (vedi l'esclusione dai diritti di rappresentanza dei sindacati che non firmano accordi che peggiorano le condizioni di lavoro de dei lavoratori) e a rendere complice il sindacato fino ad oggi concertativo. Le leggi del passato governo, l'accordo del 28 giugno 2011 e la riforma del mercato del lavoro, compresa la volontà solo politica di smantellare l'art. 18, hanno questi precisi obbiettivi.
Marchionne è solo l'emblema di questa strategia padronale: anche nel vicentino Federmeccanica invita le aziende associate ad escludere Fiom e USB dai diritti sindacali.
Il nostro territorio è il territorio delle centomila imprese, dei centomila professionisti, un territorio molto "individualista". Una concezione questa che si è sempre riversata anche nei comportamenti operai.
A questo si somma la babele di lingue e colori di pelle che si trovano nei
posti di lavoro.E' giusto qui sfatare che tra gli operai ci sia razzismo. A
volte capita che qualcuno dica "prima i vicenrtini" ma sono sempre meno. La crisi fa paura a tutti.
L'individualismo fa rima con solitudine e oggi lo vediamo di più che nel passato. Vertenze di fabbriche che vogliono delocalizzazione (Ceccato), banche che non danno i soldi (ex Nuova Pignone), e si potrebbe continuare. Tutte combattute ognuna per sè e in perfetta solitudine.
Qui le responsabilità dei sindacati maggiori sono gravi: loro per primi non sono interessati a costruire una unità tra i lavoratori e i cittadini colpiti dalla crisi. Però è questa l'unica strada da percorrere se non si vuole un territorio sempre più frammentato e ripiegato su se stesso. USB con il suo discreto radicamento territoriale sta mettendo insieme le varie tipologie di lavoratori, italiani, migranti con un obbiettivo: nessuno deve perdere il posto di lavoro e il reddito per vivere.
Quelli che sono senza lavoro li stiamo organizzando perché chi ha causato la crisi, chi i soldi li ha paghi una "tassa sociale" che consenta a tutti di avere una capacità di reddito.
Il progresso del "piccolo è bello" ha distrutto il territorio. Qui c'è l'enorme potenzialità di costruire lavoro e reddito, risanare il territorio per poter avere un nuovo sviluppo senza grandi opere inutili (Pedemontana veneta, tangenziale
militare) ma ragionando che il territorio, le risorse sono un bene comune.
Senza il conflitto sociale, e forse nemmeno quello basta, non si riesce sicuramente a bloccare e invertire la lotta di classe che i padroni oggi stanno conducendo contro i lavoratori.
Il tanto peggio tanto meglio è pericoloso perché ci consegna una sconfitta da cui ci vogliono decenni per risalire.
Sicuramente non è certo collaborando con chi ci ha portato alla rovina che riusciremo a migliorare e a cambiare lo stato presente delle cose.
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