Tangenziali e base Usa, Dovigo: la miglior compensazione sarebbe trasporto pubblico
Mercoledi 2 Ottobre 2013 alle 21:08 | 0 commenti
Valentina Dovigo Consigliere comunale lista civica e Sel - Ottima l’idea della passeggiata ricognitiva sull’argine del fiume Bacchiglione, organizzata da un gruppo di associazioni per sabato 5 ottobre, darà la possibilità a molti di noi di attraversare un luogo e conoscerlo nel suo attuale aspetto e nella sua evoluzione futura.
Lì è infatti previsto un raccordo fra la base Dal Molin e la futura tangenziale di Vicenza. Però la realizzazione di quest’opera fino alla chiusura della grande U resta persa in un lontanissimo futuro; sembra che si parli di tangenziale Nord ma in realtà stiamo discutendo esclusivamente di un tratto che va da Vicenza Ovest alla Strada Statale Pasubio e probabilmente di un successivo raccordo con la base Dal Molin, per garantire un’uscita veloce e sicura ai militari ed ai lavoratori. A tutt’oggi non c’è nessuna certezza finanziaria per il suo completamento, e questo va detto per chiarezza innanzitutto, nei confronti dei cittadini e nei confronti di chi, tempo fa, si era abbondantemente speso in promesse e lusinghe di “compensazioni†per l’insediamento della nuova base.
Probabilmente sarà realizzato il primo tratto, che per tanto tempo abbiamo chiamato bretella o variante alla SS Pasubio, voluta da molti comitati confidando in un alleggerimento della circolazione sotto casa, ed ora “riproposta†anche come via utile al traffico generato dall’installazione militare. Funzione evidente se si considera il collegamento con l’uscita del Dal Molin: una nuova strada, a destra del fiume, in zona quasi del tutto agricola, uno spreco di territorio e di risorse pubbliche, praticamente “a disposizione†dell’uscita sud della base, in contrasto con ogni ragionevole logica ed anche con quanto più volte detto, scritto ed autorizzato in merito agli accessi che avrebbero dovuto essere collocati a nord. Perché alla fine questa soluzione non servirà alla viabilità dei vicentini, servirà per lo più alla base, con un forte impatto territoriale. Vien da chiedersi se è solo una debolezza politica che ci impedisce di confrontarci con gli Usa e ragionare su un’altra collocazione dell’ingresso o è invece scarsa consapevolezza del fatto che il consumo di suolo è un’emergenza nazionale e in Veneto, con lo sviluppo urbanistico dei nostri ultimi 50 anni, lo è ancora di più.
Ma la riflessione principale va riservata ancora una volta all’idea su cui si basa tutto questo; l’idea che dal traffico e dalla congestione delle strade si può uscire solo con la realizzazione di ulteriori strade, tangenziali, bretelle o bretelline che siano. Un’idea sbagliata perché dall’eccesso di auto, sofferenza che accomuna Vicenza a molte altre città italiane, si potrà guarire solo con la riconversione della mobilità , da veicolare privata a trasporto pubblico e ciclopedonale, da merci che viaggiano su gomma a merci che viaggiano sulla rete ferroviaria. Ho sempre pensato, e di fronte a queste condizioni sono ancora più convinta, che la miglior compensazione per Vicenza sarebbe stato un investimento sul trasporto pubblico locale. Non potrò dare, per questo, un voto positivo a questa strada.
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