Successione a Zonin, in pole Stefano Dolcetta di Fiamm... giapponese?
Mercoledi 28 Ottobre 2015 alle 21:05 | 0 commenti
A quanto trapela da fonti qualificate, la famiglia Dolcetta, socio unico dell’azienda dopo aver rilevato le quote di altri rami della famiglia ed aver così impedito l’assalto di fondi esteri, sarebbe pronta a trovare un partner e pare che siano in corso trattative con un gruppo industriale giapponese pronto a rilevare il 60%. Contattata per un riscontro l’azienda non ha risposto, ma per il metalmeccanico Veneto si tratterebbe della seconda operazione internazionale in pochi giorni, dopo che il Gruppo Carraro ha annunciato l’intesa con la famiglia italo-brasiliana Arduini per un aumento di capitale in grado di sistemare la situazione finanziaria.
La Fiamm è un’azienda all’avanguardia su tutti i fronti: il fatturato consolidato 2014 si è attestato a 594 milioni di euro, in crescita del 7% rispetto al 2013, con l’Ebitda a 49 milioni di euro in crescita del 14% rispetto al precedente esercizio. Ma hanno fatto storia alcune scelte controcorrente come quelle di dismettere stabilimenti esteri per puntare sull’innovazione degli impianti italiani (cinque in tutto: due a Vicenza, uno a Verona, uno a Brescia, uno a L’Aquila), e la delega alle Relazioni Industriali che Dolcetta ha in Confindustria trae origine dagli accordi innovativi che ha saputo raggiungere in azienda.
Per quanto riguarda l’impegno personale in banca, pare che sia tutto deciso al netto di improbabili rilievi da parte della Bce, che nei prossimi giorni dovrebbe assicurare il suo nulla osta. Se da un lato la figura di Dolcetta è ottimale per cementare gli industriali berici, portarli a seguire l’aumento e costituire un possibile “zoccolo duro†che mantenga il controllo della nuova spa, d’altra parte il diretto interessato ha fatto sapere di considerare il mandato a tempo fino alla prossima primavera, quando appunto Banca Popolare di Vicenza si trasformerà in spa e si quoterà in Borsa.
Sul fronte Montebelluna non arriva invece alcun commento rispetto all’ipotesi avanzata dal Gazzettino che il vice-presidente Alessandro Vardanega sia pronto a prendere il posto di Francesco Favotto, intenzionato a lasciare la presidenza per motivi di salute e per l’eccessivo stress derivante dalla gestione di una banca che si trova in un frangente tanto delicato. L’ipotesi pare comunque realistica dato che l’assemblea del prossimo 5 dicembre si avvicina e Veneto Banca è l’unico istituto in cui alcuni soci organizzati hanno manifestato una profonda contrarietà al progetto di trasformazione in spa e quotazione in Borsa, tanto da far immaginare che in assemblea non si possa escludere una clamorosa bocciatura del progetto dell’ad Cristiano Carrus: ipotesi che resta comunque improbabile perché la conseguenza pratica è un commissariamento con ulteriore danno per gli azionisti stessi.
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