Stress test, consulto finale in Bce anche per Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca
Domenica 28 Settembre 2014 alle 11:53 | 0 commenti
Lo "stress test", che l'Eurotower si sta accingendo a completare per 128 istituti di prima fascia europei, tra cui in Italia la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, sono fortemente attesi non solo per valutare la solidità delle varie banche e la necessità eventuale di rafforzarne alcuni "fondamentali" ma anche la loro capacità di "tornare alle origini" riducendo le operazioni puramente speculative e ridiventando elemento centrale della ripresa economica nazionale ed europea con nuovi affidamenti e i loro crediti ai privati e alle imprese.
Nei prossimi dieci giorni i banchieri, tra cui i ceo degli istituti italiani e, quindi, anche quelli delle "nostre" Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, saranno in missione a Francoforte per l'ultima verifica prima dell'esito degli «esami» a fine ottobre.
A tal riguardo proponiamo ai nostri lettori l'articolo esplicativo odierno di Marco Ferrando su Il Sole 24 Ore
I ceo degli istituti italiani convocati all'Eurotower - Il nodo delle «remediations» entro settembre
Di Marco Ferrando
Ancora quattro settimane per avere i risultati, ultimi due giorni per adottare le ultime misure che potrebbero - almeno in parte - cambiarne il segno. Il comprehensive assessment della Bce e dell'Eba sulle banche europee da domani entra nella fase più calda: fino a martedì, infatti, c'è tempo per compiere tutte quelle azioni, dall'emissione di titoli ibridi a buyback di titoli propri, che finiranno nero su bianco sui risultati di Aqr e Stress test, attesi - in base alle ultime voci - per domenica 26 ottobre. Poi, a metà della prossima settimana partiranno gli incontri one to one tra le singole banche e i team della Bce: l'agenda è naturalmente coperta dal massimo riserbo, ma secondo quanto ricostruito da Il Sole 24 Ore, il turno delle banche italiane dovrebbe partire con la seconda settimana di ottobre.
A quel punto, però, i giochi saranno fatti. Sì, perché se è vero che punto di partenza per il doppio esame sono stati i bilanci al 31 dicembre scorso, i regolatori hanno previsto che per definire l'eventuale fabbisogno di capitale si terrà conto di tutto quanto effettuato dalle banche non solo entro il 2013 ma anche nei primi nove mesi del 2014. Così si spiegano non soltanto gli aumenti di capitale "preventivi" che hanno visto protagoniste anche le banche italiane (che in totale hanno raccolto circa 11 miliardi, tra marzo e agosto) ma anche tutte quelle ultime remedial actions, come le chiamano gli ispettori di Francoforte, lanciate nel corso delle ultime settimane in tutta Europa.
Le azioni computabili
Formalmente, spiega la Bce, sono computabili soltanto le «azioni condotte sul mercato dei capitali», pertanto non rappresentano l'intero novero degli strumenti «con un potenziale impatto sui ratio del patrimonio di vigilanza»; morale: tutte le altre misure - dalla cessione di asset a quella di pacchetti di sofferenze - non incideranno sui risultati ma saranno inserite nei piani d'azione che le singole banche saranno tenute a presentare in caso di fabbisogno di capitale.
Nessun dubbio, invece, sulle sanzioni e sui costi legati al contenzioso (al netto delle coperture) maturati al 30 settembre: entrambe le voci, ha previsto la Bce, saranno parte integrante dei risultati dell'assessment, dunque per alcune banche potrebbero penalizzarne fortemente il risultato finale.
I colloqui di ottobre
I margini d'incertezza sono elevati, ed eventuali dubbi saranno chiariti nel corso degli incontri che la Vigilanza avrà con i singoli istituti. «In quell'occasione le banche non verranno informate circa l'esito complessivo della valutazione», ha sottolineato la Bce nelle sue note di luglio, tuttavia serviranno ad allineare definitivamente i criteri interpretativi delle banche e dei regolatori.
La struttura delle pagelle
Terminati gli incontri, altre due settimane e verranno pubblicate le pagelle, sei pagine di numeri tra le quali spiccano i risultati veri e propri: l'eventuale shortfall, cioè il deficit di capitale - sia in termini di punti base ma soprattutto di milioni di euro - per raggiungere l'8% di Cet 1 nello scenario base e il 5,5% in quello sotto stress. La somma dei due darà l'ammontare di risorse fresche che la banca dovrà procurarsi in uno spazio compreso tra sei mesi (per il gap sullo scenario base) e nove mesi (per il deficit su quello stressato). In che modo? Nelle azioni previste dal piano che dovrà essere sottoposto entro due settimane alla Bce, e che - sottolinea Francoforte - dovrà prevedere essenzialmente il ricorso al mercato, attraverso aumenti di capitale. «Ricapitalizzazioni pubbliche potrebbero essere richieste in certe situzioni, ma si tratterà comunque di casi straordinari», sottolinea la Bce, mentre «la vendita di asset dovrà essere considerata una misura eccezionale utilizzabile soltanto quando si differenzia dall'ordinaria amministrazione». In pratica, meglio non averne bisogno.
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