Stenta a capire
Giovedi 3 Ottobre 2013 alle 20:45 | 1 commenti
Stefano Stenta, presidente della fiera ad interim ed espressione nel cda in quota comune, intervistato sul GdV oggi a pagina 14, spiega che l'elenco di consulenze esterne, affidamenti di servizi e quant'altro, non può essere reso disponibile nemmeno alla proprietà . Il motivo? Non bene identificate ragioni di «privacy». Ora si sa che Stenta è il responsabile del ramo moda di Confartigianato, ma la città era all'oscuro del fatto che questa condizione gli conferisse anche lo status di giurista.
Nella sua intervista al quotidiano di via Fermi, che pur non ha fatto domande particolarmente cattive, il presidente pro tempore si affanna a mettere le mani avanti spiegando che di trasparenza non se ne parla. Che strano, l'uomo, nominato dal comune, spiega che quei dati non li riferirebbe nemmeno a chi gli ha fornito quell'incarico. È come se il cassiere di una banca, di fronte ad una ispezione della direzione centrale, si rifiutasse di mostrare le somme di certi depositi perché altrimenti il cliente s'incazza.
Stenta però, e a questo punto occorrerebbe domandarsi che cosa ci sia dietro, si sfracella su una castroneria giuridica epica spiegando che per ragioni di privacy spese e affidamenti della spa di via dell'Oreficeria non sono disponibili nemmeno ai soci. Ora l'articolo 43 comma secondo del Testo unico degli enti locali (quegli enti che garantiscono al popo' di Stenta di stare sulla sedia del cda) dice espressamente: «I consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del comune e della provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all'espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge».
Evidentemente dopo le dure accuse dell'ex presidente della fiera Paolo Mantovani, il residuo consiglio di amministrazione, frastornato dalle accuse cui non è ancora stato fornito uno straccio di risposta, si è creduto oltre che consesso di giuristi anche di legislatori. Per cui, come un tarlo coriaceo la domandina torna a galla: che cosa si nasconde di tanto inconfessabile dietro quelle spese? Il presidente ad interim fatica a capire o fa il finto tonto? Affermazioni del genere, se proferite in Germania o in Inghilterra ne avrebbero già provocato le dimissioni con tanto di ludibrio popolare. Ma siamo in Italia, nella curiale Vicenza. E allora sarebbe meglio che nel silenzio Stenta tornasse ad occuparsi di paillette, foulard e piume di struzzo, lasciando stare il diritto, già abbastanza martoriato dai nostri politicanti. Anche quelli che lo sostengono. In ultima, Variati non rimprovera "il suo" Stenta per la figura fatta rimediare al comune?
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