Spettro politico berico
Lunedi 28 Gennaio 2013 alle 20:27 | 1 commenti
C'è un tarlo che sta divorando la mente di quasi tutti i candidati alle prossime politiche, anche di quelli vicentini. La prossima maggioranza parlamentare avrà un compito ingrato, quello di annunciare, forse una volta per tutte, che i trasferimenti dalle amministrazioni centrali diminuiranno in modo drastico. Sia che quei denari siano ben spesi sia che che vengano sprecati o redistribuiti in maniera incoffessabile.
Per paradosso, proprio perché i tagli toccheranno sia la buona gestione della cosa pubblica (sempre più rara) sia quella cattiva, proprio la scarsità di risorse favorirà quei pochi, o quei sempre meno, che potranno avvantaggiarsi di condotte vuoi familistiche, vuoi clientelari, vuoi contra legem. Il tutto in ragione di uno stagno in cui per tutti l'acqua cala drasticamente. In un'area come il Vicentino, dove da decenni, nonostante tutto, la popolazione si era abituata ad alcuni servizi di base di buon livello rispetto alla media nazionale (assistenza alla persona, ospedaliero, terzo settore e disabili) le nubi che si cominciano a stagliare all'orizzonte non promettono nulla di buono; anche perché l'effetto dei tagli comincia a sommarsi con le risorse destinate ad infrastrutture le quali, ammesso che portino benefici diffusi, daranno i primi risultati solo tra molti anni.
Il problema per contro è qui. Ed è adesso. La cosiddetta catena dei suicidi dei piccoli imprenditori non è che un campanello d'allarme. Da un secolo, pur con mille distinguo, la classe dirigente nazionale ha comunque fatto i conti con un benessere materiale che pur tra mastodontiche contraddizioni è andato via via crescendo. L'esperienza di interi blocchi sociali che lentamente o rapidamente collassano verso il degrado o il malessere è una esperienza nuova nella storia recente. E tranne qualche caso isolato, politici e candidati, che comunque percepiscono il rischio, non ne parlano. La strizza è palpabile; i focolai di malcontento si moltiplicano rimpallando problemi e lamentele da Roma e per Roma.
Per esorcizzare lo spettro il mantra della crescita viene ripetuto all'infinito anche se in molti casi assomiglia più alla dose di droga iniettata nella vena del tossicodipendente già divorato dal male. Si parla sì di problemi della cosiddetta gente della strada; ma solo in termini di beghe e controbeghe tipiche di coloro che spesso si rinfacciano colpe in parte o tutte condivise. Di questo punto nell'agenda della politica vicentina non c'è traccia anche perché alcuni passaggi da considerare irrinunciabili «per uscire dal tunnel» (lotta alla corruzione, salvaguardia dell'ambiente, del paesaggio, rimodulazione o abiura del modello di sviluppo) sono nella migliore delle ipotesi slogan. A breve il parlamento rinnoverà i due rami. Ci sono forze nuove o che si definiscono tali che scalpitano; altre, che si dicono portatrici di riforme, scalpitano ugualmente. Basteranno pochi mesi per capire la pasta delle new entry. Nel frattempo il Paese si avvita su stesso mentre il Vicentino mostra di non avere cultura, ricchezze e visione per abbozzare una sua risposta alla crisi.
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