Sit in Usb in prefettura: dai lavoratori pubblici no al Governo e no alla lettera della Bce
Martedi 8 Novembre 2011 alle 20:36 | 0 commenti
Oggi sit in di un gruppetto di aderenti all'Usb di Germano Raniero (qui la sua intervista, ndr) che lo avevano indetto diffondendo il seguente documento.
Germano Raniero, Usb - Terza manovra in meno di 4 mesi. Quinta in due anni...Tutte le previsioni più ottimistiche o meno pessimistiche sull'andamento dell'economia e della finanza in Italia ed in Europa si sono rivelate una bufala. La crescita non c'è e non se ne vede neanche un seppur minimo segnale e aumenta anche il debito. La borsa registra ancora minimi storici con altalene di valori, anche sui singoli settori, che evidenziano un'attività speculativa sempre più spinta.
Aumenta la disoccupazione, rimane stabile il dato di cassa integrazione e mobilità , che però entro poco tempo potrebbero trasformarsi in nuovi e massicci licenziamenti. Il "governo europeo" e la BCE, sotto la sapiente regia delle banche e della finanza internazionale ed attraverso i due "campioni europei" Merkel e Sarkozy, dopo aver strangolato la Grecia che ormai non è più in grado neanche di pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici, stanno continuando il ricatto all'italia e costringendo alla povertà milioni di lavoratori e cittadini in tutto il vecchio continente.
Nel nostro paese, invece di reagire in modo concreto e determinato, rimettendo in discussione i principi stessi del meccanismo capitalistico-finanziario che ci sta portando alla rovina, si da credito alla BCE ed alle sue richieste insensate. Sempre nel nostro paese si è individuato nella Pubblica Amministrazione e nei lavoratori pubblici il settore da colpire pesantemente. Lor Signori affermano che per tagliare il loro debito si devono tagliare stipendi, lavoro, servizi:
Blocco dei contratti e blocco dell'aumento dello stipendio individuale fino al 2017;
Deroga all'art 18 dello statuto dei lavoratori, mobilità obbligatoria interregionale e possibilità di licenziamento; Pensionamenti a 65 anni e oltre"; pagamento del TFR dopo 24 mesi.
Tutto il potere organizzativo in mano ai dirigenti senza più confronto con le organizzazioni sindacali: tagli di stanziamenti per trasporti, scuola, enti locali, sanità e assistenza.
Una manovra che colpisce il reddito dei lavoratori e la possibilità dei cittadini di avere servizi pubblici efficienti gratuiti o poco costosi.
Un massacro sociale che cancella dignità e ripresa economica, noi non ci stiamo
L'attuale casta al governo fatta di cortigiani, indagati, nani e ballerine, speculatori, rappresentanti di un capitalismo parassitario è preoccupata soprattutto del suo destino personale ed disposta di trascinare il paese nella rovina pur di salvare se stressa.
Questo governo dobbiamo farlo cadere.
Nessuna unità nazionale: tutti a casa !
In queste ore si fa strada, ispirata da banche e potentati economici l'appello all'unità nazionale: lo stesso Presidente Napolitano si sta spendendo in questo senso. Stesso comportamento da parte della grande maggioranza delle forze politiche di centro-destra e centro-sinistra.
Che questo governo se ne debba andare è un obbiettivo dei lavoratori; che questo governo venga sostituito da altre facce che sposano le ricette della BCE è per i lavoratori un suicidio
Noi non ci stiamo a suicidarci, non ci stiamo a fare il coro a economisti ed esperti pagati proprio da chi la crisi l'ha creata. Noi il debito non lo vogliamo pagare, vogliamo che i sacrifici li faccia chi non li ha mai fatti, che ci sia una grande ed incisiva redistribuzione delle ricchezze e del reddito, che i ricchi paghino e che la gente che lavoro sia messa in condizione di vivere in modo dignitoso.
Vogliamo il rinnovo dei contratti, vogliamo la cancellazione di accordi e leggi che ci mettono sul lastrico.
Di tutto il resto poco ci interessa, che le borse crollino o meno poco importa se poi il meccanismo che sta distruggendo i salari, le pensioni, il vivere comune e il welfare, cioè questo maledetto capitalismo, non viene messo in discussione e superato.
Per questo e per tutelare al meglio chi lavora e chi il lavoro lo ha perso o non lo ha mai avuto, continuiamo a lottare ed a mobilitarci: per questo il 2 dicembre prossimo USB chiamerà i lavoratori e le lavoratrici al terzo sciopero generale a fronte della terza manovra antipopolare del governo.
Noi il loro debito non lo paghiamo; nazionalizziamo le banche, ripubliccizzazione di tutti i servizi essenziali.
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