Sindaci veneti: basta aumentare tasse per destinarle all'Impero Romano
Lunedi 27 Febbraio 2012 alle 14:16 | 0 commenti
Giorgio Dal Negro, Presidente AnciVeneto - Dopo l'IMU sulla seconda casa, lo Stato si appropria anche dell'IMU sugli immobili della Chiesa destinati alle attività produttive. Dopo aver ulteriormente tassato gli immobili destinati alle attività agricole, artigianali e terziarie, è decisa la eliminazione del fondo destinato ad un abbassamento della pressione fiscale. Dopo l'assalto alle Tesorerie dei Comuni, è rinviata la questione Golden Share. Il pacchetto delle semplificazioni perde qualche pezzo e il Decreto sulle liberalizzazioni diventa ridicolo.
I Comuni del Veneto, sostanzialmente tutti con il rispetto del Patto di Stabilità , ad esclusione di qualche caso ampiamente giustificato, con bilanci decisamente in regola, con importanti avanzi di esercizio, con lavori pubblici, dei quali non si dovrebbe farne a meno, sostanzialmente bloccati per il rispetto del patto dopo aver contribuito alla diminuzione del debito pubblico in modo determinante, si trovano nella condizione "non accettabile" di aumentare le imposte ai Cittadini per destinarle, per legge, all'Impero Romano.
Basta! Ora la misura è piena ed avanza e le condizioni, di giorno in giorno peggiorative, non sono più accettabili. Che i Sindaci debbano metterci la faccia ed il ricavato, anziché a corretta destinazione comunale, vada a coprire sempre costanti se non maggiori buchi dell'Amministrazione centrale dello Stato, non è più accettabile: ANCI Nazionale non è minimamente convocata, la Regione del Veneto è costretta a ricorsi costituzionali ed alla Corte dei Conti, ed il risultato è sempre maggiori richieste ai Comuni - quindi ai Cittadini che di riflesso si trovano maggiori imposte e minori servizi tanto della Regione quanto del Comune. La misura è piena ed ANCI Veneto sarà capofila al prossimo Direttivo ANCI Nazionale che dovrà decidere le forme di protesta. Il Veneto è sempre stato disposto a discutere e proporre, come è di dovere tra rapporti istituzionali, ma qui il rapporto non esiste proprio e le proposte non solo non vengono discusse ma neppure prese in considerazione. Se sono comprensibili le difficoltà del Paese, non certo sono compresi tutti i sacrifici imposti ai soli Comuni mentre non sono visibili segnali di cambiamento, e quindi di compressione della spesa, tanto a livello dei Ministeri quanto alle Regioni a Statuto Speciale. Eppure, è chiaro a tutti che il contenimento della spesa pubblica e la diminuzione del debito pubblico sono possibili solo con tagli decisi e determinanti tanto ai Ministeri quanto alle Regioni soprattutto a Statuto Speciale. Così invece aumentano le tasse alle famiglie ed alle attività produttive senza risolvere alcun problema al Paese.
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