Silvia Dalla Rosa: quando Berlusconi è sceso in campo avevo 8 anni. Ora tocca a noi!
Domenica 27 Novembre 2011 alle 16:01 | 0 commenti
Riceviamo da Silvia Dalla Rosa, Sinistra Ecologia e Libertà di Vicenza, e pubblichiamo.
Quando Berlusconi è sceso in campo, nel 1994, avevo solo 8 anni. A quell'età il pensiero più grande è giocare e fare i compiti. Politicamente non ricordo molto di quel periodo, ma mia sorella ed io avevamo il divieto di guardare i cartoni animati di Bim Bum Bam su Italia Uno e anche Non è la Rai, perché era la TV di Berlusconi. Noi non capivamo il motivo di quella proibizione, né sapevamo chi fosse questo Berlusconi, e li guardavamo lo stesso, cambiando canale appena sentivamo la chiave di Papà nella serratura della porta di casa.
La settimana scorsa ho visto su Youtube il video di una giovanissima Ambra Angiolini, che invitava apertamente a votare per Forza Italia. La cosa mi ha sconvolto, non mi ero mai resa conto dell'indottrinamento di quei programmi, innocenti ai miei occhi, di quanto potessero influenzare.
La mia generazione è perciò cresciuta in un mondo di cui Silvio Berlusconi è stato parte integrante, quasi una presenza costante nella nostra educazione, non abbiamo conosciuto mai un Italia senza di lui. Politicamente, non abbiamo mai visto qual è la vera destra e qual è la vera sinistra in Italia. L'abbiamo studiato sui libri, l'abbiamo sentito dai nostri compagni più vecchi, ci siamo informati. Siamo dei militanti, organizziamo eventi, raccolte di firme, cerchiamo di allargare i nostri contatti nell'associazionismo. Abbiamo le nostre idee, cerchiamo di applicarle e di farci conoscere. Nonostante questo però, la presenza di Berlusconi nel panorama politico italiano è sempre stata ingombrante, non ci lasciava esprimere pienamente la nostra idea di sinistra, era necessario filtrare tutto anche attraverso le sue gaffe, gli editti bulgari, le scelte sbagliate e le pagliacciate. Siamo cresciuti militando ma allo stesso tempo trovando nel personaggio Berlusconi il capro espiatorio di tutto, un po' perché lo era davvero, e un po' perché forse, faceva comodo averlo.
Il Partito Democratico di Bersani ha ripetuto per mesi la litania della necessità delle dimissioni di Berlusconi, forse non riuscendo a proporre altro, lasciando sospeso il resto, abbozzando un'alleanza con SeL e IDV, ma forse anche con Casini, il Terzo Polo, non si sa. Era importante avere le dimissioni, perché cosi ancora una volta tutte le colpe sarebbero state sue, di Silvio. Non sarebbero state le colpe di un'opposizione praticamente inesistente, che ad oggi deve ancora capire il da farsi.
Il 12 novembre 2011 verso le 10, Berlusconi se ne è andato, rassegnando le dimissioni al Quirinale. La sua figura pare improvvisamente essersi dissolta, svanita con lui, le sue cene, le gaffe, i processi, sembra che adesso il paese si sia epurato dalla sua presenza, che ci stava portando alla deriva, in piena crisi e perdita di credibilità . Ma adesso nessuno potrà più appellarsi a Berlusconi.
Sto riflettendo molto in questi giorni. E ora che si fa? Ora che non c'è più nessuno da incolpare, ora che bisogna tirarsi su le maniche e lavorare, ora che bisogna tornare a essere seri, abbassare lo spread, riottenere la fiducia dei mercati, che sembra essere l'unico modo per sopravvivere a questo sistema economico sbagliato. Che si fa adesso? Lo chiedo sinceramente, perché noi giovani non abbiamo visto l'Italia senza Berlusconi. Possiamo sperare di vedere finalmente un futuro migliore, in cui la politica torni a parlare di politica, di lavoro, di giovani? Noi possiamo e dobbiamo iniziare a costruire la sinistra, perché ora tocca a noi.
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