Si spegne un'altra operaia della Marlane Marzotto
Mercoledi 16 Maggio 2012 alle 22:50 | 0 commenti
Si era costituita parte civile nel processo contro gli amministratori dello stabilimento, ma alle udienze e ai sit-in non ha mai partecipato. La malattia le aveva tolto le forze. Lei, però, non ha mai smesso di lottare. Giancarla è andata via così, ennesima vita spezzata risucchiata nella voragine della fabbrica dei veleni. 24 anni di lavoro in fabbrica, tra le mura della Marlane di Praia a Mare. Poi, nove anni passati a combattere il cancro. 66 anni, due figli, Giancarla D'Agostino è l'ultima vittima della fabbrica dei veleni di Praia a Mare, lo stabilimento calabrese Marlane/Marzotto (nella foto I fantasmi della Marlane a Praia a mare).
Aveva cominciato a lavorare al Lanificio R1 del conte Rivetti, nella sua Maratea. La città del Cristo che sovrasta maestoso il golfo di Policastro. Quel Cristo, voluto dal conte Rivetti a sua immagine. Le piaceva sedersi davanti alla porta di casa, nel tempo libero. Quella casa arroccata all'ingresso del paese, che da qualche giorno è piombata nel silenzio. Riservata. Seria. Una donna bruna, considerata da chi la conosceva "grande lavoratrice". Nel 1969 Giancarla è stata trasferita a Praia a Mare. Quel trasferimento segnerà la sua condanna a morte. Ma, allora, lei non poteva saperlo. Luigi Pacchiano, ex operaio Marlane sopravvissuto al cancro, fa un salto nel passato. "Giancarla era una persona straordinaria. Ci si incontrava alle 5 del mattino in piazza, a Maratea. Poi si partiva per Praia a Mare. Siamo cresciuti insieme. Abbiamo condiviso il duro lavoro e la bellezza della gioventù. Eravamo una famiglia". Pacchiano ha il dolore scolpito sul volto. Lo stesso che hanno i reduci di guerra, quando parlano dei loro compagni caduti sul campo di battaglia. Quella smorfia appena accennata. Quello sguardo che si accende. Rabbia. Dolore. Disorientamento. Perché in guerra la morte te l'aspetti. In fabbrica, no.
Quell'espressione che ti trafigge è la stessa che accenna Carlo Marrapodi, attore, ex operaio della Thyssen Krupp di Torino, ogni volta che pronuncia i nomi degli operai che in quello stabilimento torinese hanno perso la vita. Carlo ha raccontato all'Unical di Cosenza la sua esperienza in quella fabbrica, confrontandosi con Luigi Pacchiano. Marlane-Thyssen Krupp. Praia a Mare-Torino. Un filo rosso che lega la malagestione delle fabbriche, da nord e sud Italia. Il quadro che ne emerge è agghiacciante.
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