Serenissima copertura, Rizzotto si rivolge a magistratura per affaire Infracom?
Domenica 24 Luglio 2011 alle 05:29 | 2 commenti
Da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 218 in distribuzione (qui la locandina).
Gli strani silenzi sul buco Infracom: la e-company ha rischiato di dissanguare il bilancio di Brescia-Padova ma la politica è rimasta à fona rispetto ad una operazione sulla quale si staglia l'ombra della Popolare di Vicenza
La stampa berica ha dato molta enfasi alla chiusura del bilancio in territorio positivo da parte della società autostradale Serenissima. Il presidente Titti Schneck, che è pure il presidente della provincia di Vicenza, ha puntato spesso l'indice sulla questione del rinnovo della concessione per la gestione della tratta autostradale a patto di una intesa sul futuro percorso della Valdastico Nord, ovvero la Piovene Rocchette-Trento.
Molto si è detto sulla contrarietà della politica trentina, ma assai poco è stato scritto sulla controllata Infracom, le cui finanze ballerine hanno rischiato di azzoppare anche il bilancio della casa madre.
«Autostrada Brescia-Padova disinnesca la mina Infracom ma l'operazione non è indolore. Per chiudere i conti, almeno secondo le aspettative, con un passato che lascia più di un punto interrogativo su crescita e gestione di Infracom, Brescia-Padova ha dovuto intervenire con svalutazioni sul conto economico 2010 per quasi 76 milioni. Il pesante colpo di spugna, nonostante il business autostradale abbia evidenziato risultati in crescita, zavorra il bilancio di Serenissima che chiude con una perdita di 25 milioni. Questo nonostante le plusvalenze legate al riallineamento a valori di mercato di partecipazioni quali Autobrennero e Venezia-Padova». Così scriveva il 12 giugno Il Mattino di Padova con raggelante lucidità , ma la patata bollente non è stata raccolta dall'agone politico vicentino. Solitaria c'è la voce dell'ex coordinatore vicentino dell'IdV Carlo Rizzotto che rinvigorisce i fasti di un suo vecchio cavallo di battaglia: «Quando in una azienda, specie pubblica, si crea una voragine del genere, buon senso vorrebbe che si accertino con feroce precisione responsabilità , politiche, civili e penali e che si faccia pagare il conto a chi ha fatto la frittata e non a chi deve ingurgitarla sporca di melma assieme ai cocci dopo che il piatto s'è rotto in terra. Come al solito a masticare amaro saranno gli utenti».
Quello di Rizzotto potrebbe sembrare uno sfogo cucinato a base di antipolitica, ma i dati gli danno ragione. Dati che sempre il Mattino mette in fila in questa maniera: «Il domino che ha portato Serenissima a chiudere il 2010 in rosso parte da Infracom: per archiviare un passato fatto di stime sul valore del gruppo quanto meno ottimistiche e di acquisizioni forse non proprio a buon prezzo, la società delle tlc (controllata al 67% da Serenissima tramite Infragruppo) ha dovuto svalutare lo svalutabile arrivando a registrare una perdita di 68 milioni. Un'enormità . La valutazione di Infracom, negli ultimi anni, è precipitata da 270 milioni (ultimo piano della gestione Reboni) ai 140 milioni di Bain & Company fino ai circa 70 milioni di oggi dopo la mega svalutazione... Buona parte della perdita di Infracom deriva, di fatto, dalla svalutazione operata sul ramo d'azienda».
Le cifre fanno spavento sia agli azionisti privati della A4 (tra i quali Banca Intesa si avvia a divenire azionista di maggioranza) sia presso gli enti pubblici che al momento la maggioranza la detengono pur tra mille incognite. Per di più c'è una nota stridente che riguarda la politica vicentina. L'anno scorso provincia e comune, che sono azionisti di Brescia-Padova, facevano un gran parlare di cessione di quote. Oggi sostengono invece la necessità di aumenti di capitale, ma sulle magagne che hanno portato ad un bilancio 2010 così malmesso nessuno ha attaccato l'attuale o la precedente gestione. Perché? A chi hanno fatto comodo le consistenti svalutazioni della galassia Infracom? C'è qualcuno che come dice Rizzotto «ci ha mangiato»?
Ed è in questa chiave che vanno visti i numeri del consuntivo 2010 della Serenissima che il quotidiano patavino specie per l'affaire Infracom interpreta con una lettura che mette a nudo strani movimenti societari: «L'asset, di fatto, è stato già venduto a un gruppo di manager interni alla stessa Infracom: si tratta di Antonio Santocono ed Enrico Del Sole che, insieme alla Nordest Merchant del gruppo Banca Popolare di Vicenza, si sono assicurati il ramo d'azienda per circa 24 milioni. Il fatto è che, prima della vendita, l'asset era valutato circa 54 milioni. Il taglio sul valore è netto. Santocono, già direttore di Infracom It, diventa, quindi, nuovamente imprenditore. Nuovamente perché la sua Tsa Consulting (dove c'era anche Del Sole) è stata oggetto della crescita di Infracom: è col conferimento della loro Tsa a Infracom, che Santocono e Del Sole sono diventati manager Infracom. Investendo 24 milioni, grazie a Nordest Merchant, oggi si sono assicurati un asset che fino all'anno scorso era valutato circa 54 milioni». In questo contesto quale è il ruolo della Popolare di Vicenza? Perché in questi anni i sindacati non hanno sferrato duri attacchi al management aziendale per isolare e punire i responsabili del buco? E perché la Cisl a metà giugno ha espresso coi vertici veneti del sindacato gradimento per il passaggio di Infracom alla trimurti Santocono, Del Sole, BpVi? «Il silenzio è d'oro» commenta Rizzotto, il quale fa sapere che sull'affaire Infracom potrebbe chiedere «l'intervento della magistratura».
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