Sentenza iniqua di Genova sul G8, Fulvio Rebesani: io c'ero
Domenica 15 Luglio 2012 alle 15:30 | 1 commenti
Allego un mio commento alla sentenza di Genova sul G8 anche se non tratta di questione locale, ma solo apparentemente perchè molti vicentini furono a Geneva me compreso.
Fulvio Rebesani
La recente sentenza della Cassazione avverso alcuni partecipanti alla manifestazione del luglio 2011 a Genova contro la politica dei G8 (gli otto Paesi più forti economicamente) ci trova contrari e sorpresi. E' evidente, lo nota anche Repubblica, la iniquità rispetto alla decisione sui poliziotti che, in divisa e nell'esercizio di funzioni pubbliche, massacrarono, costruirono prove fasulle, violarono il luogo dove stavano sostando molte persone.
I giovani condannati andranno in carcere, i poliziotti condannati no. Oltre alla grave disparità di pena è questo il secondo aspetto di ingiustizia: dal latino in ius, contro il diritto.
Sia ben chiaro che sono contro le rotture e le devastazioni, quando ci sono veramente: a Genova io c'ero ed ho qualche dubbio, sotto il profilo quantitativo, sull'uso di questo termine.
Solo gli ingenui però pensano che in situazioni di tensioni sociali, come oggi, la Cassazione si sia pronunciata sui fatti di Genova con soli criteri giuridici, per di più opinabili. Anzi, è mia convinzione che questi siano solo l'involucro ma che la sostanza sia altra. Con espressione diretta si potrebbe dire che la Suprema Corte, condannando alcuni attori degli scontri di piazza, abbia voluto giudicare anche i gravi conflitti e dissensi sociali che ebbero come protagonisti centinaia di migliaia di persone, non tutte confluite a Genova, con un occhio di speciale riguardo alle tensioni e contestazioni sociali che oggi percorrono l'Italia: non c'è giorno senza proteste e manifestazioni.
Cioè la Cassazione ha voluto dire a disoccupati e precari: attenti ad esprimere la Vostra domanda di giustizia e le vostre proteste perchè sullo sfondo c'è una interpretazione della legge penale la più dura possibile.
Certo! La Costituzione garantisce la libertà di manifestare il proprio pensiero, anche in piazza: e che diamine!
Però guai se esce fuori la rabbia (quella che Paolo VI chiamava, in parte giustificandola, la "collera dei poveri") che avete dentro per le ingiustizie patite, per essere stati sloggiati di casa in quanto morosi e morosi perchè disoccupati, perchè vedete i vostri figli crescere come ragazzi di serie B a motivo delle carenze economiche familiari, perchè non potete curarvi dato che la sanità pubblica vi rinvia a semestri e per quella privata non ci sono i soldi, perchè dopo una laurea ed uno o più master dovete elemosinare un posto a termine in un call-center, perchè siete costretti alla disoccupazione o cassa integrazione anche se la Costituzione proclama il dritto al lavoro.
Se la rabbia per tutto ciò esplode la Cassazione, con la sentenza su Genova, dice a tutti che é pronta la galera.
Questi milioni di italiani non sono poveri ma impoveriti dalle speculazioni di banche e finanziarie che hanno operato in modo immorale (titoli spazzatura) mettendo in ginocchio le economie di mezza Europa e con esse centinaia di migliaia di aziende piccole e grandi anche in Italia.
Ma qui c'è qualcosa che non funziona.
Banche e finanziarie possono mettere in ginocchio l'economia di interi Paesi, Italia compresa, senza subire alcuna conseguenza e, con il loro agire, causare la perdita di milioni di posti di lavoro restando immuni da interventi governativi od europei ma anzi potendo continuare a seminare povertà .
Invece se gli impoveriti da questo sistema reagiscono e protestano possono farlo solo educatamente, nel rispetto delle regole (i disoccupati, non le finanziarie-banche). Altrimenti, dice la Cassazione con la sentenza sui fatti di Genova, c'è la galera.
Ma allora, se la Magistratura - ma non tutta - ha il compito di smorzare le pressioni di disoccupati e precari, allora essa è parte a pieno titolo del complesso finanza-banche-governo: la terza gamba che fa stare in piedi il tavolino del sistema.
Due domande finali.
E' questo il disegno costituzionale sullo stato democratico italiano?
Sono ancora tenuto a sentirmi parte dello stato italiano dal momento che esso tende a coincidere con questo sistema?
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