"Sanità Veneta d’eccellenza? No sanità Kafkiana"
Lunedi 16 Gennaio 2017 alle 17:13 | 0 commenti
Riceviamo da Claudio Fiori, presidente del Comitato Veneto Sensibilità Chimica Multipla, e pubblichiamo
E' indubbio che moltissimi medici e personale infermieristico svolgono il loro compito con le migliori intenzioni, ma lo scontrarsi con molte ottusità , mette a dura prova i buoni propositi, a rimetterci sono sempre le persone bisognose di cure. Il 5-3-2013 il Consiglio Regionale del Veneto, approvava all'unanimità l'articolo 12 della Deliberazione Legislativa n° 2. La Regione riconosceva la Sensibilità Chimica Multipla come patologia rara, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge, doveva definire: la sede del centro di riferimento, gli ulteriori presidi destinati a diagnosi e cura, la dotazione organica, le risorse finanziarie e i criteri per l'esenzione dal ticket per diagnosi e le terapie.
Da parte della Regione non è stato fatto assolutamente nulla fino alla presentazione della D.G.R. 1535 del 10-10-2016, (dopo 1300 giorni non i 60 previsti) dove s'individua come centro di riferimento regionale, l'Azienda Ospedaliera di Padova, affidandone la responsabilità alla dr.ssa Maria Antonella Muraro.
Si può ritenere che seppur con grave ritardo, la Regione ha adempiuto gli obblighi della legge votata all'unanimità . Così non è, perché nella D.G.R. è chiaro che; prima dovrà essere varato il nuovo PSSR, prima si dovrà procedere alla ridefinizione delle schede di dotazione ospedaliera e territoriale, prima dovrà essere concluso l'iter per la governance della sanità regionale denominata "Azienda Zero, e solamente dopo, si attuerà la legge in oggetto. La Regione ripresenta meglio il concetto con la lettera protoc. n° 451074 del 18-11-2016 inviata ai D.G e ai Commissari delle Ulss, dove aggiunge che il centro di Padova possa esprimere il parere per le cure all'estero. Ignorando che le cure all'estero per questa patologia, per una serie di problemi non solo normativi, sono molto difficili da ottenere. L'unica cosa certa è che il centro di riferimento, la responsabile e le cure all'estero ad oggi e chissà per quanto tempo ancora, sono solo sulla carta. La Regione è assente ma da parte mia l'informazione continua. A oggi sono 50 i Consigli Comunali del Veneto, da me interessati al problema della sensibilità chimica nel territorio hanno discusso e approvato una mozione mirante a far conoscere il problema di questa patologia. 50 Sindaci hanno inviato in regione lettere ufficiali, evidenziando il grave ritardo nell'attuazione della legge. La risposta, a quelli che sono i primi responsabili della salute dei loro concittadini, è stata che: manca l'opportuna copertura finanziaria. Questa della copertura finanziaria mancante non regge, poiché come affermato pubblicamente dall'Assessore Coletto, già nel 2013, il bilancio delle Ulss era di segno positivo per milioni di €. Questa positività si è registrata già dal 2010 e anche negli anni successivi. La questione è stata portata dai Senatori Girotto e Cappelletti all'attenzione dei loro colleghi del Parlamento. In Regione sono stati chiesti, dalla Consigliera Bartelle, mesi addietro 35.000€ da destinare ad una Ulss per avere una stanza bonificata dedicata alle persone ammalate, questa cifra è stata rifiutata, ma nella stessa seduta sono stati stanziati 500.000€ per il comparto caccia e affini, quindi i soldi non mancano, si destinano ad altre cose. Anche i Medici di Ulss con i quali avevo inziato una costruttiva intesa per attuare assieme, un protocollo già in uso all'A.O.U. di Ferrara, alla notizia che a Padova c'è il centro di riferimento Regionale, (solo sulla carta) si sono stoppati, in quanto dovrebbe essere il centro regionale ad impartir loro le direttive. Li capisco, perché legalmente, forse non possono fare diversamente, ma umanamente quest'atteggiamento è davvero incomprensibile, poiché la cura delle persone ammalate dovrebbe superare la burocrazia, chi sta male non può aspettare un documento, chi vuole aiutare le ammalate deve essere messo nelle condizioni di operare al meglio con scienza e coscienza. Queste vicende dimostrano invece quale sia il rispetto che il Consiglio Regionale del Veneto nutre verso le persone ammalate di sensibilità chimica multipla, la cui larga percentuale è composta da donne.
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