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Saluto del sindaco Achille Variati al presidente Giorgio Napolitano in sala degli Stucchi

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 11 Novembre 2010 alle 21:01 | 0 commenti

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Signor presidente, il mio grazie per aver accolto il nostro invito, a nome dei colleghi sindaci e della Amministrazioni qui presenti, delle categorie economiche, dei sindacati, dei cittadini, è il grazie di una terra ferita. Ferita ma orgogliosa. Ferita ma dignitosa. Ferita ma solidale.

La Sua presenza, così alta, rincuora, consola, dà speranza a chi in questa tragica alluvione ha perso tanto, e a volte tutto.

È la presenza dello Stato e, da Lei rappresentato, di un intero popolo che non ha dimenticato i vicentini e i veneti, e non li ha lasciati soli nel momento del bisogno.

Ed è davvero, questo, il momento del bisogno per una terra che tanto ha dato all'Italia, al suo sviluppo, alla sua ricchezza. E che oggi rivolge alla Nazione un grido d'aiuto. È il grido dei cittadini che hanno perso la casa, le cose, i ricordi di una vita. È il grido degli imprenditori che hanno le fabbriche chiuse, e dei loro operai rimasti senza un posto di lavoro. È il grido del negoziante e dell'artigiano, quell'esercito silenzioso e laborioso per il quale la casa e la bottega sono quasi lo stesso, e che nei decenni ha fatto grande il Veneto. È il grido dei familiari di chi in questa tragedia ha perso l'unica cosa che non si può ricostruire, la vita.

Circa 300 milioni di danni stimabili al momento nella provincia di Vicenza, di cui 160 nella sola città di Vicenza, e 80 nel più piccolo comune di Caldogno, i due luoghi più colpiti. Sono le cifre nude di un disastro che ha colpito case, negozi, imprese, infrastrutture, edifici pubblici.

Al Governo, che due giorni fa era qui al suo massimo livello, abbiamo rappresentato i dati di una catastrofe, e le necessità di una società che ha bisogno di risposte, e di risposte immediate: perché centinaia di imprese, e con loro migliaia di famiglie, non possono attendere a lungo la certezza di risposte adeguate. E dal Governo abbiamo avuto promesse e impegni, e già ieri i primi importanti stanziamenti.

Ma il grido di questa terra, signor Presidente, è il grido composto, il grido silenzioso, di un popolo che non è abituato a lamentarsi e a chiedere. I Vicentini, i Veneti, sono abituati a rimboccarsi le maniche, lavorare, rimettersi in piedi ogni volta. Non a caso Lei trova, oggi come già a pochi giorni dalla tragedia, città ordinate e strade pulite dove solo dieci giorni fa correvano fiumi di fango e di acqua. Migliaia di uomini e donne, appartenenti ai corpi organizzati dello Stato, al mondo dell'associazionismo, alle pubbliche amministrazioni e alle loro aziende, e semplici cittadini, tutti assieme hanno lavorato senza sosta per estrarre dal fango strade e case, cantine, garage, attività commerciali.

Questa stessa efficienza è quello che oggi i Vicentini chiedono allo Stato.

E per noi amministratori, che nei giorni del disastro siamo stati tra i cittadini, è stato facile cogliere la loro frustrazione, percepirne l'impotenza, leggere i segni di una crescente rabbia. Questa rabbia, signor Presidente, è la rabbia di una terra che si è sentita inizialmente dimenticata, isolata, distante dal potere centrale. Era, ed è, un sentimento pericoloso, capace di accendere dinamiche incontrollabili. La Sua presenza, oggi, tra la gente e poi con noi amministratori riduce e colma quella pericolosa distanza. Lei, signor Presidente, è il garante e il custode di un'Italia unita, di un popolo legato da sentimenti di fraternità e di una comune appartenenza. Porti con sé le immagini di questa nostra terra, del disastro che l'ha colpita e della voglia di rinascita che non deve restare senza aiuto e senza risposta. E aiuti, nella Sua alta funzione di indirizzo e di educazione della nazione, la politica a non dimenticare, e a lavorare attivamente perché tragedie come questa trovino nella prevenzione, nella cura del territorio, nel rispetto da coniugare allo sviluppo, le migliori difese contro il rischio di un loro ripetersi.

Achille Variati


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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