Rui a Franco: cosa significa integrazione per i Rom? E "norme civili" in questa società?
Domenica 13 Febbraio 2011 alle 11:35 | 0 commenti
Riceviamo da Irene Rui (FdS) e pubblichiamo (scrivete a [email protected]: lo spazio è vostro)
Caro direttore, Utilizzo il vostro quotidiano on-line per raggiungere l'On. Sen. Paolo Franco, poiché è nullo o pubblicato a distanza di mesi qualsiasi mio scritto inviato al quotidiano vicentino cartaceo più importante di Vicenza, che non può accampare motivi di mancanza di spazio perchè anche lui ha un sito web.
L'On. Sen. Franco scrive in una lettera apparsa oggi nel "Il Giornale di Vicenza" dal titolo: ZINGARI "Nessun denaro pubblico per chi non vuole integrarsi". "...La difficoltà di trovare impiego... non sono indifferenti per un cittadino italiano o rom.
Ma il nocciolo del problema - continua Franco - non sta nella casa, bensì nell'assoluto rifiuto all'integrazione la quale implica... la disponibilità a modificare le proprie abitudini, ed eventualmente ad abbandonare alcuni stili di vita quando queste siano in contraddizione con le norme civili della società di cui si entra a far parte".
Vorrei chiedere all'ON. Sen. Franco: che cosa significa integrazione; se integrazione dovesse dire Omologazione delle persone alla vita quotidiana dei più, si può affermare che neppure i gagi sono integrati.
Cosa significa "Norme civili della società "? A me sembra che questa società non conosca norme civili, quali rispetto per il prossimo, per gli anziani, per le donne e per i più deboli. In questa società pullula l'individualismo sulla vera solidarietà , il conformismo su regole mediatiche spesso, a mio avviso, non così civili. D'altronde le regole civili sono una filosofia e dettate dalla propria soggettività : cioè ciò che è civile per L'On. Franco, non lo è forse per altri.
"Norme civili" che significa? Non imbrattare, non ubriacarsi, non violentare, non chiedere la carità ecc.?
A questo punto è doveroso affermare che anche quelli che l'On. Franco, chiama "italiani", non rispettano queste "norme civili". Anzi, forse, i rom, i kalé, i sinti (che fra l'altro sono italiani) e molti migranti (extracomunitari) sono molto più civili e rispettosi degli italiani.
Con le affermazioni dell'On. Franco e soci, si ha l'impressione di tornare al cupo periodo fascista, come per esempio quello istriano, dove alle popolazioni istriane e dalmate fu chiesto di rinunciare alla loro cultura, alla loro lingua, alle loro abitudini e di "integrarsi" con "la società italiana", pena internamento nei campi di concentramento o le foibe (quelle vere però).
Rammento all'On. Franco che la Costituzione Italiana, quella su cui anche egli ha giurato, all'art. 3 cita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."
Irene Rui, PRC-FdS Vicenza
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