Rubinato a Moretti: popolarità non vuol dire consenso, scelgano i veneti alle primarie
Sabato 1 Novembre 2014 alle 00:31 | 0 commenti
Se sarà probabilmente Alessandra Moretti a sfidare Luca Zaia questo avverrà non principalmente per le sue possibili ma ancora tutte da scoprire capacità amministrative. La bella Ale in questo senso, oltre a fare la vice di Variati a Vicenza e per giunta senza successi che si ricordino, ben poco altro ha, infatti, nel suo curriculum ricco, invece, di comparsate (e gaffes) in tv e radio e di foto da gossip su rotocalchi alla Chi.
Ma la sua designazione passerà grazie alla rinuncia, non certo indolore, del PD a una sua caratteristica distintiva e democratica: le primarie. Se Matteo Renzi punta sull'ex deputatessa e ora europarlamentare, perché così dicono sondaggi e strategie di comunicazione, che poco hanno a che vedere con sostanza e contenuti di una candidatura che nel solco dello stile berlusconiano nasce sul come "si appare" e non su quello che "si è", la Direzione regionale del partito, convocata per domenica sera a Padova alle... cinque della sera, dovrà decidere di impedire agli elettori di scegliere il 14 dicembre prossimo in occasione delle primarie già schedulate il candidato o la candidata in cui meglio si identifichi una linea politica caratterizzante più che una foto ammaliante.
Ma Simonetta Rubinato, deputata trevigiana ed ex sindaco di Roncade, appoggiata da un'altra "tosta" come Puppato, punta proprio sulle primarie e non sembra voler fare un passo indietro senza che sia il suo partito, alla cui decisione comunque si rimetterà , ad azzerare quel sistema di scelta della classe dirigente su cui pure si è basato Renzi per imporsi ai vertici nazionali: un'altra delle contraddizioni del neo leader del PD?
Se giovedì a Roma il segretario regionale Roger de Menech e il vicesegretario nazionale, Lorenzo Guerini, hanno evidenziato a lei e all'altro candidato alle primarie Giorgio Santini, l'esistenza di una sorta di maggioranza di dirigenti, consiglieri regionali ed altri esponenti del partito orientati a candidare Alessandra e a fare a meno delle primarie, Rubinato e i suoi sostenitori non solo hanno rifiutato l'ipotesi di farsi da parte senza colpo ferire ma hanno sottolineato anche l'effetto tipico di spinta elettorale che avrebbero le primarie a favore del candidato vincente, fosse anche la Moretti favorita come sarebbe dal battage che verrà presumibilmente messo in atto a suo favore da struttura e media.
Ma la Rubinato band non si è fermata qui perché, lei lo ha detto chiaramente, «se si dovesse perdere, serve un capogruppo che resti in consiglio regionale, a differenza delle ultime legislature». Cosa improbabile con una Moretti sconfitta che di certo non lascerebbe Bruxelles per la laguna..., lei che anche oggi alla presentazione del portale Expoveneto ha ripetuto il suo mantra: «sulle candidature decide la direzione regionale del partito».
Alessandra Moretti, insomma, continua a dichiarare di essere a disposizione del partito (lo è già stata invero per le due candidature... bloccate precedenti, al parlamento e all'europarlamento), ma non si mette in gioco, a differenza di chi è pronto a farsi pesare dagli elettori, e aspetta, come sempre, l'investitura blindata da parte, la prima volta, di Bersani, che la innalzò al ruolo di suo portavoce, e ora di un Renzi, che, scalzato il promoter "tradito" di Ale, fa il novello Berlusconi e si impone nel PD a forza più di numeri di "delegati" sostenitori del vincente del momento che di confronti politici.
Che Moretti sia più popolare Simonetta Rubinato non se lo nasconde ma lei, da chi non usa ma "fa" politica, sottolinea che «la popolarità non equivale al consenso» e che «il candidato è bene se lo scelgano i veneti».
Sottintendendo che se l'esperto Zaia è forte del consenso radicato nell'area di centro destra non è detto che Moretti sappia conservare i consensi in quella di centro sinistra e di sinistra, già terra corteggiata dai grillini, e allo stesso tempo guadagnare a destra, cosa agevole nel largo collegio nord est delle europee, meno facile in elezioni regionali in cui la "vicinanza" ai veneti è misurata dal contatto con loro e non dai minuti tv e dalle copertine dei rotocalchi.
Domenica sarà un altro giorno? Si vedrà .
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