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"Roi. La Fondazione demolita", Italo Francesco Baldo: Giuseppe Boso Roi, una vita al servizio dell’arte e del valore della propria città

Di Pietro Cotròn Martedi 2 Maggio 2017 alle 10:17 | 0 commenti

Il 26 aprile a Bassano, in occasione della presentazione in anteprima presso la libreria Palazzo Roberti, una delle top 3 per la vendita di "Vicenza. La città sbancata", di "Roi. La Fondazione demolita", il secondo libro/dossier della nostra collana Vicenza Papers, l'autore Giovanni Coviello ha avuto al suo fianco non solo Giorgio Meletti, giornalista economico de Il Fatto Quotidiano, ma anche Italo Francesco Baldo. Il professore e storico nel nuovo testo ha curato una ricca prefazione sul marchese mecenate Giuseppe Roi e ha, quindi, illustrato ai presenti la sua vita e le sue opere a favore della cultura vicentina, prima che si parlasse dello scempio che negli ultimi anni ne è stato fatto nella Fondazione da lui voluta per il Museo Chiericati e i musei civici. Dopo avervi proposto la registrazione della presentazione e quella delle domande del pubblico vi proponiamo ora il video con il doverosno "ricordo" di Giuseppe Roi e di seguito al prima parte della sua ricostruzione della vita del nobile vicentino.

 

Presentazione: la famiglia Roi e Vicenza
di Italo Francesco Baldo

Giuseppe Boso Roi,
una vita al servizio dell'arte e del valore della propria città

La famiglia Roi, originaria del Friuli, si trasferì in Veneto nei primi decenni dell'Ottocento, dapprima a Bassano del Grappa poi a Vicenza.
Nel Vicentino Giuseppe Roi senior (1828-1889) aprì diverse attività industriali, tra cui la più nota è il canapificio di Cavazzale nel Comune di Monticello Conte Otto; un'azienda modello. In essa si svolgeva l'intero ciclo della lavorazione della canapa, fibra resistente che allora aveva diversi impieghi, tra cui ricordiamo filo per le reti da pesca, vele, tendoni per autocarri, tessuti per lenzuola, tovaglie, asciugamani, ecc. La produzione trovava in Italia e all'estero gli acquirenti e si distingueva per la qualità dei prodotti, una qualità che valse numerosi premî all'Esposizione Universale di Saint Louis in Louisiana nel 1904, all'Esposizione Internazionale di Milano nel 1906 e in quella di Torino nel 1911.
La personalità di Giuseppe Roi nell'Ottocento fu quella che portò al grande sviluppo le sue aziende e non solo per la capacità industriale e commerciale, ma anche per l'impegno sul fronte sociale a favore delle maestranze del canapificio. A Cavazzale promosse la costruzione di un villaggio per gli operai dell'azienda, in questo affiancandosi a quanto andavano facendo i Rossi a Schio e i Marzotto a Valdagno, sempre nell'ottica che l'industria non è mai avulsa dal territorio e che fornire "servizi" era un dovere degli imprenditori. Istituì anche una "Cassa maternità" e un asilo infantile, gestito dalle suore della Sacra Famiglia. Mostrò interesse anche per la formazione professionale, creando nel 1910 una scuola di lavoro per le figlie delle operaie, dove si insegnava cucito, ricamo e la cucitura a macchina della canapa.
Di rilievo l'istituzione della mensa per gli operai e di un negozio a prezzi calmierati per i dipendenti. Favorì la solidarietà sociale anche attraverso l'istituzione di soggiorni marittimi e montani per i figli dei dipendenti, che raggiunsero la bella cifra di circa 1200 nei momenti di maggiore attività. In ciò Giuseppe Roi fu antesignano di quella visione che con realismo cercava di integrare luogo di lavoro e vita familiare e sociale, il cui emblema è ancor oggi il Dopolavoro: un luogo per varie attività ricreative, sportive e anche culturali. Per questo, sempre per sua volontà, fu progettato un teatro, di cui primo maestro fu il nipote Pietro Roi, che ebbe come attori anche Primo Piovesan, l'autore della commedia I magnagati. Il teatro fu dismesso e divenne proprietà della parrocchia che oggi ne cura il restauro.
Giuseppe Roi morì nel 1929 a Roma, ma la sua salma fu traslata a Vicenza e molti lo piansero, proprio per l'opera meritoria che aveva compiuto nella sua veste di imprenditore attento non solo alla produzione, ma anche alla vita e particolarmente a quella culturale di cui fu benefattore attento... Segue in "Roi. La Fondazione demolita".

 

N.B. I due libri, oltre ad altri volumi e dvd a tema sulla vicentinità, sono disponibili su shop.vicenzapiu.com e Amazon mentre i libri potete anche trovarli nelle migliori librerie ed edicole e presso la nostra redazione di Viale Milano 31, ndr)


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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